La Sezione torinese dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) ha lanciato in queste settimane la campagna di informazione denominata Vediamoci chiaro, costituita da uno spot e da cinque interviste video, ove si affrontano alcuni aspetti legati alla vita delle persone con disabilità visiva, dalla mobilità al lavoro, dal dibattito sui cosiddetti “falsi invalidi” alle sfide della quotidianità.
Il progetto si propone vari obiettivi: stimolare cioè una riflessione condivisa, che coinvolga ciechi e vedenti, ma anche sfatare qualche luogo comune e richiamare l’attenzione su problematiche poco conosciute.
Spot e interviste vengono diffusi, con cadenza quindicinale, attraverso il sito dell’UICi di Torino (area News) e la pagina Facebook.
Il quotidiano che non sta sui quotidiani
«Il cane che morde il padrone non fa notizia. Il padrone che morde il cane sì»: vecchia massima da reporter consumati. Vecchia storia, ben nota a chi scrive i giornali come a chi li legge: con la vita di tutti i giorni non si fa notizia. È vero: per sua stessa natura il mondo dell’informazione ha bisogno di stimoli forti, di novità, di fatti che si distinguano dall’opacità quotidiana. Solo che, in certi casi, a forza di dar la caccia all’insolito e all’eccezionale, si rischia di chiudere gli occhi sulla realtà “vera”. Ne sanno qualcosa le persone cieche, che spesso sperimentano sulla propria pelle una serie di vere e proprie “trappole comunicative”.
Trappola numero uno: i “truffaldini”
Molte volte, negli ultimi anni, in un clima da “caccia alle streghe”, abbiamo assistito alla spettacolarizzazione delle truffe. Protagonisti i cosiddetti “falsi invalidi”. Infatti, non passa settimana senza che qualche testata locale o nazionale punti il dito contro i “finti ciechi”, quelli che rubano, quelli che approfittano.
Il fenomeno, purtroppo, è reale ed è nell’interesse di tutti combatterlo. In molti casi, però, l’informazione tende ad amplificarlo e distorcerlo, fornendo indicazioni non corrette, dati equivoci quando non palesemente falsati. E così, sull’onda della grave crisi economica di questi anni, si crea un atteggiamento di rabbia collettiva, che finisce per ripercuotersi, con conseguenze gravi, anche sui disabili visivi “autentici”.
Si dichiarava cieco, ma spazzava tranquillamente il balcone; Percepiva l’indennità di accompagnamento ma usava uno smartphone: titoli del genere sono comparsi e tuttora compaiono su alcune testate giornalistiche, dalla carta stampata al web, dalla radio alla TV. E tutti riflettono una percezione semplicista e riduttiva della disabilità. Come se un cieco, quando si trova in luoghi che conosce, non potesse avere il senso della spazialità o usare strumenti tecnologici, oggi resi sempre più accessibili da applicazioni e ausili specializzati.
Trappola numero due: i “superman”
Sul versante opposto, sempre più spesso, l’informazione tende a raccontare ed esaltare le grandi potenzialità dei non vedenti (e questo, in sé, è senz’altro un bene, specialmente quando si sottolineano la caparbietà e l’impegno necessari per raggiungere risultati ambiziosi). Fanno pertanto notizia i ciechi che vincono le Paralimpiadi, quelli che riescono a sciare, nuotare, andare in barca a vela, praticare sport che fino a pochi anni fa si consideravano inaccessibili. Tanto che qualcuno potrebbe chiedersi: «Ma allora i ciechi che bisogno hanno di aiuto?». Anche in questi casi servono chiarezza e obiettività.
Per chi non vede, le sfide sportive – così come tante altre esperienze di vita – sono obiettivi possibili, ma per raggiungerli serve la costante collaborazione di persone vedenti. E non tutto è accessibile a tutti. Inoltre, va sempre ricordato, le azioni apparentemente più banali sono in realtà le più problematiche e pericolose. Il cieco che, guidato dall’istruttore, percorre con relativa disinvoltura una pista da sci, si può trovare in estrema difficoltà se deve, da solo, attraversare una strada.
Vediamoci chiaro
In mezzo a questi approcci un po’ estremi, l’esperienza dimostra che la maggior parte dei cittadini non ha la minima idea di come si svolga, nel concreto, la vita di una persona cieca.
Proprio per questo, dunque, l’UICI di Torino ha deciso di lanciare la Campagna Vediamoci chiaro, composta, come detto in precedenza, da una serie di brevi video (circa due minuti ciascuno), con uno spot iniziale incentrato sul tema della mobilità e cinque interviste condotte ad altrettante persone non vedenti.
Senza pretendere di essere esaustiva o di avere la “verità in tasca”, l’iniziativa intende richiamare l’attenzione sulla vita reale di chi non vede, partendo proprio dalle esperienze del quotidiano. Ed è uno spunto di riflessione che usa YouTube, strumento visivo per eccellenza, e in un certo senso cerca di “sfidare” la società dell’immagine.
La proposta è rivolta a tutti: professionisti dell’informazione, istituzioni, ma anche privati cittadini. Insomma, chiunque abbia voglia di approfondire insieme all’UICI torinese questi temi sarà il benvenuto.
Stereotipi (vecchi e nuovi)? No, grazie!
Per secoli la letteratura, l’arte e il sentire collettivo hanno tramandato l’immagine pietistica e paternalista del “povero cieco”, avulso dalla società, costretto a chiedere l’elemosina sui gradini delle chiese o, nella migliore delle ipotesi, rinchiuso per tutta la vita tra le mura di un istituto.
Negli ultimi cent’anni, e soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, sono stati fatti enormi passi in avanti. Oggi infatti, grazie a una diversa cultura e a strumenti sempre nuovi, le persone con disabilità visiva hanno grandi possibilità di integrarsi nel tessuto sociale: studiano, lavorano (a volte con risultati eccellenti), si sperimentano in attività un tempo impensabili, riescono più facilmente a costruirsi una rete affettiva e una vita relazionale soddisfacente. Sono conquiste preziose, ottenute con sforzo e grande impegno, conquiste, però, che a volte rischiano di essere travisate (più o meno in buona fede), qualche volta strumentalizzate. Negli ultimi anni, ad esempio, anche in contesti istituzionali, è capitato a varie persone non vedenti di sentirsi dire: «I ciechi hanno buone gambe: che se ne fanno del trasporto accessibile?». «I ciechi possono lavorare: che se ne fanno dell’indennità di accompagnamento?». «La crisi c’è per tutti: che cosa pretendono i ciechi dallo Stato?».
Al di là di ogni ideologia, va ricordato che, oggi come in passato, la vita di chi non vede è dura e piena di ostacoli. Ecco perché è importante “vederci chiaro”. Serve cioè una cronaca attenta, libera da preconcetti, vecchi o nuovi che siano. Soprattutto in tempi economicamente difficili, se ai non vedenti verrà tolto anche quel minimo di certezze acquisite dopo anni di lotte e fatiche, la loro vita farà un brusco salto indietro. E le conseguenze non tarderanno a farsi sentire.
I video
Spot “Mobilità inaccessibile” e intervista a Nunziata Panzarea (consigliera dell’UICI di Torino)
Una città come Torino può essere una giungla per chi non vede. Ci sono ostacoli, barriere, imprevisti. Il bastone bianco non è una bacchetta magica, il cane guida non ha i superpoteri. Recentemente, purtroppo, complice la crisi, anche quei servizi che consentivano ai ciechi di spostarsi in autonomia e sicurezza sono stati tagliati o stravolti.
Falsi ciechi o false idee? (intervista a Enzo Tomatis, consigliere dell’UICI di Torino)
Spesso i giornali parlano dei “falsi invalidi”, ma dei ciechi veri e dei loro bisogni non si parla quasi mai. Serve un atteggiamento più equilibrato, ma soprattutto serve chiarezza: tolleranza zero con i truffatori, più servizi per i disabili “autentici”.
Lavoro (intervista a Giuseppe Salatino, presidente dell’UICI di Torino)
Nell’ultimo secolo, grazie ad alcune innovazioni, una per tutte la diffusione della scrittura Braille, la vita lavorativa delle persone con disabilità visiva è cambiata moltissimo. Oggi si pongono nuove sfide: alcune professioni storiche, come quella del centralinista, sono entrate in crisi. Per questo è importante trovare risposte adeguate, anche sul piano legislativo.
Tecnologia (intervista ad Alessio Lenzi, consigliere dell’UICI di Torino)
Il personal computer, internet, gli smartphone: la rivoluzione tecnologica dell’ultimo ventennio ha radicalmente trasformato la vita delle persone cieche, aprendo orizzonti impensabili fino a qualche anno fa. Resta però ancora molto da fare, soprattutto in termini di accessibilità dei siti e degli strumenti.
Vita quotidiana (intervista a Oscar Franco, vicepresidente dell’UICI di Torino)
Paradossalmente, per una persona cieca, può essere più semplice arrampicarsi su una parete di roccia che attraversare una strada. Spesso le azioni più ordinarie e in apparenza più semplici nascondono i rischi maggiori. Nella vita quotidiana di un non vedente ci sono tante potenzialità, ma anche tanti pericoli e tanti ostacoli. Ecco perché è fondamentale il ruolo dei Volontari del Servizio Civile.
Da ricordare, in conclusione, che i video promossi dall’UICI di Torino sono diretti e curati da Davide Valle, per la produzione di Tekla Tv.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficio.stampa@uictorino.it.
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