La vita indipendente è un cammino possibile, da fare insieme

di Cecilia Marchisio* e Natascia Curto*
La storia di Davide - coinvolto nel progetto piemontese denominato “VelA-Verso l’Autonomia” e che nei giorni scorsi ha annunciato pubblicamente l’inizio della sua vita autonoma - dimostra che camminando insieme alla propria comunità, la vita indipendente per le persone con disabilità intellettiva è davvero possibile. «Sostenendo Davide - scrivono Cecilia Marchisio e Natascia Curto - la comunità cresce e impara modi nuovi di includere, di sostenere chi è fragile nel rispetto dei diritti»
Davide annuncia alla comunità di Robilante (Cuneo) l'inizio della sua vita autonoma
In una sala gremita, Davide (al centro) annuncia alla comunità di Robilante (Cuneo) l’inizio della sua vita in autonomia

La vita indipendente è un diritto di tutte le persone con disabilità sancito dalla Convenzione ONU che le riguarda. Ma la vita indipendente è anche un cammino, e soprattutto uno sguardo: uno sguardo che riconosce la persona con disabilità intellettiva come un adulto, un cittadino.

L’8 aprile scorso Davide ha inaugurato la sua nuova casa. Alla festa c’erano tutti: colleghi, il sindaco e l’assessore, amici, concittadini. Davide è uno dei giovani che partecipano al progetto denominato VelA-Verso lAutonomia, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (CRC) e attuato dal Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino [se ne legga già ampiamente nel nostro giornale, N.d.R.].
Quando Davide e la sua famiglia hanno incontrato il Progetto VelA, quello sguardo su di lui era un pezzo importante di strada già compiuto. Nel contesto della sua vita, nel paese dove è nato e cresciuto [Robilante, in provincia di Cuneo, N.d.R.], grazie al lavoro della sua famiglia, questo sguardo è stato contagioso: le persone – i compagni di scuola, gli amici, i negozianti, i vicini, il vigile – hanno poco a poco imparato a guardare Davide non come un “ragazzo Down”, ma come un cittadino, un cliente, un vicino e poi, con l’arrivo dei primi tirocini, un commesso, un addetto alle pulizie e infine “il bidello della scuola”.

Secondo la metodologia di VelA – basata sulle pratiche dialogiche e sul rispetto del principio del “niente per noi senza di noi” – non c’era per Davide un percorso prefissato con tappe e livelli. Il primo passo è stato incontrare Davide e la sua famiglia per raccogliere i loro desideri e stabilire a partire da questi gli obiettivi del percorso.
Il Progetto VelA, infatti, costruisce la vita indipendente partendo dal presupposto per cui non esiste un livello base di competenze e abilità da raggiungere per potervi “accedere”: la Convenzione ONU afferma che la vita indipendente è un diritto di tutte le persone con disabilità. Per questa ragione, i percorsi verso la vita indipendente di VelA integrano sistematicamente la dimensione delle competenze e quella del sostegno. Com’è per ciascuno di noi, anche nell’esistenza delle persone con disabilità la vita quotidiana è un continuo intreccio di cose che “faccio da solo” e di punti, azioni, momenti, in cui mi serve aiuto.

Giorno dopo giorno il cambiamento si è fatto più concreto e il futuro più vicino. La famiglia, le educatrici, le Istituzioni hanno lavorato insieme, ma il percorso di vita indipendente di Davide è stato il frutto di una spinta collettiva ancora più ampia: tutto il paese lo ha sostenuto nel suo percorso.
La vita indipendente di un cittadino con disabilità, dunque, come ci hanno mostrato gli abitanti di Robilante, non è qualcosa che riguarda solo gli addetti ai lavori. Ognuno ha fatto la sua parte: il progetto ha lavorato con la Giunta Comunale, su quel piano istituzionale che deve accompagnare ogni percorso di vita indipendente perché sia solido, e già nel novembre dello scorso anno il Comune ha deliberato il sostegno – anche finanziario – alla vita indipendente dei suoi cittadini con disabilità. I colleghi della scuola dove Davide lavora si impegnano quotidianamente a mantenere su di lui quello “sguardo” che lo vede adulto e lavoratore, e che gli permette di andare avanti su questa strada. I colleghi volontari della biblioteca gli affidano compiti di responsabilità, i concittadini lo conoscono, sono al corrente del suo percorso, fanno il tifo per lui.
Anche la scelta e la sistemazione della casa di Davide – il Progetto VelA, infatti, non prevede appartamenti o luoghi dove abitare: coerentemente con quanto afferma la Convenzione ONU, ciascuna persona sceglie dove e con chi vivere – è stata un’occasione di coinvolgimento per la comunità. I colleghi e gli amici, l’associazione sportiva di cui Davide fa parte e i dipendenti della biblioteca dove è volontario, tutti si sono attivati per contribuire: chi regalando un arredo, chi i piatti, chi passando a trovarlo ogni tanto.
Questo sostegno della comunità si sviluppa anche grazie agli educatori che agiscono come “enzima della partecipazione”, riprendendo le maglie della rete naturale e rinforzando questi puntelli come qualcosa di solido, di condiviso, di assicurato: ciascuno fa la sua parte, ciascuno ha la consapevolezza di essere parte del concretizzarsi del diritto alla vita indipendente di Davide.

Ora Davide vive da solo, ma non è da solo: certo, non è in un servizio residenziale, ma c’è la sua comunità di appartenenza che lo sostiene e lo accompagna.
Il percorso non termina qui: quello alla vita indipendente, alla cittadinanza è un diritto che va praticato ogni giorno, non uno “status” che si ottiene una volta per tutte. Davide e la comunità di Robilante hanno mostrato che se si cammina tutti insieme, la vita indipendente per le persone con disabilità intellettiva è davvero possibile. Sostenendo Davide, la comunità cresce e impara modi nuovi di includere, di sostenere chi è fragile nel rispetto dei diritti.

Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino.

Per approfondire ulteriormente: vela@fondazionecrc.it.

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