I bambini con disturbi dello spettro autistico hanno problemi a percepire la numerosità e si adattano meno facilmente alle informazioni sensoriali. È quanto analizzato in uno studio recentemente pubblicato dalla rivista scientifica «PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences)», condotto da un gruppo di ricerca dell’Università di Firenze, in collaborazione con la Fondazione Stella Maris di Pisa e l’UCL Institute of Education (IOE) di Londra.
«Nello studio – spiega David Burr, ordinario di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica all’Ateneo fiorentino – abbiamo chiesto a bambini con autismo e non, di età compresa tra i 7 e i 14 anni, di guardare attentamente una nuvola di puntini all’interno di un gioco. L’esposizione prolungata a molti oggetti, infatti, fa apparire un gruppo presentato successivamente come meno numeroso e viceversa, fenomeno che prende il nome di “adattamento visivo alla numerosità”. Ma i bambini con disturbi dello spettro autistico sembravano mostrare un ridotto adattamento al numero, se confrontati con bambini a sviluppo tipico».
Nel dettaglio, è risultato dall’indagine che i bambini autistici presentavano un minore adattamento alla numerosità pari a un terzo rispetto agli altri. «Crediamo che la riduzione dell’adattamento percettivo – aggiunge Burr – possa essere parte integrante dell’autismo e che questo porti a una riduzione nella capacità di predire le nuove sensazioni. E il fallimento nella capacità di predire il mondo sensoriale significa che ciascuna nuova sensazione è inaspettata, ovvero che il continuo susseguirsi di queste “sorprese” potrebbe completamente travolgere le persone. Questi problemi con le capacità di predizione potrebbero dunque spiegare diverse caratteristiche della percezione nelle persone affette da autismo».
«La ricerca – sottolinea dal canto suo Elizabeth Pellicano, che dirige il CRAE (Centre for Research in Autism and Education) allo IOE di Londra – ha mostrato come i bambini con autismo abbiano una difficoltà nell’adattare in maniera flessibile l’informazione sensoriale in arrivo, in questo caso specifico i numeri. Tali difficoltà possono pertanto spiegare come il mondo possa sopraffare questi bambini, creando loro angoscia».
Oltre quindi a fornire una chiara evidenza in favore della teoria centrata sulla riduzione delle capacità di adattamento percettivo nell’autismo, questo studio mette a disposizione importanti elementi per comprendere meglio la malattia, ma anche per progettare nuovi strumenti diagnostici e terapeutici e migliorare quelli esistenti. (Roberta Rezoalli)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: r.rezoalli@gmail.com.
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