«Vogliamo segnalare, con viva disapprovazione, un grave episodio di discriminazione che temiamo non sia affatto isolato o episodico, chiedendo un suo intervento diretto e dirimente»: scrive così, Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in una lettera inviata al ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni, denunciando il caso riguardante una famiglia italiana trasferitasi a Bruxelles in Belgio, per motivi di lavoro, assieme alla figlia, una bimba con sindrome di Down.
«La famiglia – scrive Falabella – segnala e lamenta le gravi difficoltà di inclusione della figlia nella scuola italiana di quella città. Alla famiglia stessa, infatti, i responsabili della scuola hanno riferito che lo statuto della stessa non prevedrebbe l’accoglienza di alunni con disabilità. La frequenza alla scuola secondaria di primo grado sarebbe dunque stata accettata come mero “atto di cortesia” e non piuttosto come un diritto. Gli stessi responsabili si sono riservati la successiva valutazione circa la possibilità di continuare a garantire la frequenza».
«La nostra perplessità è notevole», dichiara il Presidente della FISH, ricordando – fatto ben noto – che «l’Italia viene considerata un ottimo esempio di inclusione scolastica da moltissimi Paesi, grazie a una normativa avanzata e a una buona organizzazione didattica. Risulta quindi paradossale che tale spirito e queste disposizioni, per altro rafforzate da numerosi pronunciamenti della Corte Costituzionale, siano ignorati proprio nelle scuole italiane all’estero».
A rivolgersi alla FISH è stata una delle organizzazioni aderenti alla Federazione, vale a dire l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), per fare in modo che trovi immediatamente una soluzione all’inaccettabile discriminazione.
«Vi è una questione di principio – sottolinea ancora Falabella nel suo messaggio al ministro Gentiloni – e una situazione concreta su cui non possiamo transigere e su cui ci vedremo costretti, assieme all’AIPD, a dare il massimo rilievo sia con comunicazioni alla stampa che con eventuali azioni in giudizio». «Prima però di intraprendere questo percorso conflittuale – conclude – preferiamo rivolgerci a lei affinché venga individuata una soluzione al caso di specie e vengano impartite istruzioni per far sì che questi episodi siano fermamente scongiurati». (S.B.)
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