Ricerca italiana sulla sclerosi multipla premiata in Texas

I meccanismi che mediano l’interazione sociale sono preservati nella sclerosi multipla? Se n’è occupato uno studio condotto da ricercatori della FISM - la Fondazione che affianca l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) - in collaborazione con l’Università di Torino. E a tale ricerca è andato recentemente un prestigioso riconoscimento a Dallas, nel Texas, in occasione di uno dei più importanti congressi internazionali
Giampaolo Brichetto e Andrea Tacchino
Andrea Tacchino (a destra), coordinatore dello studio promosso dalla FISM (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla), esibisce il premio ricevuto negli Stati Uniti, insieme a Giampaolo Brichetto, altro componente del gruppo di ricerca

Andrea Tacchino, ricercatore della FISM, la Fondazione che affianca l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), si è aggiudicato il premio per la Migliore presentazione orale all’annuale Congresso Cooperativo del CMSC (Consortium of Multiple Sclerosis Centers) e dell’ACTRIMS (American Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis), tenutosi a Dallas, nel Texas, in occasione della Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla del 28 maggio scorso.
A tale evento hanno partecipato circa duemila tra neurologi, radiologi, fisiatri, altri medici specialisti, ricercatori clinici e di base, infermieri, specialisti della riabilitazione, membri della comunità non profit e sostenitori aziendali.

Nata dalla collaborazione tra l’area di ricerca FISM di Genova e il gruppo coordinato da Cristina Becchio dell’Università di Torino, la ricerca che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento è volta a comprendere meglio se i meccanismi neurofisiologici e comportamentali che mediano l’interazione sociale siano preservati nelle persone con sclerosi multipla.
In particolare, lo studio del gruppo italiano si è focalizzato su uno specifico aspetto coinvolto nell’interazione tra persone: il riconoscimento delle intenzioni dei movimenti altrui. In sostanza, ai soggetti che hanno partecipato allo studio veniva richiesto di osservare un video in cui un attore eseguiva un’azione individuale, lenta o veloce, oppure un’azione compiuta con un altro individuo, che poteva essere cooperativa o competitiva. Una volta individuato il tipo di azione, essi dovevano premere il pulsante corretto, in modo tale che ai fini della valutazione della prova, ne venissero registrati sia l’accuratezza che i tempi di reazione. La difficoltà risiedeva proprio nel compito di discriminazione: infatti, nei video presentati successivamente, erano visibili solo le primissime parti dell’azione, mentre la conclusione della stessa era celata. In tal modo il riconoscimento del tipo di azione e quindi della sua intenzione erano possibili solo attraverso la cinematica degli stati iniziali del movimento. Per questa ragione le discriminazioni più complesse erano quelle tra azioni competitive e individuali veloci, e in particolare quelle tra azioni cooperative e individuali lente, le quali condividono una cinematica simile.
Ebbene, pur essendo rallentata la velocità di risposta, le persone con sclerosi multipla valutate con un basso punteggio della scala EDSS* (Expanded Disability Status Scale) sembrano preservare l’accuratezza di risposta riscontrata nella popolazione sana, mentre con la progressione crescente della malattia (EDSS circa a 6), questa tende a deteriorarsi.

Riassumendo, l’importante studio approfondisce quanto, in persone con sclerosi multipla, siano preservati o compromessi i meccanismi che mediano l’interazione sociale, aprendo quindi, in tale prospettiva, lo possibilità di proporre futuri protocolli volti a limitare il deterioramento della capacità di riconoscimento delle azioni altrui, allo scopo, quindi, di accrescere le capacità di interazione con altri individui e, perché no, di capire e sfruttare meglio – soprattutto in chiave riabilitativa – le potenzialità dei trattamenti di gruppo. (B.E. e S.B.)

*Secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), quanto la malattia influisce sulla qualità di vita di una persona può essere descritto in termini di impairment (insieme dei deficit neurologi prodotti dalla malattia stessa), disability (le limitazioni della persona nelle attività della vita quotidiana) e handicap (le limitazioni nelle attività sociali e lavorative). Attualmente, il grado di severità della sclerosi multipla, e cioè delle sequele neurologiche che subisce il tessuto nervoso, si effettua tramite una serie di scale cliniche, tra le quali la più utilizzata è appunto l’EDSS (Expanded Disability Status Scale).

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

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