«Se non si mette in sicurezza il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, l’aggiornamento dei LEA proposto rischia di essere un buon provvedimento, ma velleitario».
Viene introdotta così l’ampia scheda elaborata dall’Area Contrattazione Sociale-Welfare-Politiche della Salute della CGIL – della quale suggeriamo senz’altro la consultazione – riguardante appunto la proposta di aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), presentata nei giorni scorsi dal Ministero della Salute alla Conferenza delle Regioni.
«È poi del tutto incerta – si legge ancora – la “copertura finanziaria” per lo stesso aggiornamento dei LEA: la Relazione del Ministero della Salute la quantifica infatti in 415 milioni di euro, che andrebbero a gravare sul finanziamento esistente, già pesantemente ridotto per effetto dell’ultima Legge di Stabilità».
Dopo avere quindi ricordato la «mancanza di confronto con le forze sindacali e le associazioni dei cittadini utenti», si sottolinea che «in ogni caso l’aggiornamento non basta», poiché esso «dovrà essere completato con gli strumenti adeguati a favorire l’uniformità nella diffusione dei LEA in tutto il Paese e la loro reale esigibilità, in primo luogo adottando i provvedimenti già previsti nel Patto per la Salute 2014-2016* sul monitoraggio del LEA. E per applicare e rendere esigibili questi ultimi servono, con le dovute flessibilità per adattarli ai diversi contesti locali, indicatori di risultato, di offerta e standard organizzativi di riferimento (e in particolare il fabbisogno del personale adeguato), mentre gli indicatori e gi standard esistenti sono del tutto parziali e ancora concentrati sull’Ospedale», senza dimenticare che «l’effettiva garanzia dei LEA è strettamente legata alle liste di attesa». E infine, «senza la definizione dei corrispondenti LEA per l’Assistenza Sociale, l’esigibilità e l’uniformità del diritto all’assistenza sociosanitaria restano impossibili».
Più in generale, è la conclusione dell’approfondimento curato dall’organismo sindacale «occorre definire una relazione chiara tra prestazioni e diritti, come prevede la Costituzione, compreso l’esercizio dei poteri dello Stato, anche sostitutivi, per rimediare a quella frantumazione del Servizio Sanitario Nazionale che ha prodotto venti differenti sistemi regionali. Per questo l’attuale revisione dei LEA va considerata una tappa del percorso per garantire l’esigibilità e l’uniformità del diritto alla Salute e alla protezione sociale».
In tal senso, dunque, la CGIL proseguirà con la propria campagna nazionale denominata Salviamo la Salute, avviata nell’autunno scorso e basata – come avevamo riferito a suo tempo – su cinque proposte fondamentali, vale a dire l’abolizione dei ticket, la lotta alla corruzione, una salute semplice e veloce, un’assistenza socio sanitaria sulle ventiquattr’ore con le Case della Salute, la qualità del lavoro e quella dei servizi. (S.B.)
*Il Patto per la Salute – del quale nel luglio del 2014 è stato definito quello per il 2014-2016 – è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio Sanitario Nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà del sistema.
Ricordiamo ancora la disponibilità della scheda di approfondimento curata dalla CGIL, la cui consultazione suggeriamo ai Lettori.