Che effetto fa sfogliare la gallery di «Corriere della Sera.it» che mostra Madeline “Maddy” Stuart, diciottenne australiana con sindrome di Down sfilare in passerella a New York? Una rapida scorsa ai commenti dei lettori dà l’idea dei molteplici punti di vista che la vicenda offre.
C’è chi sottolinea l’importanza della madre che, come spesso accade, è il motore primo del successo dei figli con disabilità. Anche se viene ovviamente da domandarsi quanto, in questo caso, siano effimeri quei pochi minuti di celebrità, quegli attimi in cui Madeline è stata sotto le luci dei riflettori, tra i flash dei fotografi e, successivamente, sulle pagine web di molti giornali e siti. E quanta consapevolezza abbia la ragazza della volatilità di tale “successo”.
C’è chi anche con onestà sottolinea che Madaline non è una “bellezza da passerella”: nonostante la dieta che le ha permesso di perdere 20 chili, non ha le misure canoniche del mondo della moda. E c’è chi vede dietro la sfilata un’operazione di marketing…
Il caso di Maddy è l’eccezionalità che infrange le regole, che mostra, amplificando, una realtà diversa. Fa discutere, racconta qualcosa… È l’eccesso che rompe un tabù. Si pensi a Oscar Pistorius, nella veste sportiva, ad Alex Zanardi o ad altri piccoli grandi campioni della quotidianità che, ciascuno nel proprio campo, sono andati oltre il confine che la società aveva segnato. Forse è nella natura dell’uomo travalicare questi sbarramenti.
Colpisce il commento di un lettore che nel corso di un ragionamento poco più ampio dice: «Le immagini mi sembrano impietose, quasi a sottolineare la “diversità” della ragazza più che a “normalizzarla”». E se fosse vero il contrario? Se queste immagini spingessero una persona con disabilità a “uscire dal guscio” e andare oltre, a realizzare un sogno, piccolo o grande che sia? Se queste immagini che – come dice il lettore – sottolineano la diversità, servissero a rendere la società più consapevole delle diversità?
Non so perché ma mi sono tornate in mente le foto di alcune campagne fotografiche di Oliviero Toscani degli Anni Ottanta, come quelle per sensibilizzare sull’HIV o l’immagine ancora più forte della modella anoressica ritratta nella sua nudità. Hanno veramente dato una spallata a un perbenismo un po’ gretto? Hanno mostrato una realtà che pur essendo sotto gli occhi di tutti non voleva esser vista?
Le persone con disabilità sono tra noi…. E talvolta siamo noi i “dis-abili”, con le nostre manchevolezze, fragilità e i nostri sogni. Sogni che portano lontano. Come quello di Maddy che forse passeggerà sulle passerelle solo per una volta, ma intanto lei è arrivata lassù. E noi?