Attraverso le loro opere, i tre artisti espositori raccontano le loro storie personali, le memorie e i sogni, esprimendo la loro ansia di liberazione e raccontando il loro percorso di persone con disabilità mentale che hanno superato pregiudizi sociali e meccanismi di esclusione.
Dal canto suo, Meneghetti, curatore della mostra insieme a Simonetta Lux, esplora i confini della cosiddetta “normalità” e offre una lettura critica delle storie dei tre artisti, del loro riscatto dall’istituzione manicomiale e del loro pieno inserimento nel contesto sociale.
L’iniziativa è stata promossa e realizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, nell’àmbito del centenario dall’apertura del più grande manicomio d’Europa – Santa Maria della Pietà, appunto – ora parte della ASL Roma E, che ha sostenuto nel tempo il processo di deistituzionalizzazione del disagio mentale.
È del resto da oltre vent’anni che attraverso i propri laboratori d’arte, la Comunità di Sant’Egidio segue i percorsi di riscatto e di recupero sociale delle persone con disabilità mentale, secondo un’intuizione di Alessandro Zuccari, componente del Comitato Scientifico della mostra, insieme alla citata Simonetta Lux, già direttrice del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma.
Da ricordare infine che l’esposizione segue il progetto di César Meneghetti, denominato I\O IO È UN ALTRO, premiato alla Fondazione Biennale di San Paolo ed esposto nel 2013 alla Biennale di Venezia, con la quale l’artista visuale italo-brasiliano ha indagato sulla labilità della frontiera tra la disabilità mentale e la normalità. Un progetto (di cui anche il nostro giornale ha ampiamente riferito a suo tempo), che è iniziato nel 2010 e che coinvolge un gruppo di circa duecento persone con disabilità dei Laboratori d’Arte della Comunità di Sant’Egidio. (S.G.)
Per approfondire, è disponibile anche un’ampia scheda sulla mostra. Per ulteriori informazioni: Vittorio Scelzo (v.scelzo@gmail.com).