«È vero che nella pratica corrente molte visite non rispondono a un evidente beneficio per la salute e possono a buon conto definirsi inappropriate, spesso frutto della cosiddetta “medicina difensiva”, con evidenti costi per il sistema. Ma se per combatterle si riducono le tutele ai cittadini, cioè si riducono i Livelli Essenziali di Assistenza gratuita (LEA) e si ingabbia l’autonomia clinica del medico costringendolo a prescrivere secondo compatibilità e risparmio, allora il Decreto in questione puzza di taglio lineare»: questa l’opinione di Claudio Giustozzi, segretario nazionale dell’Associazione Culturale “Giuseppe Dossetti: I Valori”, sul Decreto presentato nei giorni scorsi dal Ministro della Salute, riguardante la cosiddetta “appropriatezza prescrittiva”, in applicazione di quanto sancito dal Decreto sugli Enti Locali (Atto del Senato n. 1977, divenuto poi la Legge 125/15).
«Questa logica di repressione – prosegue Giustozzi – risulta controproducente, anzitutto perché scarica le grosse carenze a livello programmatico sul singolo medico che, da un lato, rischia sanzioni per avere prescritto una prestazione non ritenuta indispensabile, e dall’altro può essere tacciato di non offrire un adeguato servizio ai propri pazienti. Per quel che riguarda invece i cittadini che non possono pagarsi cure che fino ad ora erano garantite, l’effetto sarà quello di spingerli verso prestazioni private o forme di sanità integrative».
«La lotta all’inappropriatezza – conclude il Segretario dell’Associazione Dossetti – deve avere come obiettivo la fonte principale di sprechi, che è la disorganizzazione del sistema, il moltiplicarsi di apparati burocratici, che tolgono risorse al settore delle prestazioni. Così facendo, invece, si rischia di allontanare ancora di più il paziente, che rinuncerà a curarsi o andrà nel privato. Un sistema che ha tutto meno dei caratteri di gratuità ed universalità di cui all’articolo 32 della Costituzione, un sistema senza futuro». (S.G.)
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