La notizia è certa, dopo giorni di apprensione e dopo molte ore di convulsa informazione, spesso contraddittoria: nel testo ufficiale pubblicato oggi del Disegno di Legge di Stabilità – che dovrà ora passare all’esame del Parlamento – il Governo non ha inserito alcuno dei provvedimenti chiaramente iniqui e impopolari che aveva ufficialmente annunciato qualche giorno fa, in sede di comunicato stampa.
Il Parlamento non dovrà dunque combattere per modificare una norma che inizialmente prevedeva la tassazione della pensione di invalidità e dell’indennità di accompagnamento, e una penalizzazione dei dipendenti pubblici che chiedono i permessi per assistere i genitori gravemente disabili.
Giustizia è fatta, dunque. Vittoria? Più che di vittoria, crediamo si possa parlare di “non sconfitta”. Ancora una volta, infatti, è stata una marcia indietro in extremis, come spesso è accaduto in passato, di fronte all’indignazione popolare.
Le prime dichiarazioni delle forze politiche di maggioranza e di opposizione, le interviste nei programmi radiotelevisivi, l’attenzione dei social network, con il tam tam di Facebook e di Twitter, il ruolo attivo anche se silenzioso delle più grandi associazioni, la testimonianza forte e sofferta di genitori e di persone con grave disabilità arrivati sino allo sciopero della fame: tutto in un giorno, un’ondata popolare forte e compatta, contraddetta solo da qualche immancabile “bastian contrario”, convinto che il mondo delle persone con disabilità sia occupato stabilmente da “parassiti” e dalle “peggiori persone di ogni risma”.
Non è così. Lo sappiamo bene e lo testimoniano i messaggi da noi ricevuti, da parte di persone con disabilità, di genitori, di amici, di singoli cittadini, che hanno raccontato con dignità le proprie esistenze, le storie vere di fatica e di sacrificio per garantire una vita non miserevole, ma ricca di affetto, di solidarietà, di opportunità, di potenzialità.
Le proposte iniziali del Governo – a quel che risulta non condivise nemmeno dal ministro del Welfare Fornero – affondano le radici, a parere di chi scrive, nelle premesse di politica economica lanciate due anni fa dall’allora ministro Tremonti. E non a caso torna alla mente la grande mobilitazione di Roma, del 7 luglio 2010, quando qualche migliaio di persone con disabilità si radunò davanti alla Camera, per chiedere (e ottenere) lo stralcio di un gravissimo emendamento alla Finanziaria di allora, che avrebbe di fatto tolto dalle garanzie di tutela previste dalle leggi quasi tutte le persone con disabilità intellettiva. Anche allora la mobilitazione risultò imponente e vincente.
Ecco perché adesso le associazioni annunciano che rimane confermata la manifestazione indetta a Roma per il 31 ottobre prossimo, assieme all’intero mondo del Welfare e del Terzo Settore. L’obiettivo a questo punto è quello di “uscire dalla trincea”, dopo il bombardamento, e passare al contrattacco, tornando a chiedere con forza un ripensamento attivo delle politiche sociali. Non solo tagli, ma equità.
Manca, continua a mancare, il Fondo per la Non Autosufficienza. È fermo da tempo immemorabile il Nomenclatore degli Ausili. Non c’è traccia di un posto di lavoro in più. La scuola sta riducendo drasticamente le condizioni per l’inclusione degli alunni con disabilità. I Comuni, le Province, le Regioni sono ormai in riserva di denaro per finanziare i servizi essenziali sociosanitari. Questi sono i punti veri. Ed è grave, e forse un po’ triste, dover festeggiare oggi un semplice e doveroso atto di buon senso e di saggezza.
Suggeriamo caldamente anche la lettura dell’ampio approfondimento riguardante il Disegno di Legge di Stabilità (aggiornato alle ultime novità), proposto dal Servizio HandyLex.org.