«Forse non è chiaro, agli Assessori Regionali preposti, che cosa significhi per una famiglia vivere con una persona con disabilità mentale, forma di disabilità che non concede tregua e non consente una vita familiare degna di questo nome. Ci saremmo aspettati per queste centinaia di persone con “disabilità invisibile”, escluse dal mondo scolastico, sociale, sentimentale e lavorativo, un incremento delle “borse lavoro” e di ben altri servizi da parte dei Dipartimenti di Salute Mentale, per restituir loro la dignità e dare risposte alle famiglie gravate da un peso insopportabile, diventando esse stesse “portatrici sane di disabilità”. E invece, se la Legge Regionale 94/00 [“Istituzione di borse lavoro a favore della utenza psichiatrica”, N.d.R.] non verrà rifinanziata e i servizi non verranno incrementati, saremo al fianco di quelle persone e delle loro famiglie, per occupare insieme la Regione Abruzzo, visto che sembra essere questo l’unico modo per salvaguardarne i diritti e la dignità».
La denuncia proviene da Claudio Ferrante, presidente dell’Associazione Carrozzine Determinate Abruzzo e riguarda appunto l’annuncio, dato dalla Regione Abruzzo, che dal 29 febbraio non finanzierà più le “borse lavoro” e l’ergoterapia per più di trecento malati psichiatrici.
«Sono ormai sedici anni – spiega Ferrante -, ovvero dall’anno in cui entrò in vigore la Legge Regionale 94/00, che più di trecento persone hanno svolto attraverso l’istituto dell’ergoterapia e delle “borse lavoro” progetti di formazione e inserimento lavorativo. 2 ore al giorno per un totale di 10 ore settimanali e un importo di 233 euro mensili. Si tratta di interventi terapeutici riabilitativi che hanno offerto a questi giovani esperienze e legami sociali di valorizzazione e sviluppo delle proprie capacità, di appartenenza, di riconoscimento come parte di un tessuto sociale. Tutto ciò, tra l’altro, ha anche permesso alla Regione Abruzzo un risparmio economico notevole: infatti i beneficiari del servizio hanno ridotto il ricorso ai ricoveri ospedalieri ed evitato il soggiorno presso centri residenziali specifici».
«La Regione Abruzzo – conclude Ferrante – si sta assumendo una grave responsabilità: infatti, se sarà interrotto il servizio riabilitativo, le persone interessate andranno incontro a riacutizzazioni di crisi e a un peggioramento della loro situazione psicofisica, con gravi costi sociali, economici e sanitari». (S.B.)
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