Programma d’Azione: il poco che si è fatto vien da “altrove”

Definito come “Biennale” nella sua stessa titolazione, a quasi due anni e mezzo dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il “Programma d’Azione per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità” risulta largamente inevaso e nelle parti di esso in cui qualcosa è stato realizzato, sembra che ciò sia avvenuto grazie alle attività legislative di altri settori. È quanto emerge con chiarezza da un’accurata analisi pubblicata dal Servizio HandyLex.org

Loghi di tutte le forme di disabilità, su sfondi coloratiCom’è ben noto, era il 4 ottobre 2013, quando venne approvato il DPR (Decreto del Presidente del Repubblica) riguardante l’Adozione del Programma di Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il successivo 28 dicembre), che nell’intento del Legislatore doveva individuare «le aree prioritarie verso cui indirizzare azioni e interventi per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità, in una prospettiva coerente ed unitaria alla politica nazionale e locale, al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali della Strategia Europea sulla disabilità 2010-2020 e della Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità».
Ebbene, a due anni e mezzo di distanza, che cosa ha concretamente prodotto quel Programma d’Azione Biennale, ripartito in sette diverse linee di azione (1. Revisione del sistema di accesso, riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità e modello di intervento del sistema socio-sanitario; 2. Lavoro e occupazione; 3. Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società; 4. Promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità; 5. Processi formativi ed inclusione scolastica; 6. Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione; 7. Cooperazione internazionale), sulle quali intervenire con azioni specifiche di taglio legislativo e amministrativo, mettendo in stretta collaborazione l’Amministrazione Centrale dello Stato e quelle locali?

A proporre ora un’accurata analisi su tale tema, della quale suggeriamo caldamente la consultazione, è il Servizio HandyLex.org, che tenta appunto di monitorare i risultati formali e sostanziali raggiunti rispetto a ogni singola linea d’azione del Programma Biennale.
«L’analisi degli effetti del Programma d’Azione – commenta Carlo Giacobini, responsabile di HandyLex.org – fornisce in realtà un panorama assai frastagliato e in linea generale si può dire purtroppo che molte delle azioni previste non risultino affatto realizzate né in prospettiva immediata di realizzazione e non si tratta certo di azioni di poco conto. Al contrario, invece, va rilevato che alcuni aspetti sono stati effettivamente centrati e tuttavia non è chiaro se ciò sia avvenuto per merito del Programma d’Azione o per altri motivi e per altre attività di produzione legislativa nel frattempo innescatesi. L’aspetto dei trasporti, ad esempio, è stato molto condizionato dal recepimento di specifici Regolamenti Europei del tutto indipendenti dal Programma d’Azione e qualcosa di simile si può dire anche per le ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), settore nel quale l’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) ha svolto un’attività interessante ed efficace anche per le persone con disabilità. E ancora, il recente Decreto Legislativo sugli appalti [Decreto Legislativo 50/16, N.d.R.], pubblicato proprio ieri, 19 aprile, in Gazzetta Ufficiale, reca indicazioni molto rilevanti per il futuro degli acquisti di prodotti e servizi, ma anche questo è in scarsa relazione con il Programma d’Azione, mentre, paradossalmente, sugli stessi temi rileviamo una scarsa attenzione nell’elaborazione del Piano Nazionale Scuola Digitale, che riserva pochissime parole alle tecnologie assistive e all’accessibilità degli strumenti e degli ambienti digitali».

Dal punto di vista, poi, degli aspetti maggiormente negativi, secondo Giacobini «siamo ancora molto indietro da una parte rispetto agli obiettivi legati alle nuove modalità di riconoscimento della disabilità, dall’altre alle politiche per la vita indipendente e agli interventi contro la segregazione. Un cenno particolare, inoltre, merita la triste sorte di una specifica Proposta di Legge ben articolata, riguardante gli strumenti di tutela legale e l’amministratore di sostegno. Nonostante le raccomandazioni del Programma d’Azione e nonostante la qualità del testo di quella Proposta, quest’ultima, infatti, giace indiscussa in Commissione Giustizia della Camera dopo ben due anni dalla sua presentazione. Un ragionamento simile a quelli finora sottolineati vale infine per le politiche e i servizi riguardanti il lavoro. Qui le misure derivano in gran parte dalla Legge 183/14 (meglio nota come Jobs Act), sebbene ancora da applicare compiutamente e da rendere efficaci ai fini dell’inclusione delle persone con disabilità. E tuttavia va detto che se non vi fosse stato il Jobs Act, probabilmente nulla di quanto è previsto dal Programma d’Azione sarebbe stato pur così parzialmente realizzato».

«In estrema sintesi – conclude il responsabile di HandyLex.org – il Programma d’Azione è ancora largamente inevaso dopo oltre due anni dalla sua pubblicazione e in attesa, ora, della nuova stesura di un ennesimo Programma!». (S.B.)

Torniamo ancora a suggerire la consultazione dell’accurata analisi elaborata dal Servizio HandyLex.org, sul Programma di Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità.

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