Si è rivolta a quarantadue studenti iscritti al secondo anno del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche dell’Università di Torino, la giornata informativa promossa dall’UICI del capoluogo piemontese (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), in particolare attraverso l’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) e grazie alla disponibilità dell’Università di Torino.
Si è trattato di una proposta certamente inedita, nata dal desiderio di far conoscere alcune esigenze specifiche che le persone cieche e ipovedenti possono avere quando si trovano in un ospedale. Più in generale, però, l’obiettivo era quello di “aprire una finestra” su un mondo che spesso, anche in àmbito sanitario, non è adeguatamente conosciuto.
L’iniziativa ha previsto sia spiegazioni frontali che esercitazioni pratiche, a partire dalla testimonianza diretta di tre persone cieche, che hanno illustrato alcune caratteristiche della disabilità visiva, raccontando sostanzialmente la loro vita quotidiana e le loro esperienze lavorative.
Una notevole attenzione è stata dedicata agli aspetti psicologici e riabilitativi, nonché alle tante possibilità offerte dalla tecnologia e in particolare dagli strumenti di ultima generazione come gli smartphone e i tablet.
Successivamente agli studenti è stato chiesto di cimentarsi con alcune simulazioni e di mettersi, di volta in volta, tanto nei panni dell’infermiere quanto in quelli della persona con disabilità visivo. E ci si è soffermati anche sulle tecniche di accompagnamento, poiché accade naturalmente che la persona con disabilità debba spostarsi all’interno dei reparti.
«L’idea – spiega Silvia Lova, coordinatrice educativa dell’IRIFOR di Torino – non è stata tanto quella di fornire un vademecum di regole, quanto piuttosto di stimolare la riflessione su una realtà molto articolata. Tante sono infatti le sfaccettature della disabilità visiva: il caso di una patologia congenita, ad esempio, è ben diverso da quello di un trauma successivo a un incidente o a un intervento chirurgico». Alcuni consigli però sono sempre validi, come sottolinea ancora Lova: «Rivolgersi direttamente all’interessato (piuttosto che a chi lo accompagna); annunciare la propria presenza e spiegare quali procedure o manovre si stanno per intraprendere; preferire il linguaggio verbale a quello gestuale (ad esempio quando si chiede al paziente di assumere una determinata postura); fornire sempre con chiarezza le indicazioni relative a cure o farmaci da assumere; se necessario, aiutare la persona con disabilità negli spostamenti; stimolare, insieme ai medici, la partecipazione a percorsi di riabilitazione sul territorio, qualora le condizioni di autonomia lo richiedano».
I responsabili dell’UICI di Torino, del resto, sono sempre disponibili a condividere un’esperienza maturata nei decenni grazie anche alla gestione dei CRV (Centri di Riabilitazione Visiva), sia nel capoluogo che a Ivrea. Queste strutture, infatti, non si occupano direttamente di interventi sanitari, ma sono validi punti di riferimento, a tutti i livelli, per la riabilitazione e l’integrazione delle persone con disabilità visiva.
Va in ogni caso segnalato con soddisfazione che l’iniziativa è stata accolta con interesse dagli studenti e che essa verrà riproposta nei prossimi anni, così come stabilito dal progetto dell’UICI denominato Conoscere il buio – Tecnologia, tatto e sensazioni. (L.M. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa UICI di Torino (Lorenzo Montanaro), ufficio.stampa@uictorino.it.