È stato presentato in questi giorni a Roma il Rapporto 2012 Disabilità e media. La rappresentazione delle persone con disabilità nel sistema italiano dell’informazione, curato dalla Fondazione Giacomo Matteotti, con il contributo della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo [se ne legga già anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Dopo quelli del 2005, 2008 e 2009, questo documento prosegue il viaggio di quel medesimo team di ricercatori nell’analisi della rappresentazione della disabilità all’interno del sistema italiano dell’informazione, un viaggio che ha fatto emergere, negli anni, una rappresentazione mediatica della disabilità «inadeguata, modesta, inefficace, parziale, omissiva e, soprattutto, eroica o pietistica». Infatti, la persona con disabilità che trova spazio nei media italiani è, di volta in volta, «un eroe – che suscita sussiegosa ammirazione – ovvero un infelice – meritevole della nostra compassione. Superomismo e pietismo sono i punti estremi tra i quali oscilla, da sempre, il pendolo della disabilità a mezzo stampa».
In virtù dei risultati raggiunti dai precedenti Rapporti – realizzati, come detto, fra il 2005 e il 2009 -, che hanno testimoniato la sostanziale invarianza dell’approccio dei media nazionali al mondo della disabilità, con il Rapporto 2012 è stato adottato un nuovo metodo di indagine che, pur permettendo il confronto con quanto prodotto in passato, si concentra ora sulla raccolta di storie. Storie di disabilità, per come i media italiani le evidenziano e le raccontano.
La direzione del cambiamento intrapreso dal Rapporto 2012 viene riassunta, dagli estensori, con l’espressione «dal quanto al come», un tentativo, cioè, di andare al di là della dimensione quantitativa, per soffermarsi sull’emersione del dato qualitativo delle storie di disabilità.
Nello specifico, sono stati selezionati e analizzati venti articoli, espressione di altrettante storie, tratti dalle principali e più seguite testate nazionali e dai siti web specializzati e blog di settore. Tutti relativi all’ultimo trimestre del 2012, ossia lo stesso trimestre di riferimento coperto dal monitoraggio per tutti i Rapporti realizzati.
Per altro, come si legge nel testo, il Rapporto Disabilità e media 2012, nella versione presentata e resa disponibile sul web, rappresenta una sorta di “bozza”, aperta ai contributi e alle testimonianze degli operatori specializzati e della stampa. Apporti che andranno a confluire nella redazione definitiva del Rapporto 2012.
Anche in quest’ottica di apertura, dunque, ci permettiamo di evidenziare delle criticità e di proporre dei suggerimenti.
Il primo riguarda innanzitutto la modalità espressiva, che oltretutto riveste una valenza particolare in un Rapporto incentrato sull’analisi quantitativa e qualitativa della rappresentazione della disabilità nel sistema dei media italiani. Ci riferiamo all’adozione da parte degli autori dell’espressione “diversamente abile”, locuzione che è in contrasto con il linguaggio adottato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità: quest’ultima, infatti, usa i termini condivisi a livello internazionale di “persone con disabilità” e fornisce la definizione di disabilità quale risultato dell’interazione tra persone con menomazioni permanenti e barriere ambientali, culturali, comportamentali che ne impediscono una piena partecipazione alla vita sociale in condizione di parità con tutti gli altri cittadini.
Il secondo elemento di criticità, strettamente connesso al primo, riguarda invece la parziale inaccessibilità del Rapporto 2012; scannerizzazioni e tabelle, infatti, sono rese con modalità grafiche inaccessibili alle persone non vedenti e ipovedenti e in tal senso la mancata considerazione di tale standard (internazionale e recepito in Italia), ancora più marcata nelle precedenti edizioni, restringe di fatto l’accesso all’informazione da parte delle stesse persone con disabilità.