Si rivolge a studenti, insegnanti, educatori, operatori sociali e sanitari, danzatori, attori e a chiunque voglia mettersi in gioco, sperimentando sensazioni ed emozioni di libera e spontanea espressione di sé, il nuovo laboratorio di danceability proposto a Rovereto (Trento) dal CID (Centro Internazionale della Danza), a partire dal 7 marzo prossimo, perché, come viene spiegato, «è un genere di danza aperto a persone di qualsiasi età, con qualunque livello di esperienza e tipo di invalidità fisica, e a persone con disabilità psichiche non gravi».
«Le lezioni – ricordano ancora dal CID – inizieranno sempre con un cerchio, al fine di favorire l’incontro e l’aggregazione, seguito da esercizi di riscaldamento atti a portare l’attenzione su se stessi, sul gruppo e sullo spazio circostante. Gli esercizi sono volti all’ascolto e alla comunicazione, alla conoscenza di sé e degli altri. In alcuni frangenti è prevista anche una simulazione di varie limitazioni fisiche e sensoriali, al fine di aumentare la creatività, la consapevolezza del proprio corpo, la comprensione e il rispetto dei limiti reali dei danzatori con disabilità».
Tecnica che utilizza i princìpi della cosiddetta Contact Improvisation, nata negli Stati Uniti all’inizio degli Anni Novanta, grazie all’impulso del danzatore e coreografo Alito Alessi, direttore della Joint Forces Dance Company di Eugene (Oregon), la danceability – della quale il nostro giornale si è già più volte occupato – ha sostanzialmente lo scopo di rendere accessibile il linguaggio della danza a tutte le persone. Si tratta infatti di un’esperienza vissuta insieme da persone con disabilità e non, per vivere esperienze di reciproca uguaglianza, basate sulla fiducia reciproca, la fluidità e l’equilibrio, in un dialogo fisico in cui tutti i sensi siano coinvolti.
«L’improvvisazione – aggiungono dal CID di Rovereto – è la strada attraverso cui si sviluppa questa disciplina: nella maggior parte degli esercizi non viene seguita una sequenza preordinata, una coreografia vera e propria, ma ciascuno realizza una danza ogni volta diversa, da solo o più spesso con altre persone, attraverso una serie di soluzioni concatenate e personalizzate in modo spontaneo e libero, con o senza sottofondo musicale. In altre parole si può dire che la danceability viva di improvvisazione, intuito, spontaneità: il segreto è saper cogliere uno spunto, un elemento, un qualcosa che è in atto a livello di relazione e iniziare a seguirlo lasciando che da questa suggestione fluisca la danza».
A condurre il laboratorio – che come detto prenderà il via il 7 marzo, per concludersi nel mese di giugno – sarà Pierluigi Zonzin, persona con disabilità motoria, impegnato in molteplici progetti socio-culturali, che dal 2001 è coreografo e danzatore, diventato poi, nel 2005, insegnante certificato alla citata scuola americana di Alito Alessi. Ha tra l’altro fondato il Gruppo Danceability MeLaDanzo di Schio (Vicenza), e partecipato come danzatore alla cerimonia apertura dei Giochi Paralimpici di Torino 2006. (S.B.)
Per iscrizioni, informazioni, e approfondimenti: cid@centrodelladanza.it.
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