Nel mio breve intervento in veste di moderatore della sessione plenaria di apertura della quarta Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità di Bologna, mi ero dichiarato “esterrefatto” per avere constatato, ancora una volta, la totale indifferenza dei grandi media, che non hanno neppure annunciato l’evento, che pure riguarda le sorti di quasi 3 milioni di cittadini italiani.
Puntualmente la conferma di una quasi irrimediabile superficialità di troppi miei colleghi è arrivata assieme alla “bufala” di ben cinquanta disabili bloccati per gli ascensori rotti. È bastato un lancio di agenzia che si basava sulla telefonata del presidente dell’Associazione FIABA, alla ricerca di un minuto di gloria, per attivare il meccanismo pavloviano della notizia, l’unica degna di interesse e di essere rilanciata ovviamente senza alcuna verifica, dal momento che al Palazzo dei Congressi di Bologna di inviati non c’era neppure l’ombra.
Partiamo dunque da qui. Io c’ero. Effettivamente al primo piano del palazzo, prima un ascensore, poi, nel pomeriggio, un secondo ascensore, si sono bloccati quasi sicuramente perché sottoposti improvvisamente a un superlavoro (non succede spesso che ci siano contemporaneamente decine di carrozzine elettriche o manuali che vanno su e giù per i piani). Un guasto sgradevole, seccante. Ma niente di più. Per il semplice motivo che sullo stesso piano del palazzo ci sono altri due ascensori di servizio, ai quali siamo stati accompagnati con gentilezza dagli organizzatori e dal personale.
Anch’io ho usato tranquillamente questa uscita secondaria, prendendo per tempo la navetta che mi ha poi portato in stazione, dove, assieme a tanti altri passeggeri “camminanti”, ho invece dovuto attendere mezz’ora per un ritardo nientemeno che di un Frecciarossa di Trenitalia (ma questo non fa assolutamente notizia).
In un primo momento, addirittura, girava voce di persone con disabilità “portate giù a braccia”. Insomma, la classica notizia utile a rinforzare una tesi subliminale: il Paese va a catafascio, e persino “gli handicappati” vengono trattati in questo modo.
Ecco perché sono in imbarazzo nel voler parlare, in sintesi, di due giorni di lavori densi di parole, di documenti, con settecento partecipanti arrivati da tutta Italia: non solo persone con disabilità, ma anche operatori, esperti, amministratori locali e regionali, parlamentari, ministri.
Una Conferenza Nazionale su tematiche complesse come l’inclusione lavorativa, la scuola, la certificazione d’invalidità, la vita indipendente, l’accessibilità, e via elencando, è chiaro che è difficile da raccontare in termini giornalistici. Ma ci si può sforzare, ogni tanto. Per non banalizzare sempre le questioni legate all’handicap, trattandole solo come “emergenza permanente”, “disastro”, “peso”, “sfortuna”, “malattia”.
A Bologna si è respirata invece aria di dignità, di preoccupazione per le sorti generali del Paese, di ricerca di soluzioni concrete e tecnicamente corrette per evitare sprechi, favorire l’inclusione sociale e i diritti di tutti, indipendentemente dalla disabilità o dalla patologia di origine.
Il viceministro al Lavoro e alle Politiche Sociali Maria Cecilia Guerra è uscita tra gli applausi. Non succede spesso di questi tempi. Magari è stato un eccesso di ottimismo da parte di una platea che ha un assoluto bisogno di punti di riferimento politici, per arginare il progressivo impoverimento delle famiglie e la continua messa in discussione di traguardi raggiunti negli anni precedenti. Ma il poderoso Programma d’Azione biennale messo a punto dal Governo, in collaborazione con i coordinamenti nazionali delle associazioni (FAND – Federazione Nazionale tra le Associazioni delle Persone con Disabilità e FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) è un buon punto di partenza per monitorare, spingere, andare avanti. 140 punti da affrontare, una “montagna da scalare”, come l’ha definita il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini. Ottima metafora. Intanto cominciamo a picchettare bene il campo base.
Di questo si dovrebbe parlare. Non solo di ascensori rotti. D’altronde, questa volta, ad essere “invisibili” non erano le persone con disabilità, ma proprio i giornalisti, tranne quelli che da sempre, magari perché di settore, se ne occupano con professionalità. Magari le grandi firme ogni tanto dovrebbero attingere a queste fonti, con un pizzico di curiosità e umiltà, che mi pare siano due dei requisiti fondamentali di questo nostro mestiere.
Direttore responsabile di «Superando.it». Il presente testo, qui riproposto con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, appare anche in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Conferenza nazionale, ascensori rotti e altre storie”.
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