È appena trascorsa il 2 aprile, con grande partecipazione nazionale e internazionale, la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo, un evento che l’ONU ha voluto proclamare nel 2007 [Risoluzione 62/139 del 18 dicembre 2007, N.d.R.], per sensibilizzare gli Stati Membri sulle sfide che l’alta frequenza dei disturbi dello spettro autistico e il loro impatto sulle persone che ne sono affette e le loro famiglie comportano per la società intera.
Ma non basta: il 5 dicembre 2012, sempre l’ONU ha adottato la Risoluzione Affrontare le necessità socioeconomiche delle persone, delle famiglie e delle società affette da Disturbi dello Spettro Autistico (ASD), per ribadire appunto il proprio impegno ad aiutare le persone con disturbi dello spettro autistico e le loro famiglie e raccomandare agli Stati Membri, fra l’altro, di migliorare l’accesso a servizi appropriati di sostegno e pari opportunità di inclusione e partecipazione.
L’autismo, dunque, per l’ONU esiste. Ma non solo, esiste anche per l’Associazione Psichiatrica Americana, che lo inserisce nelle Classificazioni DSM IV e IV-R, e per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che lo descrive nella Rubrica F84 dell’ICD 10 e ne elenca i sintomi di base nell’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Healt). Ma non per l’INPS!
L’INPS, infatti, l’autismo non lo conosce né lo riconosce, poiché toglie l’indennità di accompagnamento a un bambino di 7 anni diagnosticato dalla sua ASL di appartenenza come affetto da disturbo dello spettro autistico (per la precisione da DPS-NAS, disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato, incluso nella Categoria F84, Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, della classificazione ICD 10 dell’OMS) e trattato per tale disturbo.
Ma come può succedere una simile incongruenza ? Accade perché l’INPS, nel suo sistema di certificazione, si attiene a codici derivati non dalle classificazioni internazionali vigenti, ma dalla classificazione ICD 9 del 1992, nella quale l’autismo non esiste come tale. E a questo ingiustificabile ritardo si guarda bene dal porre rimedio, dal momento che ciò consente all’Istituto di perseguire il suo precipuo ruolo, che non è – a quanto pare – di garantire gli effettivi diritti dei Cittadini ai fini del riconoscimento dei benefìci assistenziali, ma di «usare il massimo rigore soprattutto laddove esistono più privilegi che diritti», come affermato da Massimo Piccioni, dirigente della Commissione Medica Superiore, in risposta alle richieste di chiarimento dei genitori di quel bimbo.
«Tenetevi pure quei quattro soldi – ha commentato amareggiato il padre di quest’ultimo -, quei pochi spiccioli che risparmiate considerateli il regalo di un bambino di 7 anni. Non sottoporremo nostro figlio a ulteriori strazi e visite con sconosciuti, se questa è l’unica via per far valere il suo diritto. Faremo in modo di pagare di tasca nostra il sostegno e gli interventi di cui ha bisogno Ma non posso e non voglio tacere questa ingiustizia, in nome di tutte le persone i cui diritti vengono violati dalle Istituzioni che dovrebbero proteggerli».
L’episodio è accaduto nel 2012 e ad esso è seguita una serie di comunicazioni tra la famiglia e l’INPS, che nulla hanno chiarito in merito all’accaduto e agli effettivi diritti del bambino e, in generale, delle persone con disturbo dello spettro autistico. Tuttavia, durante un incontro con il padre del bimbo, il dirigente della Commissione INPS ha evocato un Decreto Ministeriale che entro la fine del 2012 avrebbe dovuto sanare l’incongruenza dei codici, attraverso l’emanazione di nuove tabelle di codifica dell’invalidità.
E in effetti, nell’agosto del 2012, il Ministero della Salute ha definito uno Schema di Decreto (Atto 507 del Governo), recante nuove tabelle indicative delle percentuali di invalidità per le menomazioni e le malattie invalidanti, che dovrebbero sostituire quelle vigenti, contenute nel Decreto Ministeriale del 5 febbraio 1992. Ma incredibilmente, nel nuovo schema proposto, si conferma l’assenza di ogni riferimento all’autismo.
Il 3 settembre 2012, quindi, le associazioni rappresentative delle persone con disturbo dello spettro autistico, riunite nella Federazione Nazionale FANTASIA (Federazione delle Associazioni Nazionali a Tutela delle Persone con Autismo e Sindrome di Asperger), hanno indirizzato al Ministro della Salute e al funzionario preposto una lettera, esprimendo la propria preoccupazione in merito all’omissione nella Nuova Tabella Invalidità Civile (allegato 1 al Decreto), dei disturbi dello spettro autistico, rubricati nelle classificazioni Internazionali dell’OMS con il Codice 299, nel pur anacronistico ICD 9, superato fin dagli Anni Novanta dall’ICD 10, che dedica ai Disturbi dello Spettro Autistico – come detto inizialmente – la Rubrica F84 Disturbi generalizzati dello Sviluppo, e nell’ICF dell’adulto, nella quale la disabilità sociale caratteristica dell’autismo è descritta sia nella Parte B (Body Functions), Capitolo b122 (Global Psychological Functions), sia nella Parte D, Capitolo 7 (Interpersonal Interactions and Relationships), sottolineando come tale omissione rappresenti un atto discriminatorio, ciò che è stato affermato anche dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in un’audizione relativa a quella bozza di Decreto, presso la Commissione Affari Sociali della Camera il 30 ottobre 2012.
Ebbene, nemmeno a quella lettera è mai stata data una risposta coerente, se si escludono alcune elucubrazioni incomprensibili e completamente fuori tema da parte della funzionaria ministeriale.
Da allora, forse anche grazie al parere negativo sullo Schema di Decreto da parte della Conferenza Stato-Regioni, tutto tace. Se il Decreto non serve a tagliare costi – deve aver pensato il Governo – meglio lasciar perdere. Ma intanto le ingiustizie e le discriminazioni nei confronti delle persone con autismo continuano a perpetrarsi, e i loro diritti ad essere impunemente violati.