Questa scuola senza pace

di Simone Fanti*
Da un lato le famiglie degli alunni con disabilità che lamentano sin troppi problemi, specie in riferimento ai tagli sulle ore di sostegno, dall’altro le scuole che devono far quadrare i conti, dopo la “spending review” del 2012. E mentre il Ministero produce i dati sugli alunni con disabilità e sui docenti per il sostegno, i tribunali continuano a dare ragione alle famiglie, sancendo un semplice diritto, quello allo studio

Bimbo alla lavagan con aria corrucciataScuola senza pace: da un lato i genitori degli scolari con disabilità alle prese con i tagli alle ore di sostegno, dall’altro le scuole e i provveditorati che devono far quadrare i conti dopo l’approvazione della cosiddetta “spending review”, nell’estate scorsa, e guarda caso a farne le spese sono proprio le categorie più deboli e problematiche.
In mezzo il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) che dà letteralmente i numeri. Eccoli: «Il numero degli alunni con disabilità per l’anno scolastico (a.s.) 2011/2012, è stato di 215.590. Nell’anno scolastico 2010/2011 erano 208.521. Dall’andamento relativo alle certificazioni di disabilità si rileva che queste sono aumentate, dal 2000 al 2011, del 51%, passando da 126.994 a 208.521». «Gli insegnanti per il sostegno – prosegue la nota – che nell’a.s. 2010/2011 hanno raggiunto le 96.089 unità (nella sola scuola statale), pari al 12,1% del personale docente, nell’anno scolastico 2011/2012, sono oltre 98.000, con una percentuale del 12,8% rispetto all’intero corpo docente» (Fonte MIUR). Che tradotto significa un insegnante di sostegno in media ogni 2,5 studenti con disabilità.

Sembrerebbe dunque una situazione ideale, se non fosse che molti genitori lamentano problemi: le ore che questi docenti di sostegno posso dedicare ai ragazzi con disabilità sono state infatti decurtate o dimezzate. In alcuni casi addirittura ridotte a zero, tanto che alcuni ragazzi sono stati tenuti a casa, come è successo in alcune scuole napoletane all’inizio dell’anno scolastico.
Da Nord a Sud si sono sollevate proteste contro le scuole, finite in tanti casi sui tavoli dei tribunali. Qualche tempo fa, ad esempio, abbiamo raccontato la storia di Francesco Gallone, una tra le tante [nel settembre del 2012, Francesco Gallone, giovane con disabilità, era stato privato, al ritorno a scuola, dell’assistente educativo, N.d.R.]. Una storia in cui conta più il denaro dell’istruzione. Le esigenze economiche su quelle della socialità.
Ora qualche vicenda sta trovando la sua conclusione. I primi giorni dell’anno, infatti, sono arrivate le sentenze, ben nove, del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania, che ha accolto le istanze di alcuni genitori contro i tagli indiscriminati alle ore di sostegno. Risultato: scuole condannate perché hanno «quantificato le ore di sostegno solo sulla base delle risorse disponibili», si legge nella Sentenza, «e non sulla base della gravità della patologia e delle esigenze di educazione e di istruzione» degli scolari.
Quei provvedimenti – firmati dal presidente della Quarta Sezione del TAR Campania, Luigi Domenico Nappi, hanno di fatto chiarito, sempre che ce ne fosse bisogno, e riportato l’attenzione sul «diritto del minore a un insegnante di sostegno per l’intero orario di frequenza per l’anno 2012-2013 perché bisogna consentire all’alunno bisognevole l’integrazione scolastica attraverso il miglioramento delle sue possibilità nell’apprendere, comunicare, socializzare».
Nessun atto pietistico, ma si tratta semplicemente di sancire un diritto, quello allo studio.

Il presente testo, qui riproposto con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, è stato pubblicato da “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “L’insegnante del sostegno è un diritto. Parola del Tar della Campania”. Viene qui ripreso per gentile concessione dell’Autore e del blog.

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