Amo l’Italia. Tante cose non funzionano, ma sono convinto che il mio sia un Paese straordinario, non son nuovo a scriverlo. Sarà che più di quelle mediocri mi influenzano le belle persone che conosco e che mi fanno conoscere cose belle.
Una di queste è fulcro di una campagna di crowdfunding [raccolta fondi nel web, N.d.R.], impreziosita da un deciso valore sociale. L’oggetto che mi infonde tanto ottimismo è una stampella avveniristica, bella, efficace e in grado di rivoluzionare l’idea stessa di gruccia. Il suo nome è Tompoma, ha una storia particolare a partire dal nome – che sembra astruso ed in realtà lo è – e non da meno è il suo ideatore.
Renato Brignone è una persona che ha fatto virtù della necessità. Nato con una malformazione alla gamba destra e uso a muoversi con le stampelle, in vita sua ne ha rotte molte. Cose che capitano quando un ausilio si adopera frequentemente. Magari per scalare il Monte Rosa, come ha fatto lui nel 2002. E cose che capitano se ci pensi su e ti accorgi che quell’ausilio non è il massimo della vita. Considerazione cui è possibile che molti siano giunti senza riuscire ad andare oltre.
Tompoma! Non è un’esclamazione figlia di un neologismo. Per dirla con le parole di Renato, è proprio una “supercazzola”, una parola che non c’entra niente, che serve a stupire e a prendere in giro, che butti lì e vedi l’effetto che fa. La pronuncia Renato scendendo dal Monte Rosa e quando, una settimana dopo, gli si rompe l’ennesimo paio di stampelle e si ficca in testa di realizzare una gruccia nuova, il nome c’è già: Tompoma, appunto.
Tompoma è davvero un oggetto innovativo. Nasce nel 2010 ed è robusta, comoda ed elegante. Può essere rifinita in vari modi, ma, soprattutto, sfrutta una curvatura sul suo asse verticale, una specie di “zigzago” lungo il classico tubo che caratterizza tutte le stampelle e che da terra arriva all’avambraccio. Questo accorgimento rende il movimento della persona che la usa più fluido e l’ausilio più versatile. Esso, infatti, può essere appoggiato al bancone di un bar o di una biglietteria senza il rischio che scivoli o che i piedini sporgano così tanto da essere di intralcio per i passanti.
L’ausilio rivoluziona il modo di concepire la stampella. Muovendosi meglio, e con maggior sicurezza e minor impatto sugli altri, non poteva non trovare l’interesse dei clienti e dei rivenditori. E questo è stato fonte di successo e grane. Ecco perché siamo arrivati al crowdfunding e alla ricerca di eventuali partner affidabili che vogliano contribuire alla “rivoluzione Tompoma”. Vale la pena di spendere due righe per spiegare che cosa è successo di tanto ingegno.
Impiantata l’azienda a Verbania, la sede legale a Torino, e partite le vendite attraverso un rivenditore tedesco, un’azienda ha fatto causa a Renato, sostenendo di avere brevettato prima di lui un prodotto simile. Nasce il contenzioso. Si va per vie legali e Renato racconta che «in prima istanza il tribunale tedesco ha annullato il marchio del nostro concorrente, perché anche quello non è stato ritenuto valido». Ora il brevetto avversario è decaduto e questo ha finalmente chiuso la diatriba. La produzione, che nel frattempo era stata sospesa quanto il relativo sito internet, è così ripresa. Ma tutto questo è costato un sacco di soldi.
Nel trascorso anno di pausa, l’azienda ha potuto studiare nuove soluzioni e concepire un nuovo brevetto, stavolta dopo accurate verifiche che nulla di simile esista al mondo, valido in Europa, Giappone e Stati Uniti. Questo, però, è fonte d’ulteriori esborsi e allora trovare una forma di finanziamento si è reso necessario.
Il crowdfunding sembrava la scelta giusta, ma a Renato non andava di chiedere soldi alla gente. Così ci ha pensato su e ha individuato questa nuova formula, per cui versando anche solo un euro sul sito del crowdfunding, questo viene devoluto a favore di Emergency. E con lo stesso principio sulla pagina si possono acquistare le stampelle: ad ogni acquisto, a prezzo scontato, si può scegliere se tenere il prodotto o donarlo all’Associazione di Gino Strada.
Arrivati a 15.000 euro di raccolta fondi, partirà la seconda fase del crowdfunding, ossia un’ulteriore raccolta per investire in ricerca e innovazione, anche per abbassare il prezzo di Tompoma, ancora alto, sia per l’uso di materiali costosi come il titanio e il lavoro di ricerca, sia per la dimensione artigianale dell’azienda.
Se non fosse per le vicissitudini legali, questa sarebbe una storia solamente bella. Ma senza quei problemi, forse non saremmo mai arrivati al crowdfunding e alle donazioni ad Emergency. Per renderla ancora più bella potrebbe essere il caso di sostenere Renato. Un imprenditore che non pensa solo al denaro.