Potenziare l’occupabilità di persone con disabilità visiva: è questo il programma del nuovo progetto di ricerca avviato dall’IRIFOR, l’Istituto Nazionale di Ricerca, Formazione e Riabilitazione dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), insieme al Dipartimento di Matematica “G. Peano” dell’Università di Torino, con il coordinamento di Anna Capietto, docente di Analisi Matematica e referente per la disabilità di quello stesso Dipartimento. L’iniziativa si avvale del sostegno della Città Metropolitana di Torino e della collaborazione dell’UICI del capoluogo piemontese.
È del resto ormai biennale la collaborazione dell’IRIFOR con l’Università di Torino, all’interno di un progetto di ricerca per la diffusione e l’utilizzo delle nuove tecnologie per l’accesso agli studi universitari da parte di giovani con disabilità e con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), nell’ottica dei princìpi dell’accessibilità universale, della personalizzazione didattica e dell’inclusione, con il coordinamento di Marisa Pavone, docente di Didattica e Pedagogia Speciale al Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione e delegata del rettore per la disabilità nell’Ateneo torinese, e della già citata Anna Capietto. Questa volta, invece, il focus si è incentrato sulle nuove opportunità di lavoro per le persone con disabilità visiva, offerte dall’applicazione nei processi gestionali delle più recenti tecnologie, fermo restando che i sofware utilizzati rispettino i princìpi dell’accessibilità informatica.
Questa nuova ricerca parte da alcune considerazioni di fondo: l’attuale organizzazione del mercato del lavoro – più che la ricerca di nuove professioni cui poter avviare tante persone con disabilità visiva – richiede di individuare, all’interno delle varie aziende e servizi, possibili “situazioni di lavoro” in cui collocare la “persona giusta al posto giusto”, vista anche la nuova modalità prevista dalla Legge 183/14 (il cosiddetto Jobs Act), che ha stabilito la chiamata individuale generalizzata dei lavoratori con disabilità.
Inoltre, se l’uso delle nuove tecnologie nei diversi processi aziendali consente potenzialmente ai disabili visivi di svolgere con produttività e soddisfazione personale mansioni che in passato erano loro precluse, è altresì vero che la scarsa “cultura dell’accessibilità informatica” rende di fatto inaccessibili i database e gli archivi utilizzati, impedendone il collocamento.
La ricerca per potenziare l’occupabilità dei diciassette giovani laureati con disabilità visiva che l’Università torinese, l’IRIFOR e il Centro per l’Impiego hanno individuato si servirà dell’esperienza che il Dipartimento di Matematica dell’Ateneo ha tratto dal progetto denominato DAPARI (Disabilità in Azienda, Professionalità Avanzata, Ricerca e Integrazione), coordinato anch’esso da Anna Capietto e finalizzato in particolare a curare il passaggio tra l’Università e il mondo del lavoro, nonché i risultati della ricerca sopracitata sull’accessibilità dei testi scolastici.
Il 25 febbraio prossimo, quindi, partirà il mini-percorso di venti ore di potenziamento operativo, nel corso del quale le diciassette persone coinvolte, con la guida dei ricercatori e di alcuni tutor con disabilità visiva, prenderanno dimestichezza con i problemi di accessibilità e con le modalità utili al loro possibile superamento.
Nel successivo mese di aprile, poi, verranno individuati otto corsisti che saranno inseriti con una “borsa lavoro” in altrettante aziende, per uno “stage tutorizzato” di sei mesi, al termine del quale si auspica che almeno qualcuno di loro possa essere assunto dall’impresa dove avrà svolto il tirocinio.
Attraverso questo nuovo progetto, l’IRIFOR – proseguendo nel proprio impegno alla ricerca di nuove possibilità di lavoro per i giovani con problemi di vista – vuole in sostanza riuscire a definire un “processo virtuoso” da standardizzare e diffondere, un modello che serva alle sedi locali dell’Istituto come strumento per cercare idonee situazioni di lavoro sul proprio territorio; per definire le modalità di analisi del sofware utilizzato e il suo possibile adattamento per renderlo accessibile; per individuare quale sia la migliore formazione specifica necessaria a una persona con disabilità visiva che aspiri al posto di lavoro; per rendere disponibile una valida procedura di approccio con le aziende, ai fini del tirocinio, della gestione e del monitoraggio di esso.
Sullo sfondo, quello che costituisce certamente un altro importante obiettivo della ricerca, vale a dire la messa a punto di un processo capace di superare l’attuale “sperimentalismo a macchia di leopardo”, spesso improvvisato e improduttivo, in modo tale da permettere all’IRIFOR di avviare una “sperimentazione strutturata” sull’intero territorio nazionale, per l’inserimento dei giovani con disabilità visiva in situazioni di lavoro diverse da quelle delle professioni “tipiche” del centralinista, del fisioterapista e dell’insegnante.