Preoccupati per il futuro, ma non rassegnati né individualisti. I giovani italiani continuano a fare volontariato e si impegnano di più rispetto al passato: è quanto emerge da una recente analisi condotta dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione, basandosi sui dati forniti dall’ISTAT nell’indagine dedicata agli Aspetti della vita quotidiana.
Per le persone di età inferiore ai 35 anni, infatti, il tasso di partecipazione alle attività di volontariato si colloca fra il 10 e il 12%, un dato positivo e in aumento rispetto alle stime del passato, pur rimanendo comunque inferiore a quello degli adulti.
Nel dettaglio, la stima complessiva dei giovani fra i 14 e i 29 anni che fanno volontariato è di 1.050.000 persone, mentre la curva della partecipazione raggiunge il proprio massimo fra i 40 e i 64 anni, attestandosi su valori attorno al 15%.
«Pur vivendo in un mondo profondamente diverso dal passato – è il commento di Alessandro Bianchini, presidente della Fondazione Volontariato e Partecipazione – i giovani di oggi non sono ostili all’impegno volontario. I dati che abbiamo rielaborato dimostrano un lieve aumento dell’impegno giovanile negli ultimi anni. E dimostrano anche il forte ruolo esercitato dalle organizzazioni di volontariato nel reclutarli e accoglierli». In tal senso, l’analisi della Fondazione smentisce la tendenza presente nel dibattito italiano secondo cui i giovani si impegnerebbero di più in attività informali che non in forme organizzate.
«Il volontariato italiano -aggiunge Edoardo Patriarca, presidente del CNV (Centro Nazionale per il Volontariato) – svolge anche un ruolo educativo fondamentale nei confronti delle giovani generazioni. Questi dati dimostrano che i giovani sono ancora attratti dalle associazioni e queste devono essere capaci di aprire le porte, essere inclusive, accoglienti, saper formare nuove generazioni di cittadini responsabili. In una società che perde progressivamente i punti di riferimento civili, il volontariato è una speranza per la tenuta e la coesione sociale del Paese».
Ci sono per altro anche luci e ombre, rispetto alla tenuta dell’impegno dei giovani tra i 14 e i 29 anni. La loro partecipazione, infatti, varia nelle diverse aree del nostro Paese, con le punte più alte al Nord, rispetto al Centro e soprattutto al Sud.
Nel Nord-Ovest d’Italia vi è il tasso più elevato di volontariato dei giovani in forma organizzata (10,5%), mentre il Nord-Est e le Isole sono le zone in cui è il volontariato individuale a raggiungere la quota più significativa.
Per quanto poi riguarda il genere, va detto che i giovani impegnati nel volontariato – organizzato o individuale che sia – si distribuiscono abbastanza equamente fra maschi e femmine, anche se le seconde evidenziano una leggera prevalenza fra coloro che svolgono tale attività in forma esclusivamente individuale.
Una nota, infine, anche rispetto al tasso d’istruzione e ai settori d’impegno.
Nemmeno I giovani fanno eccezione alla nota evidenza che mostra una forte correlazione tra livello d’istruzione e tasso di partecipazione al volontariato: infatti, fra coloro che hanno un’età compresa tra i 20 e i 34 anni il tasso di partecipazione dei laureati (16,3%) è quasi il triplo di quello di coloro che sono in possesso della sola licenza media o di un titolo inferiore (6%).
Parlando poi di settori d’impegno, le preferenze dei giovani non si discostano in misura significativa da quelle degli adulti e degli anziani. Si può notare solo un maggiore interesse per le associazioni attive nel settore dell’istruzione (5,3% contro una media del 3,1%) e una minore attenzione per quelle che si occupano del sociale (11,7% contro una media del 14,2%). (S.B.)
È disponibile il documento completo intitolato Giovani e volontariato, i numeri dell’impegno in Italia, reso pubblico nel dicembre scorso dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione, in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@volontariatoepartecipazione.eu.