Dopo avere letto quanto denunciato alla «Repubblica» (cronaca di Milano) nei giorni scorsi da una giovane donna non vedente, pur considerando il contesto decisamente diverso, ma sempre collocato in àmbito di eventi musicali, non abbiamo potuto fare a meno di ripensare alla vicenda che aveva visto coinvolta lo scorso anno una giovane in carrozzina ai Magazzini Generali di Milano.
Ricordiamo ciò che aveva scritto a tal proposito, circa un anno dopo, il nostro direttore responsabile Franco Bomprezzi, a proposito del provvedimento adottato dal Comune di Milano nei confronti di quel locale: «Per la prima volta, a mia memoria, un importante locale pubblico, sede di concerti affollatissimi, ritrovo notissimo per gli appassionati di musica rock a Milano, i Magazzini Generali, si è visto sanzionare dal Comune di Milano, con una multa di 516 euro e la chiusura per trenta giorni (in periodi tali, comunque, da non metterne in difficoltà l’attività lavorativa), accogliendo un’istanza presentata dal Servizio Legale della LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). È la “vecchia e gloriosa” Legge Quadro, la 104 del 1992, che lo prevede, solo che non viene quasi mai applicata, soprattutto nella parte sanzionatoria. Una ragazza che si muove in carrozzina elettrica, infatti, nel mese di marzo dello scorso anno non era riuscita ad assistere al concerto dei Black Rebel Motorcycle Club. L’unico servizio previsto dai titolari del locale per favorire l’accesso delle persone in sedia a rotelle era infatti la robusta muscolatura del buttafuori, un metodo, per così dire, del tutto inadeguato, oltre che inaccettabile».
Che cosa è successo invece questa volta? Lo ha raccontato, come dicevamo, la stessa protagonista del fatto, avvenuto a Bologna.
«Ho 25 anni – ha scritto – e sono una ragazza non vedente: sono andata a Bologna ad assistere al concerto di Cesare Cremonini. Sono entrata all’Unipol Arena e sono andata con un mio amico anche lui non vedente e con il ragazzo che di solito ci accompagna, in prima fila, davanti al palco, cosa che ho sempre fatto in tutti i concerti. Poco dopo è arrivato un dipendente della sicurezza vicino a me e mi ha letteralmente spostata a forza, dicendo che non potevamo assolutamente stare nel parterre, ma che dovevamo stare nei posti riservati del settore disabili. Gli ho risposto che avevamo dei biglietti regolari per il parterre, ma non è servito a nulla. Mi sono sentita umiliata. Sono non vedente, ma posso stare con i vedenti durante un concerto, fare amicizia e divertirmi con loro».
Ebbene, questa volta, più che alla Legge 104/92 – citata appropriatamente da Bomprezzi per il caso di Milano – ci sembra decisamente il caso di rifarsi a una norma tanto importante, quanto ancora poco conosciuta e applicata, come la Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), che all’articolo 2, comma 2 recita testualmente: «Si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga». Ed è ad essa che auspichiamo ricorra la giovane vittima della discriminazione raccontata. (S.B.)
Ringraziamo Giovanni Merlo per la segnalazione.