Analizzare le caratteristiche e le difficoltà contenute in un testo. Conoscere le trappole degli elementi impliciti e i modi per facilitare la comprensione, attraverso l’esplicitazione del testo stesso e le tecniche di descrizione: sono questi gli obiettivi di un corso teorico pratico che si terrà a Roma il 28 novembre prossimo e al quale ci si può ancora iscrivere.
Per capire meglio di cosa si tratti, cediamo la parola a chi quel corso lo condurrà, la psicologa e psicoterapeuta Maria Luisa Gargiulo (nel cui sito, alla sezione In primo piano, vi sono anche tutte le informazioni e le indicazioni per l’iscrizione).
Gli psicologi non si occupano tanto di insegnamento, ma senz’altro si occupano di apprendimento. Questo è il motivo per il quale spesso mi si chiede di ottimizzare e personalizzare le condizioni dell’apprendimento in presenza di allievi con caratteristiche specifiche.
Personalmente lavoro molto nel settore delle persone con deficit visivo, disturbi metacognitivi, dell’interazione sociale e dello spettro autistico, anche quando queste difficoltà possono essere compresenti. La psicologia dell’educazione e la psicologia cognitiva possono dare un importante contributo agli insegnanti e agli educatori, nell’individuazione degli elementi facilitanti e nelle barriere alla comprensione. Questo è il primo passo per poi attuare specifiche tecniche di facilitazione della comprensione del testo.
Collaborando con insegnanti e genitori, ho notato che gli educatori hanno il problema di modificare i testi, per poterli rendere fruibili ai ragazzi con vari tipi di difficoltà. Ciò è necessario perché spesso si devono personalizzare le caratteristiche del testo in base alle esigenze cognitive, percettive e linguistiche della persona, per renderlo comprensibile e in tal modo permettere l’apprendimento.
Vi sono differenti azioni possibili per facilitare la comprensione di un testo. Ad esempio, si può attuare una semplificazione del contenuto, utile per persone con limitazioni cognitive.
Quando invece si devono modificare i testi in base alle esigenze degli alunni con deficit visivo, occorre curare l’aspetto descrittivo e spesso anche operare la descrizione analitica in parole delle immagini in esso contenute. Inoltre, un importante lavoro può essere fatto per esplicitare tutti gli aspetti impliciti del testo, per le persone con deficit metacognitivi, dei disturbi dell’interazione sociale e della comunicazione.
Per fare ciò, si devono pertanto individuare le caratteristiche specifiche di un testo, le possibili barriere alla comunicazione che esso contiene, e operare poi una trasformazione selettiva degli elementi potenzialmente problematici, conservando tutto il resto.
Il corso che condurrò il 28 novembre prossimo a Roma si occuperà proprio dell’esplicitazione dei testi e delle tecniche di descrizione, entrambi aspetti di facilitazione che non vengono quasi mai presi in considerazione, perché ci si occupa molto più spesso della semplificazione. Invece le esigenze delle persone con deficit visivo, metacognitivo e dell’interazione sociale devono essere tenute presenti, per consentir loro una corretta comprensione del testo e quindi permettere l’apprendimento dei contenuti.
Spesso mi càpita di riscontrare che l’insegnante e l’assistente alla comunicazione si trovano a dover rielaborare testi, o sono costretti a produrre dei testi semplificati, partendo da quelli in uso alla classe, ma non potendo utilizzare questi ultimi in tutto o in parte. Questo ulteriore lavoro degli educatori è talmente frequente che in alcune circostanze diviene una prassi, data per scontata.
In qualche situazione, invece di operare una modificazione sistematica, prima di sottoporre il testo all’alunno, si procede per prove ed errori, con dispendio di energie e frustrazione da parte di chi insegna e di chi impara. L’insegnante, infatti, sottopone all’allievo un testo, ma poi si deve fermare e rielaborare alcuni elementi specifici, perché si accorge che il suo allievo ha difficoltà di comprensione. Si procede così a singhiozzo con degli stop and go che rendono meno fluidi e confortevoli sia il lavoro di insegnamento dell’educatore che quello dell’alunno. Inoltre, per uno studente, osservare che il proprio insegnante parte con un testo, e che poi, in base alle difficoltà e alle sue reazioni, lo modifica, può essere un’esperienza frustrante, perché la persona vive un senso di incapacità. In questi e in altri casi, quindi, può essere a volte deleterio, dal punto di vista emotivo, partire da livelli alti, per poi vederseli semplificare, una volta sperimentata la frustrazione.
Ma siamo sicuri che una semplificazione sia sempre il tipo di trasformazione necessaria? Se per semplificazione si intende l’abbassamento dei livelli di difficoltà logiche e dei processi cognitivi di base (riduzione quantitativa degli elementi, in modo che essi siano facilmente memorizzabili per ricordarli; semplificazione dei rapporti causa-effetto ecc.), ciò può essere senz’altro utile, quando abbiamo da rispondere a delle limitazioni dei processi cognitivi di base. Ma se invece il tipo di aiuto necessario è diverso, cosa possiamo fare?
Non sempre le problematiche di comprensione di un testo derivano dal fatto che esso sia cognitivamente troppo ricco. A volte, invece, ci possono essere altri tipi di problemi che attengono a processi inferenziali, cioè alla capacità della persona di collegare intuitivamente e autonomamente informazioni non contigue presenti sul testo, creando quindi dei collegamenti che nel testo non sono espressi in modo chiaro. Altre volte, invece, la difficoltà sta nel richiamare informazioni già presenti nel bagaglio di conoscenze della persona, per completare e spiegare elementi presenti nel testo, con altri elementi precedentemente conosciuti, che vengono dati quindi per scontati.
Tutti noi svolgiamo quasi sempre in modo inconsapevole questo genere di operazioni mentali, essendo capaci spessissimo di integrare le informazioni presenti con altre, che non sono state espresse, e che sono quindi implicite. Se però una persona fatica a operare inferenze durante la comprensione di un testo, è probabile che abbia bisogno di un aiuto attraverso dei testi esplicitati.
Ci sono molte condizioni metacognitive che comportano una grande difficoltà a comprendere i contenuti impliciti di un discorso, e anche di un testo scritto. Ed è proprio questo il caso in cui, per rendere più comprensibile un testo, non è affatto utile operarne una riduzione, eliminando o semplificando alcuni elementi, bensì paradossalmente è necessario arricchirlo per renderlo esplicito. In questo caso, cioè, non occorre una semplificazione, bensì un’esplicitazione.
Per esplicitare un testo vi sono alcune tecniche. Talora si devono rendere espliciti alcuni elementi formali, inerenti ad elementi linguisticamente ambigui, a causa dello stile nel quale il testo è stato scritto.
In altri casi, invece, si tratta di informazioni mancanti che attengono a contenuti sociali, attribuzioni di intenzioni, passaggi logici che riguardano la relazione tra le motivazioni, il punto di vista, le aspettative non espresse di un protagonista. Chi legge deve intuitivamente collegare questi elementi con le azioni in una storia.
In altri casi ancora, infine, i contenuti che non vengono compresi riguardano modi di dire, che comportano l’utilizzo di un linguaggio figurato oppure metaforico.
Esistono poi delle specifiche barriere alla comprensione di un testo, quando questo presuppone esperienze e conoscenze di tipo visivo. Ciò accade banalmente quando il testo è completato da immagini, figure e segni grafici che ne fanno parte integralmente e che concorrono, ad esempio, a dare senso alle parole scritte. In questi casi è necessario operare una vera e propria “traduzione dell’immagine”. E tuttavia, non è questa l’unica difficoltà potenzialmente presente in un testo, per le persone con deficit visivo. Infatti, tante volte i testi sono scritti presumendo arbitrariamente un’esperienza visiva pregressa, perché si basano su alcune conoscenze. Ciò accade, ad esempio, quando alcuni elementi vengono direttamente commentati senza essere precedentemente descritti. In questi casi, semplificare cognitivamente il testo non ha senso, e creerebbe ulteriori problemi di ambiguità all’alunno. Invece, spesso è necessario soffermarsi per descrivere, prima di poter commentare.
Il corso del 28 novembre prossimo costituirà una risorsa formativa inedita, sulle difficoltà contenute in alcuni testi rispetto alle esigenze di allievi con alcuni tipi di bisogni speciali, e si proporrà di potenziare la capacità dei partecipanti di produrre o modificare testi privi di barriere alla comprensione.
Esso verrà svolto con una parte teorica, durante la quale verranno trattati i seguenti argomenti: problemi di comprensione dei testi, complessità delle informazioni e aspetti formali; modi per facilitare la comprensibilità; differenza tra semplificazione, esplicitazione e descrizione.
Ci sarà inoltre una parte pratica, costituita da un laboratorio in cui i partecipanti verranno coinvolti in un’attività in cui attueranno le tecniche illustrate e produrranno esempi di testi facilitati attraverso l’esplicitazione e le tecniche di descrizione.