Da oltre quarant’anni l’Associazione FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti delle Persone Audiolese) sostiene e promuove l’inclusione sociale di bambini e adulti sordi, favorendo di conseguenza la diffusione delle pratiche abilitative e con ricadute eccellenti nella scuola.
L’Italia, infatti, detiene il primato nell’abolizione dell’obbligo delle scuole speciali per alunni sordi, presenti ancora oggi perfino in alcuni Paesi europei.
Le persone sorde hanno diritto alla parola e lo Stato deve garantire a tutti i bambini con sordità preverbale l’iter diagnostico precoce e abilitativo, per consentire agevolmente l’acquisizione di adeguata competenza verbale.
Ora la nostra Associazione assiste con sconcerto al clima di confusione che si è instaurato e ai tanti pregiudizi che vanno diffondendosi ormai da tempo. Essa invoca dunque – con umiltà, ma determinazione – che si faccia chiarezza e che si diffondano informazioni idonee sulla questione.
Molti cantanti, attori, personaggi dello spettacolo e della televisione e perfino qualche scrittore famoso, oggi partecipano a un’apparente gara di buonismo, che ritengono erroneamente a favore delle persone sorde. Se ne apprezza la sensibilità, e tuttavia – non conoscendo a fondo la materia, o volutamente ignorandola – tale comportamento si ferma alla superficie e risulta dannoso.
Si partecipa infatti al coro di quanti richiedono il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato della cosiddetta Lingua Italiana dei Segni (LIS), quale lingua di una minoranza linguistica e culturale costituita dai “Sordi”, senza considerare se tutte le persone sorde condividano questa richiesta o se si stia attuando nei loro confronti un atto discriminatorio.
Anche molti politici e parlamentari – comprese alcune massime cariche istituzionali della Camera dei Deputati – si aggiungono al coro incuranti della realtà. Ignorando, ad esempio, che in Italia gli alunni sordi certificati in tutte le scuole superano appena la cifra di 6.500 unità (mediamente meno di uno per ogni Comune), che ben oltre il 90% di essi ha entrambi i genitori udenti, che gli interventi precoci abilitativi permettono a tutti di recuperare ampiamente, se non quasi totalmente, la capacità percettiva uditiva.
Immaginano grossolanamente che il linguaggio LIS possa assumere potenza ed espressività come qualunque altra lingua verbale. Vorrebbero ad ogni costo creare le condizioni affinché i “Sordi” facessero comunità fra loro, magari riaprendo di nuovo – massima espressione di anacronismo – gli istituti speciali.
Lo strumento comunicativo LIS va comunque garantito nei casi di effettivo bisogno e questo accade ampiamente ovunque e nulla osta a perfezionarne l’uso, ma non si dica che è la “lingua delle persone sorde di lingua italiana” e si preservino la Scuola e le Università da ogni tentativo retrogrado di istituzionalizzazione, pericolo già in atto in diverse realtà territoriali.
Dal canto suo, la FIADDA è orgogliosa dell’Italia e della sua scuola, e non ritiene praticabile nessuna delle Proposte di Legge depositate in Parlamento sul riconoscimento della LIS, in quanto strutturate a danno delle persone sorde e forse a vantaggio di altre categorie di professioni.