È un tiepido mattino di settembre e accompagnato da mia moglie, sono al Palazzo Reale di Torino: ho ricevuto un invito a partecipare all’iniziativa La Tavola dei Re: dagli aulici argenti ai rami delle cucine*.
Si tratta di una visita “riservata” a una parte del palazzo normalmente non aperta al pubblico e questa volta a poter usufruire di questa specialissima opportunità non sono personaggi famosi, ma siamo noi, due persone con disabilità visiva, insieme ai nostri accompagnatori.
Lorenza Santa, responsabile del progetto e la sua collaboratrice Giovanna, che saranno per noi guide eccezionali, competenti e appassionate, al percorso che loro stesse hanno preparato e messo a disposizione delle persone con disabilità visiva, ci accompagnano alla scoperta dei rami delle cucine prima e degli aurei argenti della sala da pranzo poi.
In una sala adiacente alle cucine, abbiamo la possibilità di toccare senza limitazioni e scoprire il pentolame e i vari “attrezzi” da cucina che venivano utilizzati per la preparazione dei cibi, quasi tutti in rame, dalla “pescera” alla cioccolatiera, ai diversi tipi di tegami, cucchiai e altri utensili ad uso dei cuochi, compreso un curioso cesto cilindrico in vimini, che serviva per portare e ritirare i piatti vuoti dalla tavola.
Mentre tocchiamo e infiliamo le mani dentro le vecchie pentole, le nostre guide, una per ciascuno, ci illustrano le modalità e il contesto del loro utilizzo, facendoci quasi percepire i rumori dei cuochi e dei loro aiutanti al lavoro.
Attraverso la “scala del principe”, saliamo poi al piano nobile ed entriamo nella sala da pranzo del re, ove una grande tavola imbandita con finissime porcellane e posate d’argento ci accoglie.
Mentre ci parlano dell’ambiente, le nostre guide ci permettono di toccare tutto ciò che è deposto sopra le consolle appoggiate alle pareti: ritroviamo alcuni degli oggetti visti in cucina, ma qui tutto – cioccolatiere, zuppiere centritavola, candelabri e posaterie – è in argento massiccio e finemente lavorato.
È bello immergersi in un’atmosfera del genere, scoprendo come sia nato il servizio a tavola dei cibi a cura dei camerieri (prima tutte le vivande venivano messe al centro del tavolo e i commensali si servivano direttamente), tanto che mi viene da esclamare: «Ci manca solo una cosa: i profumi e il gusto dei cibi». E a questo punto Lorenza, per darcene la sensazione almeno a parole, ci legge il seguente “dietetico” menù di gala preparato nel 1870 per l’arrivo del re Vittorio Emanuele II a Firenze.
Entrè (Inizio del pranzo): potage (zuppa) di pollo al consommé; frittura di pollame; filetto di bue alla giardiniera (rosolato con il lardo, mentre la giardiniera è fatta di cipolle, carote e sedani); anatroccoli rosolati al burro e cucinati al forno; cotoletta di agnello con salsa vellutata ai funghi e tartufi; gelatina di carne bianco d’uovo e cipolline.
Antipasti (il cuoco ottocentesco Giovanni Vialardi li definisce «cosette appetitose che si mangiano nel principiar del pranzo sia di magro sia di grasso»): prosciutto in gelatina.
Punch alla romana (sorbetto).
Piatto di carni assortite (soprattutto pollo e selvaggina arrosto).
Dolci: crema di marrons glacés; gelatina di frutta con contorno di fragole; albicocche e pesche meringate; gelato alla crema e lampone.
È trascorsa un’ora, la visita è terminata, le nostre guide ci accompagnano a lavarci le mani dalla polvere che inevitabilmente vi si è posata. Ma se la polvere se ne va dalle nostre mani, non se ne andranno dalla nostra memoria le sensazioni e le atmosfere vissute in quell’ora che ci ha permesso di svelare attraverso il tatto fogge, materiali, punzonature e utilizzo di antichi strumenti da cucina ancora conservati nelle collezioni della residenza sabauda.
*Il 22 settembre scorso il Palazzo Reale di Torino ha proposto una visita tattile speciale dedicata appunto al tema “La Tavola dei Re: dagli aulici argenti ai rami delle cucine”.