Umbria: diritti, altro che sensibilità!

«L’assistenza domiciliare indiretta non è all’ordine del giorno: qui la sensibilità ha radici antiche»: sono certamente un duro colpo, per chi crede di vivere “nell’era dei diritti”, le parole pronunciate dal Dirigente della Programmazione Socio-Sanitaria della Regione Umbria, che ricacciano tutti “nell’era della sensibilità”. E questo proprio nello stesso giorno in cui il Comune di Terni approva due atti di indirizzo sulla Vita Indipendente delle persone con disabilità…

Viso di uomo con mano sul volto ed espressione di sconforto«Da quell’intervista emerge che l’Umbria non intende puntare sull’assistenza domiciliare indiretta. Infatti, come afferma il dirigente della Programmazione Socio-Sanitaria della Regione, Gianni Giovannini, “non è tema all’ordine del giorno, è una scelta fatta molto tempo fa e non si capisce nemmeno quali vantaggi dovrebbero venire dal fatto che i malati debbano andarsi a scegliere chi li cura. Forse laddove le cose non funzionano, dove i servizi non ci sono, può darsi che abbia un senso, ma il sistema sanitario pubblico da noi funziona. Qui la sensibilità ha radici antiche”».
Lo scrivono i responsabili del Centro per l’Autonomia Umbro – sede anche della FISH Regionale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – in riferimento a quanto dichiarato dsal citato funzionario Giovannini in un’intervista rilasciata alla testata «SuperAbile.it».
«Pur rimandando alle prossime settimane una più appropriata riflessione sulle parole del dirigente Giovannini – aggiungono dal Centro Umbro -, riflessione che sicuramente verrà condotta dalla FISH e dalla FAND Umbria [Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità, N.d.R.], non possiamo non constatare che da parte di alcune figure apicali della Regione Umbria ci sia ancora mancanza di chiarezza, non solo sul tema specifico dell’assistenza personale autogestita o indiretta, ma, prima ancora, sulla distinzione tra i concetti di “malattia” e di “disabilità”: l’assistenza domiciliare indiretta, infatti, non riguarderebbe tanto e solo le “persone malate”, ma più in generale le “persone con disabilità”. E questa non è certo una sottigliezza, poiché – fin dai tempi del sociologo Talcott Parsons – la persona “malata” ha il “dovere di curarsi” e di attivare meccanismi di complicità (compliance) con il professionista sanitario che la cura, mentre la persona con disabilità, che non necessariamente vive una condizione di malattia, almeno a partire dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che dal 2009 è la Legge 18/09 dello Stato Italiano, ha diritto alla Vita Indipendente».

C’è poi un altro fatto quanto meno curioso, da registrare, ovvero che le parole del dirigente regionale sono arrivate proprio nello stesso giorno – il 13 novembre – in cui il Consiglio Comunale di Terni ha approvato due atti di indirizzo sulla Vita Indipendente (presentati dai Gruppi del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle), «confermando – come avevano commentato dal Centro per l’Autonomia – la volontà di questa città di svolgere il proprio ruolo di laboratorio regionale di innovazione nel campo dei servizi alla persona, con specifico riferimento per quelli che sono rivolti alla vita indipendente delle persone con disabilità».

Che dire, a questo punto? Che a quanto sembra ci sono pubblici funzionari i quali sottolineano senza timore che stiamo vivendo “nell’era della sensibilità”. E per quelli come noi, che credevano di vivere “nell’era dei diritti”, è certamente un duro colpo!
La speranza è che i responsabili della Regione Umbria leggano almeno con la dovuta attenzione quegli atti di indirizzo approvati dal Comune di Terni. (Stefano Borgato)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@cpaonline.it.

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