A Roma, in una scuola superiore dell’EUR, un ragazzo con disabilità torna a casa con vistosi e ripetuti segni di bruciature di sigarette, spente sul suo corpo da compagni di scuola insensibili e violenti.
Sempre a Roma, degli anziani ospiti di una comunità-alloggio vengono ritrovati in uno scantinato in condizioni di estremo degrado, maltrattati, malnutriti, avvelenati da cibi avariati, che spingono i NAS a ordinare la chiusura della struttura.
E ancora, a Santa Severa di Santa Marinella, in provincia di Roma, un disabile ospite della struttura ex Anni Verdi, gestita in appalto temporaneo senza gara dal Consorzio UNISAN, viene ricoverato d’urgenza in ospedale, dove muore qualche giorno dopo e altri tre ospiti dello stesso centro, uno dei quali è in coma, hanno urgente bisogno di cure ospedaliere. Intanto i genitori lamentano lo stato di totale abbandono dei propri figli, costretti a subire violenze, sedati, abbandonati dagli operatori e dalle istituzioni.
Ma che mondo è questo, in cui la disabilità diventa bersaglio di scherni e violenze, senza che coloro che ne hanno titolo sappiano/vogliano intervenire per porre fine a questi assalti alla dignità umana? Possibile che prèsidi, insegnanti, amministratori, forze dell’ordine abbiano abdicato al loro compito educativo e di controllo in favore delle fasce di popolazione più fragili?
La cronaca di questi giorni ci rimanda l’immagine di un’umanità in preda ai mostri generati dal “sonno della ragione”, incapace di reagire e di assumersi, prima che sia troppo tardi, le proprie responsabilità.
E di episodi, sempre a Roma, se ne potrebbero citare altri ancora, come quello riguardante la comunità-alloggio per disabili Casa Gialla, ove l’aggravarsi della patologia di un ospite sta rischiando di compromettere irrimediabilmente il lavoro portato avanti negli anni da operatori attenti e sensibili, dal momento che chi ha la responsabilità diretta del servizio tarda a intervenire nella ricerca di una soluzione che possa garantire l’incolumità e il benessere, sia della persona in difficoltà che degli altri ospiti della struttura.
Ma quali toni deve avere l’indignazione di fronte a questi fatti, per indurre chi di dovere a prendere decisioni, a revocare accreditamenti e appalti, a punire chi impunemente offende la dignità della persona, specie se debole e indifesa?