«Dire che siamo contenti è riduttivo: i diritti civili, il diritto di scelta, le pari opportunità, la vita indipendente sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità sono stati pienamente riconosciuti. Avremmo voluto non essere costretti a subire le umiliazioni che ci hanno portato a questa diatriba, ma per la poca perspicacia di qualcuno, per la prima volta nella storia di questo Comune siamo dovuti ricorrere al TAR, invece di risolvere tutto con una collaborazione tranquilla e civile, che era stata ampiamente proposta, come è sempre stato fatto fin dalla nascita del Comune con tutte le Amministrazione che si sono succedute».
Così Alessandra Colonna, presidente dell’Associazione Leg.Arco di Fiumicino (Roma), commenta la Sentenza n. 2984 depositata l’8 marzo scorso dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, che ha condannato il Comune di Fiumicino, rispetto all’applicazione del proprio regolamento del servizio di assistenza indiretta alle persone con disabilità, «per non avere correttamente operato – come riferiscono da Leg.Arco -, per avere posto in essere una grave violazione delle regole di correttezza e buona fede, all’insegna di una condotta negligente e per avere causato “danno patrimoniale” e “danno non patrimoniale”».
A tratteggiare una rapida “storia” della vicenda è la stessa Associazione romana: «Tutto è iniziato nel gennaio del 2014, quando il Comune di Fiumicino ha applicato un nuovo regolamento sull’assistenza indiretta per persone con disabilità grave, tagliando il budget destinato agli utenti, in modo retroattivo, senza precedenti avvisi e senza operare alcuna distinzione tra una persona e l’altra; senza cioè considerare le condizioni fisiche e familiari dei singoli utenti. Questa, è opportuno ricordarlo, è una forma assistenziale che deriva dalla Regione, sia nei criteri che nei finanziamenti, e che trova appunto attuazione tramite i Comuni. Ebbene, a nulla sono valse le rimostranze di utenti e familiari, che sostanzialmente si sono visti ridurre fino al 70% l’assistenza, da un giorno all’altro. E stiamo parlando naturalmente di persone non autosufficienti e non in grado di provvedere ai proprio bisogni primari come mangiare, lavarsi, alzarsi dal letto e così via».
«In quel periodo – proseguono da Leg.Arco – si spesero molte parole, vennero fatte molte promesse, gli utenti si recarono più volte in Consiglio Comunale per portare alla luce la loro condizione, ma tutta l’Amministrazione Comunale si dimostrò sorda, cieca e muta al riguardo. Pertanto, davanti a tale atteggiamento, le persone, sostenute dalla nostra Associazione, si sono viste costrette loro malgrado a rivolgersi alla legge e supportate da uno studio legale romano hanno presentato ricorso al TAR, denunciando la situazione di gravità venutasi a creare. Fino ai giorni nostri, quando il Tribunale ci ha dato pienamente ragione, condannando il Comune di Fiumicino».
Un ottimo precedente, non c’è che dire, che vede uniti nella soddisfazione anche l’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) e la nostra stessa testata. (S.B.)
Per poter consultare la Sentenza del TAR del Lazio di cui si parla nella presente nota, oltreché per ulteriori informazioni e approfondimenti: alessandracolonna1@virgilio.it.