I nodi irrisolti del lavoro

di Virginio Massimo*
«La Legge 68/99 che regola l’inserimento al lavoro delle persone con disabilità è attuata solo in maniera parziale e insoddisfacente. Per le persone con disabilità psichica, poi, la situazione è decisamente peggiore, in quanto la percentuale di assunti sia nelle imprese private che nelle amministrazioni pubbliche risulta veramente irrisoria». Lo scrive Virginio Massimo, elencando i nodi irrisolti da sciogliere al più presto

Persone con disabilità intellettiva al lavoroLa situazione legislativa italiana in tema di diritto al lavoro per i disabili può essere considerata in maniera positiva, ma è la risposta delle Istituzioni che costituisce il punto debole della gestione dei problemi concreti. In particolare, per quanto riguarda la “faccia” della questione di cui è responsabile il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, esistono alcuni nodi irrisolti che dovrebbero al più presto essere sciolti e che segnatamente si riferiscono all’attuazione della Legge 68/99 che regola l’inserimento al lavoro dei disabili.
Innanzitutto, quanto previsto dalla suddetta Legge in merito alla quota del 7% dei posti riservata ai lavoratori disabili sul totale dei lavoratori in organico non viene rispettato e l’evasione raggiunge punte molto alte, sia nel settore privato che in quello pubblico; e la grave carenza di adeguati controlli da parte degli enti preposti (Ispettorati del Lavoro) costituisce di per sé un incentivo all’inosservanza di un obbligo di legge.
Inoltre, la possibilità di esonero che prevede di pagare una multa invece di assumere una persona con disabilità andrebbe abolita perché non è giusto né moralmente accettabile monetizzare un diritto costituzionalmente garantito come quello al lavoro.

Tutto quanto detto riguarda l’intero mondo della disabilità ed evidenzia come la Legge 68 sia attuata solo in maniera parziale e insoddisfacente. Per le persone con disabilità psichica, poi, la situazione è decisamente peggiore, in quanto la percentuale di assunti sia nelle imprese private che nelle amministrazioni pubbliche risulta veramente irrisoria.
Ciò è imputabile certamente alla presenza di pregiudizi negativi nei confronti di queste persone, presentate come “soggetti del tutto incapaci di lavorare” e “completamente inaffidabili”.
Eppure, l’articolo 11 della Legge 68 – attualmente utilizzato pochissimo – permetterebbe nella maniera più trasparente possibile, attraverso convenzioni, tirocini mirati e chiamate nominative, un significativo inserimento di disabili psichici nel mondo del lavoro. E si dovrebbe anche sostenere con maggior impegno l’iniziativa delle Cooperative Sociali di tipo B impegnate per inserire nel lavoro le persone con disabilità psichiatrica con gravi difficoltà.

Chiediamo dunque la solidarietà di tutti i cittadini per quella che consideriamo una battaglia di civiltà, invitandoli anche a diffondere e sottoscrivere questo nostro messaggio.

Presidente dell’Associazione Tutti Nessuno Escluso (Coordinamento Nazionale per l’Inclusione Sociale dei Disabili Psichici).

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