Molte delle attuali malattie cronico-degenerative dell’essere umano sono legate alla scarsezza di movimento fisico: è questa la tesi principale del medico specialista in Geriatria e Gerontologia Maurizio Gallucci, direttore dell’Unità Operativa di Disturbi Cognitivi e della Memoria dell’Ospedale di Treviso. «L’uomo – spiega lo stesso Gallucci – è fondamentalmente una “scimmia evoluta” e come la scimmia ha bisogno vitale di muoversi. Oggi invece siamo spesso sedentari, e ritengo, in linea con dati scientifici internazionali, che sia proprio questa la causa di diverse patologie. Oggi che le grandi malattie epidemiche sono state sconfitte e che sono migliorate le condizioni nutrizionali ed igieniche, la partita si gioca sugli stili di vita».
Il dato importante che sottolinea Gallucci è che il movimento non fa solo, genericamente, “bene”, ma è una vera e propria “medicina” in grado di apportare benefici psicofisici rilevanti nella popolazione in salute ma anche nei casi di malattia cronico-degenerativa. Il dato è confermato da numerosi studi scientifici a livello internazionale. Parliamo di 7.609 lavori pubblicati sulla relazione tra attività fisica e memoria, e di 6.932 sul rapporto tra attività fisica e funzioni cognitive (dati Pubmed aggiornati al mese di settembre del 2012). Per questo Gallucci ha collaborato con il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda ULSS 9 di Treviso, per la realizzazione di un “gruppo di cammino” dedicato ai problemi di memoria, che da un anno e mezzo si incontra con frequenza bisettimanale sotto la guida di un istruttore ISEF.
Le persone anziane che hanno aderito alla proposta denominata Camminando… ricordo seguono un programma che comprende una serie di esercizi soprattutto per il potenziamento dell’equilibrio e una camminata veloce all’aperto. «La marcia veloce – spiega il geriatra – risulta essere l’attività fisica con più alto potenziale di efficacia nell’eliminare i grassi in eccesso e nell’attuare la prevenzione del decadimento cognitivo anche nell’anziano. È un’attività aerobica, richiede uno sforzo che sì fa sudare, ma che al contempo non è troppo intenso e nemmeno pericoloso».
A Treviso il gruppo ha la fortuna di seguire un percorso in natura lungo il fiume Sile, beneficiando contemporaneamente anche della bellezza del paesaggio. «Per avere dei risultati occorrerebbe svolgere almeno 150 minuti di attività aerobica alla settimana. Deve trattarsi di un’attività fisica moderata ma continuativa – continua Gallucci – e l’iniziativa Camminando… ricordo va intesa anche come stimolo educazionale per promuovere un’abitudine al movimento».
Ma di che tipo di patologie stiamo parlando?
«Il gruppo che abbiamo costituito coinvolge persone cui ho diagnosticato un decadimento cognitivo lieve (MCI). Non è una vera patologia e la causa a oggi è sconosciuta. Le persone si trovano in uno stato di equilibrio tra l’assoluta normalità e la malattia dementigena. Sono ancora completamente autonome, ma iniziano ad avvertire problemi di memoria. Lo stato del 10-12% di costoro in un anno evolve in demenza, e da lì non si torna indietro. È invece possibile regredire da uno stato di MCI alla normalità, e la via principale è il movimento fisico».
Quali altri benefìci ha l’iniziativa Camminando… ricordo?
«Un altro beneficio non trascurabile è la socializzazione. All’inizio i nuovi arrivati sono spesso timidi e non hanno voglia di confrontarsi, ma dopo aver “rotto il ghiaccio”, la maggior parte di loro è contenta e nascono talvolta dei momenti di incontro anche al di fuori dell’appuntamento sportivo.
Certo, creare tutto questo non è stato facile, innanzitutto da un punto di vista pratico, perché gli anziani spesso hanno difficoltà negli spostamenti, specie se non guidano l’automobile, e poi perché frequentemente sono demotivati e preferiscono rimanere in casa. Eppure ci siamo riusciti e un riscontro del successo avuto è che stiamo pensando di sdoppiare il gruppo in due corsi separati, dato che l’alta adesione comincia a dare problemi di spazio in palestra. Inoltre, più di recente, abbiamo anche introdotto un gruppo di lettura».
“Ginnastica per il cervello”?
«Esatto. Una volta al mese, dall’inizio del 2012, viene condotta una lettura animata di alcune pagine di un libro che poi viene proposto a tutti di leggere e commentare entro il mese successivo. Non ci interessa creare una comunità intellettuale, ma piuttosto tenere vivo l’interesse anche a livello mentale di queste persone. Alcune hanno aderito con entusiasmo, abbiamo anche una signora che scrive poesie e che ce ne regala una ad ogni incontro. I libri vengono reperiti nelle biblioteche o tramite il Book Crossing (Bookcrossing-Italy.com), un sistema gratuito di scambio di libri usati attivato nell’Azienda ULSS 9 in diverse “edicole”, punti di raccolta, ma anche e soprattutto di libera fruizione del libro; una delle edicole è collocata presso il Dipartimento di Riabilitazione dove ha sede l’Unità Operativa di Disturbi Cognitivi e della Memoria».
Anche questa iniziativa è stata ben accolta?
«Far decollare Leggendo … ricordo non è stato facile. Questo progetto è rivolto a persone anziane, le quali spesso hanno letto poco sin dalla gioventù. Far nascere in loro l’interesse per leggere i libri è stata una sfida. Gli anziani a cui ci siamo rivolti avevano iniziali problemi di memoria, presentavano scarso interesse anche per gli hobby del passato, si lasciavano andare. Siamo riusciti comunque a creare un gruppo motivato di una ventina di persone che frequentano regolarmente. Ci sono poi casi particolarmente positivi, come quello della signora che scrive poesie».
I risultati del gruppo vengono monitorati?
«Abbiamo somministrato ai partecipanti di Camminando e Leggendo…ricordo un questionario di percezione del benessere psicologico validato dalla letteratura scientifica. Si chiama Psychological General Well Being Index e consta di ventidue domande che esplorano varie dimensioni, dall’ansia, alla depressione, alla positività e al benessere, all’autocontrollo, alla salute, alla vitalità, eccetera. Abbiamo visto che, sia pure con il limite del numero ridotto di partecipanti che non rendono scientificamente significativa la statistica, dopo il primo anno di attività il punteggio totale del questionario è risultato superiore rispetto a quello rilevato all’inizio di questa esperienza».
Cosa significa “punteggio totale superiore”?
«Che sono aumentate le risposte positive sull’essere ottimisti, pensare positivo, l’antidepressione. Scientificamente, tutto questo ci porta a dire soltanto che si rileva una conferma della tendenza positiva al benessere psicologico».
Non avete ancora pubblicato alcun dato?
«Sì. Non relativo a questo piccolo gruppo, ma a un campione di settecento anziani del Trevigiano. Nel 2003, con la FORGEI (Fondazione per la Ricerca Geriatrica Interdisciplinare), all’interno del Treviso Longeva (Trelong) Study, abbiamo raccolto molti dati e li abbiamo correlati all’abitudine del praticare o meno attività fisica con regolarità, pubblicando i risultati nel 2009. Poi nel 2010 abbiamo fotografato nuovamente la situazione, realizzando un’analisi che fosse anche longitudinale e non solo trasversale come la prima. Questa comparazione è stata pubblicata nell’ottobre 2012 dal prestigioso “Journal of Nutrition, Health and Aging”. La nostra conclusione è stata che il sovrappeso è un fattore di rischio per il decadimento cognitivo, mentre la lettura e l’attività fisica sono fattori protettivi. Poteva essere un dato intuitivo, ma ora sono confermate scientificamente le relazioni tra questi fattori e le funzioni cognitive».
Quale tipo di risonanza ottengono le vostre ricerche?
«Gli apprezzamenti maggiori vengono da Stati Uniti e Nord Europa. Il Treviso Longeva (Trelong) Study è citato nel sito del Medical College of Wisconsin (USA). Ci vorrebbero più fondi per poter presentare più evidenze scientifiche».
Dice che mancano i fondi per questo tipo di ricerca, eppure si tratterebbe di una risposta molto più economica di una qualsiasi terapia farmacologica…
«Infatti. Se è vero che questa crisi economica non passerà mai e non torneremo mai all’abbondanza di risorse che c’era prima del 2007, allora occorre individuare strategie soprattutto di prevenzione.
Il nostro Sistema Sanitario Nazionale, che grosso modo eroga “tutto a tutti”, non sarà presto più sostenibile e bisogna pensare a come ridurre il numero di malati in futuro attraverso un’efficace prevenzione supportata da evidenze scientifiche. Dalla campagna antifumo per ridurre le bronchiti croniche, alla buona alimentazione per ridurre il numero di diabetici e cardiopatici, eccetera. È che a questa prevenzione occorre crederci, occorre studiarla, non sottovalutarla considerandola una serie di buoni consigli che male non fanno. Si tratta invece di azioni che fanno davvero la differenza».
Le varie realtà medico-scientifiche che stanno percorrendo questa strada sono in contatto tra di loro? Esiste cioè una rete?
«No, non tra le Società Scientifiche, almeno in Italia. La nostra ULSS trevigiana ha introdotto vari “gruppi di cammino” in molti Comuni, creando in questo modo una rete per la promozione della salute».