Quando rimbalzano sui giornali notizie come quella riguardante ciò che accadde nel 2012 nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo), in cui un sedicenne con autismo venne ricoverato per cinque mesi con abuso di mezzi di contenzione, l’angoscia ci attanaglia e ci chiediamo come queste cose possano succedere.
Eppure l’articolo del «Corriere della Sera» del 21 novembre scorso, a firma di Elvira Serra, riporta che il ragazzo era stato «legato mani e piedi per 17 ore al giorno per una settimana intera», chiuso «a chiave di notte» da solo nella sua stanza, il tutto a «scopo precauzionale».
Lo psichiatra Gavino Maieli, che presta e prestava servizio in quella struttura, ha presentato una denuncia alla Procura di Bergamo, che ha aperto un’inchiesta in cui si ipotizza il reato di abuso di mezzi di correzione su minore.
Nel resoconto ufficiale fornito dall’Azienda Ospedaliera lombarda sulle contenzioni documentate durante il 2012, emerge che quell’anno vennero legati 34 pazienti per un totale di 3.872 ore: di queste, quasi il 57%, cioè 2.192 ore, furono inferte al ragazzino autistico, con una media di circa 14 ore al giorno.
Nella denuncia si contesta anche il fatto che la madre del sedicenne non sempre veniva informata sul trattamento riservato al figlio. In particolare, il 3 agosto 2012, venne data nella cartella clinica l’indicazione di contenere il ragazzino ai quattro arti durante la notte «in via sperimentale», per fare uno «svezzamento» con il permesso e l’autorizzazione della mamma, che sarebbe dovuta essere allontanata dopo che il paziente si fosse addormentato.
Oltre al profondo sgomento procurato da questa notizia, restiamo allibiti dall’arretratezza dei termini della diagnosi: “psicotico simbiotico”, definizione che non viene più usata dalla comunità scientifica per i disturbi dello spettro autistico, ora più ampiamente definiti come “disturbi del neuro sviluppo”.
L’autismo, infatti, non ha nulla che fare con la tesi retriva che una madre con la sua anaffettività ne sia la causa. Purtroppo, nella Psichiatria di Alzano Lombardo le idee espresse sull’autismo sono arretrate e dannose, e altrettanto lo sono i mezzi impiegati per fare in modo di interrompere il legame simbiotico con lo “svezzamento”: essi sono riconducibili a pratiche anacronistiche e scorrette, che non hanno alcuna scientificità e che hanno dimostrato largamente la loro inefficacia. In tal senso, è opportuno ricordare che la Linea Guida n. 21 (Trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e adolescenti) dell’Istituto Superiore di Sanità non contempla affatto trattamenti psicodinamici come quelli applicati ad Alzano Lombardo.
Ci chiediamo come mai un adolescente debba essere internato per cinque mesi in una struttura psichiatrica assolutamente inadeguata e impreparata ad affrontare i problemi che implica l’autismo.
Recentemente l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), nel corso di un’audizione con il Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera [se ne legga ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.], ha richiesto residenze sociosanitarie altamente specializzate, per avere personale preparato ad affrontare i periodi difficili che possono attraversare le persone con autismo. Infatti, di fronte a questa impreparazione generale, urge trovare risposte concrete e possibili.
In conclusione, esprimiamo gratitudine al professionista psichiatra Gavino Maieli, che ha denunciato i maltrattamenti. Ed esprimiamo solidarietà alla famiglia, restando a disposizione.
A quanto si legge nella testata «MeiloguNotizie.net», che a propria volta si rifà a un articolo dell’«Unione Sarda», lo psichiatra Gavino Maieli – la cui competenza sul tema è per altro documentata anche da studi e articoli prodotti in questi anni – sarebbe ora sottoposto a un procedimento disciplinare da parte dei vertici dell’Ospedale di Alzano Lombardo. Anche alla luce di questa notizia, l’ANGSA intende ribadire tutta la propria solidarietà al dottor Maieli.