Spesso la disabilità viene attribuita esclusivamente ai limiti e alle peculiari caratteristiche soggettive di una persona. La disabilità, però, è anche l’esito dell’interazione tra la persona portatrice di quella condizione soggettiva e l’ambiente fisico, il contesto mentale, sociale e culturale in cui vive.
Certi pregiudizi e atteggiamenti, certe forme di discriminazione, la carenza di ausili tecnologici o le barriere che rendono difficoltoso l’accesso alle tecnologie della comunicazione o a servizi di sostegno, la stessa mancanza di pari opportunità, e cioè la violazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini, sono solo alcuni esempi di fattori di rischio che in qualche misura impoveriscono la persona di possibilità, alimentando disabilità.
Relazioni umane disfunzionali creano ulteriori sofferenze e a volte devastanti processi di etichetta mento, che vincolano la persona a un ruolo asfittico e limitante, e provocano quella discrasia tra diritti sanciti ed effettività delle tutele.
In questa prospettiva, l’intervento sugli elementi contestuali e relazionali può essere il più efficace. Infatti, non sono solo le barriere architettoniche ad ostacolare la piena partecipazione alla vita sociale. La disabilità è una condizione che risente significativamente dell’influenza del contesto di appartenenza, contesto che include anche aspetti poco percepibili e misurabili, ma non per questo meno importanti.
È da tali considerazioni che è nato il Progetto Oltre le barriere, promosso e condiviso da un nutrito gruppo di volontari, che ha lo scopo di sensibilizzare la comunità, in particolare quella urbana, sul tema della disabilità e della fragilità e di promuovere una maggiore consapevolezza volta a potenziare gli interventi di supporto alle periferie esistenziali, alle situazioni di emarginazione e sofferenza, a favorire processi di inclusione, a creare percorsi di comunicazione tra mondi troppo spesso separati da barriere invisibili, ma dolorose.
Negli anni abbiamo realizzato una serie di attività educative rivolte a bambini e adolescenti, incontri di sensibilizzazione aperti a genitori, cineforum e interviste a famiglie protagoniste di queste storie di amore e di dolore. Sono sorte proficue collaborazioni con figure istituzionali, comprese alcune scuole di vario ordine e grado. Sono state inoltre realizzate alcune occasioni esperienziali, come partite di torball [“calcio con palla sonora”, N.d.R.], giocate nella palestra di un liceo di Roma. E ancora, abbiamo organizzato – tramite la collaborazione di esperti del settore, musicisti e attori – eventi culturali di raccolta fondi.
Tra le ultime iniziative svolte, vi è stata infine la redazione del libro Oltre le barriere. Viaggio nelle periferie esistenziali [Pioda Editore, 2014, N.d.R.], curato da chi scrive e da Girolamo Furio, che, raccogliendo testimonianze e contributi teorici, descrive il nostro modello di intervento.
In questo tragitto abbiamo avuto la fortuna di incontrare persone come Stefania Leone*, che con affettuosa disponibilità e grande professionalità ci sta aiutando molto nella realizzazione di questo progetto, per comprendere meglio come tutelare i diritti delle persone che vivono situazioni di difficoltà, trasformando quelle relazioni umane disfunzionali, nutrendole di energie positive e arricchendole di colori e calore.
*Stefania Leone è consigliera dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), con delega per le Problematiche ITC (Information and Communication Technology) per la stessa ADV e per la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), presso i tavoli del Consiglio Nazionale Utenti, AgCom, Sede Permanente del Segretariato Sociale RAI e Commissione Parlamentare di Vigilanza RAI. La sua firma è spesso presente in «Superando.it».