La vita indipendente è un diritto di tutte le persone con disabilità sancito dalla Convenzione ONU che le riguarda. Ma la vita indipendente è anche un cammino, e soprattutto uno sguardo: uno sguardo che riconosce la persona con disabilità intellettiva come un adulto, un cittadino.
L’8 aprile scorso Davide ha inaugurato la sua nuova casa. Alla festa c’erano tutti: colleghi, il sindaco e l’assessore, amici, concittadini. Davide è uno dei giovani che partecipano al progetto denominato VelA-Verso l’Autonomia, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (CRC) e attuato dal Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino [se ne legga già ampiamente nel nostro giornale, N.d.R.].
Quando Davide e la sua famiglia hanno incontrato il Progetto VelA, quello sguardo su di lui era un pezzo importante di strada già compiuto. Nel contesto della sua vita, nel paese dove è nato e cresciuto [Robilante, in provincia di Cuneo, N.d.R.], grazie al lavoro della sua famiglia, questo sguardo è stato contagioso: le persone – i compagni di scuola, gli amici, i negozianti, i vicini, il vigile – hanno poco a poco imparato a guardare Davide non come un “ragazzo Down”, ma come un cittadino, un cliente, un vicino e poi, con l’arrivo dei primi tirocini, un commesso, un addetto alle pulizie e infine “il bidello della scuola”.
Secondo la metodologia di VelA – basata sulle pratiche dialogiche e sul rispetto del principio del “niente per noi senza di noi” – non c’era per Davide un percorso prefissato con tappe e livelli. Il primo passo è stato incontrare Davide e la sua famiglia per raccogliere i loro desideri e stabilire a partire da questi gli obiettivi del percorso.
Il Progetto VelA, infatti, costruisce la vita indipendente partendo dal presupposto per cui non esiste un livello base di competenze e abilità da raggiungere per potervi “accedere”: la Convenzione ONU afferma che la vita indipendente è un diritto di tutte le persone con disabilità. Per questa ragione, i percorsi verso la vita indipendente di VelA integrano sistematicamente la dimensione delle competenze e quella del sostegno. Com’è per ciascuno di noi, anche nell’esistenza delle persone con disabilità la vita quotidiana è un continuo intreccio di cose che “faccio da solo” e di punti, azioni, momenti, in cui mi serve aiuto.
Giorno dopo giorno il cambiamento si è fatto più concreto e il futuro più vicino. La famiglia, le educatrici, le Istituzioni hanno lavorato insieme, ma il percorso di vita indipendente di Davide è stato il frutto di una spinta collettiva ancora più ampia: tutto il paese lo ha sostenuto nel suo percorso.
La vita indipendente di un cittadino con disabilità, dunque, come ci hanno mostrato gli abitanti di Robilante, non è qualcosa che riguarda solo gli addetti ai lavori. Ognuno ha fatto la sua parte: il progetto ha lavorato con la Giunta Comunale, su quel piano istituzionale che deve accompagnare ogni percorso di vita indipendente perché sia solido, e già nel novembre dello scorso anno il Comune ha deliberato il sostegno – anche finanziario – alla vita indipendente dei suoi cittadini con disabilità. I colleghi della scuola dove Davide lavora si impegnano quotidianamente a mantenere su di lui quello “sguardo” che lo vede adulto e lavoratore, e che gli permette di andare avanti su questa strada. I colleghi volontari della biblioteca gli affidano compiti di responsabilità, i concittadini lo conoscono, sono al corrente del suo percorso, fanno il tifo per lui.
Anche la scelta e la sistemazione della casa di Davide – il Progetto VelA, infatti, non prevede appartamenti o luoghi dove abitare: coerentemente con quanto afferma la Convenzione ONU, ciascuna persona sceglie dove e con chi vivere – è stata un’occasione di coinvolgimento per la comunità. I colleghi e gli amici, l’associazione sportiva di cui Davide fa parte e i dipendenti della biblioteca dove è volontario, tutti si sono attivati per contribuire: chi regalando un arredo, chi i piatti, chi passando a trovarlo ogni tanto.
Questo sostegno della comunità si sviluppa anche grazie agli educatori che agiscono come “enzima della partecipazione”, riprendendo le maglie della rete naturale e rinforzando questi puntelli come qualcosa di solido, di condiviso, di assicurato: ciascuno fa la sua parte, ciascuno ha la consapevolezza di essere parte del concretizzarsi del diritto alla vita indipendente di Davide.
Ora Davide vive da solo, ma non è da solo: certo, non è in un servizio residenziale, ma c’è la sua comunità di appartenenza che lo sostiene e lo accompagna.
Il percorso non termina qui: quello alla vita indipendente, alla cittadinanza è un diritto che va praticato ogni giorno, non uno “status” che si ottiene una volta per tutte. Davide e la comunità di Robilante hanno mostrato che se si cammina tutti insieme, la vita indipendente per le persone con disabilità intellettiva è davvero possibile. Sostenendo Davide, la comunità cresce e impara modi nuovi di includere, di sostenere chi è fragile nel rispetto dei diritti.
Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino.
Per approfondire ulteriormente: vela@fondazionecrc.it.
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