«Chiediamo ai responsabili politici dell’Unione Europea di tenere conto delle esigenze delle persone con disabilità intellettiva e in particolare vogliamo porre l’accento sul consenso informato, sulla trasparenza e sulla Privacy by Design – che richiede ai fornitori di servizi di tenere conto del principio di Privacy by Default, ovvero che le impostazioni predefinite siano quelle che garantiscono il massimo rispetto della privacy – e sulla necessità di porre in condizione le persone con disabilità intellettiva di accettare o meno in maniera consapevole l’elaborazione dei propri dati personali».
A dichiararlo il 28 gennaio scorso, in occasione della Giornata Europea della Protezione dei Dati e in riferimento al testo del Regolamento Europeo Generale sulla Protezione Dati, attualmente in attesa di approvazione, sono i responsabili di Inclusion Europe, Associazione europea di persone con disabilità intellettiva e delle loro famiglie, ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), PSOUU (Polonia), MENCAP (Regno Unito) e FEAPS (Spagna), ovvero i partner del progetto europeo SafeSurfing, iniziativa di cui abbiamo ampiamente riferito anche nel nostro giornale, volta appunto a formare le persone con disabilità intellettiva in materia di protezione dei dati in internet.
«L’innovazione tecnologica – si sottolinea infatti nella nota diffusa nel nostro Paese dall’ANFFAS – ha avuto senza dubbio un formidabile effetto positivo sulla vita di molti, ma è anche vero che spesso vengono sottovalutati i rischi collegati all’universalità degli strumenti tecnologici, specialmente in riferimento alle fasce più vulnerabili della società. In tal senso, la consultazione online realizzata nel dicembre scorso nell’àmbito del Progetto SafeSurfing ha rivelato che molte persone con disabilità intellettiva non sono pienamente consapevoli dei pericoli a cui possono andare incontro condividendo i loro dati personali online. Sempre da quell’indagine, inoltre, è emerso anche che molti familiari hanno evidenziato come spesso le persone con disabilità intellettiva abbiano difficoltà a capire i termini e le condizioni d’uso di alcune applicazioni, dei servizi che stanno sottoscrivendo e come siano frequentemente vittime di abusi online a causa della loro disabilità».
Tra le altre loro richieste, i partner di SafeSurfing concordano poi «sulla necessità di realizzare e rendere disponibili in maniera gratuita informazioni di facile comprensione, per consentire alle persone di capire come i loro dati personali possano essere utilizzati: per le persone con disabilità intellettiva, infatti, è estremamente importante ricevere informazioni accessibili, ovvero in formato facile da leggere e da capire, secondo le norme europee dedicate, modalità, questa, che può risultare utile non solo a loro, ma anche, ad esempio, ai bambini e alle persone anziane».
«Se la possibilità di usufruire di servizi in maniera anonima – conclude la nota – rappresenta una modalità efficace per proteggere alcuni dati personali dei cittadini europei, questa, però, dev’essere integrata da una conoscenza approfondita di ciò che accade alle informazioni personali quando vengono pubblicate online. Con la formazione di più di mille persone con disabilità intellettiva sull’uso sicuro del web, stiamo facendo la nostra parte, ma ora è giunto il momento per i rappresentanti politici dell’Unione Europea di prendere un impegno analogo». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.