«Sono di diverse migliaia di euro (circa 1.100 al mese) le fatture che sono arrivate e che continuano ad arrivare nelle Marche a casa dei familiari di persone con disabilità o con problemi di salute mentale, che vivono in strutture residenziali. E ciò in seguito all’entrata in vigore, dallo scorso mese di gennaio, di quelle Delibere Regionali che prevedono quote di compartecipazione a carico di utenti precedentemente esenti. Si tratta di effetti pesantissimi su centinaia di famiglie, effetti che non dovevano verificarsi, stante l’impegno assunto dalla Regione nel 2013, tramite la Delibera di Giunta Regionale n. 1195, di istituire un Fondo di Solidarietà, al fine di sostenere le maggiori spese a carico dell’utente e/o del Comune, a seguito dell’applicazione delle citate Delibere. Un fondo stimato in circa 7-10 milioni di euro, la cui quantificazione avrebbe dovuto essere definita con un successivo atto».
Incomincia così la nota prodotta dalle decine di organizzazioni che compongono la Campagna Regionale Trasparenza e diritti e il CAT Marche (Comitato Associazioni Tutela), denunciando poi che quel Fondo di Solidarietà non verrà affatto istituito.
«Quando le attese e i silenzi si prolungano oltre tempi ragionevoli – prosegue infatti la nota – è impossibile che non sorgano il sospetto, il timore e poi la certezza che la promessa non venga mantenuta. E così, nel perdurante silenzio regionale, giungono nuove lettere di sollecito agli utenti e ai loro familiari, nelle quali si comunica che, a seguito di un incontro con la Regione avvenuto il 15 gennaio scorso, si è avuta conferma “che il Fondo di Solidarietà non verrà istituito”. Gli oneri, dunque, saranno chiesti direttamente all’utente, che poi dovrà eventualmente rivolgersi al proprio Comune per richiedere la compartecipazione. E tuttavia, diversi Comuni hanno già risposto che non hanno risorse per fronteggiare queste nuove spese».
«Ancora un volta – denunciano le organizzazioni marchigiane – ben più di un cerino acceso viene lasciato nelle mani degli “ultimi della fila”, di persone che si trovano a fronteggiare situazioni di grandissima difficoltà. Diventano improvvisamente debitrici di cifre di grandi dimensioni e le si abbandona al linguaggio burocratico delle lettere o alle braccia allargate dei funzionari comunali. Sconvolge per altro, in tutta questa vicenda, l’assenza di un’assunzione di responsabilità da parte della Regione, che di fronte alle ripetute sollecitazioni, lascia centinaia di persone in una situazione di grandissima angoscia, facendo finta di dimenticare l’impegno assunto».
«Chiediamo allora ai Comuni – concludono Trasparenza e diritti e il CAT Marche – di non fingere che il problema riguardi qualcun altro, come se essi non fossero direttamente “tirati dentro” alla questione e di assumere tutte le iniziative opportune presso la Regione Marche, affinché quest’ultima renda effettiva la responsabilità che ad essa compete, provvedendo a finanziare il Fondo e a stabilire i criteri per l’accesso. Il rischio evidente è che, volenti o nolenti, toccherà ai Comuni assumersi gran parte dei costi, facendo capo a fondi per il sociale già pressoché inesistenti. Ma davvero tutto questo è inevitabile?». (S.B.)
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