Hitler e il Parkinson: una “bufala” che fa male

Basandosi su uno studio privo di fondamenti, sia Internet che la stampa e la TV hanno ripreso in questi giorni una teoria che ogni tanto si ripresenta, ovvero che le catastrofiche decisioni di Adolf Hitler sarebbero state causate da un’ipotetica malattia di Parkinson. «Eppure - è l’indignato commento della Confederazione Parkinson Italia - sarebbero bastati pochi minuti per smascherare una “bufala” che tanto male fa soprattutto alle persone malate di Parkinson»
Bruno Ganz nella parte di Adolf Hiteler, nel film "La caduta"
L’attore Bruno Ganz ha impersonato Adolf Hitler, nel film “La caduta”

«La teoria è vecchia di decenni ed è stata ripresa ogni tanto da neurologi e studiosi che cercavano visibilità sui giornali, ma il male che fa questa “bufala” ancora oggi è enorme, ed è il risultato delle politiche editoriali di tutti (oramai) i mezzi d’informazione: dalla Rete, alla stampa e alla TV, che puntano più al “gossip”, al clic in più sulla pagina e all’audience, per vendere più pagine, banner o spot pubblicitari. E così, i malati di Parkinson diventano tutti potenziali assassini, pazzi furiosi senza etica e inclini allo sterminio di massa. Perché questo è il messaggio “pruriginoso” che le autorevoli testate fanno passare! Chissà cosa ne avrebbero pensato, di questa notizia, Papa Karol Wojtyla e il cardinal Martini, entrambi affetti da una gravissima forma di Parkinson!».
Con questa dura presa di posizione, Gianguido Saveri, coordinatore nazionale della Confederazione Parkinson Italia, commenta la notizia ripresa nei giorni scorsi praticamente da tutte le testate italiane – quelle della RAI comprese – dopo un lancio dell’ANSA e di altre agenzie di stampa, riguardante le supposizioni del ricercatore Raghav Gupta (e colleghi) sul fatto che le catastrofiche decisioni assunte da Adolf Hitler fossero dovute a un’ipotetica malattia di Parkinson.
«Eppure – sottolinea Saveri – come a noi sono bastati dieci minuti per scoprire la “bufala”, sarebbe bastato a tutti leggere lo “studio” del dottor Gupta, fatto di poche righe di deduzioni tratte da “dati storici” e che è stato pubblicato da una rivista (“World Neurosurgery”) già al centro di polemiche per la “disinvolta” politica editoriale, per scoprire il fondamento nullo dell’ipotesi derivante dall’analisi di una serie di “dati storici”, che Hitler fosse affetto dalla malattia di Parkinson e che sia stata questa ipotetica condizione clinica a favorire decisioni “sbagliate e “inumane”. Oppure sarebbe bastato alzare il telefono o scrivere un’e-mail alle Associazioni di pazienti o a uno dei tanti neurologi specializzati in Parkinson che combattono e studiano (loro sì) tutti i giorni una malattia terribile e invalidante che non ha ancora una cura».

«Noi infatti sappiamo bene – prosegue il Coordinatore Nazionale di Parkinson Italia – cosa pensano di ciò i pazienti, i familiari e – per entrare finalmente in un àmbito scientifico – i neurologi che veramente hanno a che fare con la malattia. Ogni malato è un caso a sé, è vero, ma non si ha prova alcuna, nemmeno empirica, che la malattia di Parkinson possa deformare a tal punto la personalità e portare a un comportamento anche lontanamente riconducibile a quello del dittatore tedesco. Senza trascurare il fatto che nello studio di cui Gupta è primo autore ci sono pure parecchie “falle”. Infatti, anche prendendo per buono il suo ragionamento basato solo su “dati storici”, va detto, a titolo di esempio, che il comportamento folle e impulsivo del giovane Hitler era già presente molto prima dell’ipotetica insorgenza della malattia che, secondo Gupta, avrebbe manifestato i primi sintomi nel 1933».

«Ciò che per altro ci preme sottolineare – conclude Saveri – è che nessuna di queste prestigiose e autorevoli testate d’informazione parla invece del dramma e dell’emergenza, vere, che riguardano il Parkinson: 300.000 malati in Italia che raddoppieranno in 15 anni; 80.000 di questi con meno di 50 anni; 20.000 bambini in età scolare che hanno un genitore con Parkinson; una grave carenza di farmaci specifici in Italia, a causa del mercato parallelo; il 60% dei pazienti che non ricevono cure adeguate; le diagnosi fatte in media con 5 o 6 anni di ritardo sull’insorgere della malattia. E si potrebbe continuare a lungo…». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@parkinson-italia.it.

La malattia di Parkinson
È una malattia neurodegenerativa cronica, causata dalla progressiva morte dei neuroni situati in una piccola zona del cervello che producono il neurotrasmettitore dopamina, il quale controlla i movimenti. Chi ha il Parkinson produce sempre meno dopamina, perdendo progressivamente il controllo del proprio corpo.
Arrivano così tremori, rigidità, lentezza nei movimenti, depressione, insonnia, disfagia, fino alla perdita completa dell’autonomia personale e all’impossibilità di svolgere le più semplici attività quotidiane (vestirsi, mangiare, lavarsi, parlare ecc.).
Non esiste una cura risolutiva, ma solo trattamenti sintomatici che aiutano a convivere con la malattia la quale continua a progredire.
Si stima che siano oggi circa 300.000 le persone affette in Italia dalla malattia di Parkinson, ma il numero è destinato a raddoppiare nei prossimi quindici anni e l’immagine che questa patologia riguardi solo le persone anziane non corrisponde più alla realtà. L’età di esordio, infatti, cala sempre più: un paziente su 4 ha meno di 50 anni, il 10% ha meno di 40 anni e le famiglie con figli in età scolare, dove uno dei genitori è malato, sono più di 30.000. Inoltre, nei giovani la malattia ha un decorso più veloce e un’aggressività maggiore. Il problema, quindi, non è solo clinico, ma anche sociale e ha un forte impatto sulla vita di migliaia di famiglie.

Parkinson Italia ONLUS
Parkinson Italia è una Confederazione di Associazioni di Volontariato, ovvero un network per la malattia di Parkinson e i Parkinsoniani, che attraverso l’adesione delle singole Associazioni, è aperto a tutti: pazienti, volontari, familiari e simpatizzanti.
L’autonomia e la cooperazione sono i punti di forza della Confederazione: infatti, le Associazioni aderenti da una parte conservano tutta la libertà di azione, dall’altra si connettono a una rete di contatti e di iniziative. In questo modo il rispetto delle esigenze locali si unisce all’efficienza di una struttura di coordinamento.
Parkinson Italia si adopera per informare l’opinione pubblica, le istituzioni e i mass media circa:
° la gravità degli aspetti nascosti della malattia;
° le conseguenze sulle persone che ne soffrono, il loro nucleo familiare e la società.
Con l’obiettivo di ottenere adeguati trattamenti sanitari e tutele sociali, la Confederazione si fa portavoce e promotore di:
– istanze dei pazienti e dei caregiver;
– progetti su specifiche esigenze e problemi;
– studi, indagini e ricerche sociali;
– proposte di legge e adeguamenti di disposizioni in materia di salute pubblica e tutele sociali.

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