«Non volevo guarire, non ho mai preteso tanto. Volevo solo avere l’opportunità di vivere, da malato. Guardare da un’altra parte non fa sparire le cose. E non le fa nemmeno dimenticare, perché bisogna sempre ricordarsi di non guardarle»: sta in queste parole pronunciate dal protagonista del libro Gli effetti indesiderati, un giovane, brillante architetto cui intorno ai trent’anni viene diagnosticata la malattia di Parkinson, la chiave dell’opera d’esordio di Roberta Gentile, pubblicata una decina di giorni fa da Frassinelli, nell’imminenza della Giornata Mondiale contro il Parkinson dell’11 aprile.
Coinvolgente romanzo, di grande potenza anche stilistica, Gli effetti indesiderati si caratterizza per un ulteriore merito, quello cioè di “accendere i fari” su una questione tanto spesso sottolineata dalla Confederazione Parkinson Italia, ovvero la percezione errata che di questa patologia neurodegenerativa cronica hanno frequentemente gli organi d’informazione, le Istituzioni e l’opinione pubblica, considerandola una “malattia dei vecchi”. E invece in Italia la metà dei circa 300.000 malati di Parkinson sono in età lavorativa e la stessa età d’esordio si fa sempre più giovane (un paziente su quattro ha meno di 50 anni, il 10% meno di 40 anni). (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Fiammetta Biancatelli (fiammettabiancatelli@gmail.com).
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