Si esce dalla crisi seguendo nuove strade, identificando nuovi modelli, percorrendo ipotesi di sostenibilità e di gestione precedentemente inesistenti o non praticate: questi presupposti stanno accompagnando a livello mondiale ogni assennata revisione dei sistemi di welfare, soprattutto per quanto essi impattano sui sistemi sanitari, visto che la coincidenza tra aumento delle cronicità e allungamento della vita media sta facendo “saltare” – almeno nei Paesi occidentali – gli equilibri che hanno governato i sistemi di assistenza nei decenni che vanno dal 1970 al 2000.
Ma in questo scenario, che riguarda Europa e Stati Uniti, a che punto è la definizione di un nuovo modello di Sanità italiana?
Questo interrogativo, che dovrebbe spingere la politica nazionale a progettare strade impegnative e innovative, è da alcune parti istituzionali ridotto a una pura analisi economicistica, prospettiva di spaventosa miopia.
Al proposito, in queste settimane circolano documenti più o meno ufficiali di provenienza regionale – e gran merito ha avuto la testata «Il Sole 24 Ore» nell’anticiparli – riguardanti la definizione della nuova governance della Sanità italiana e delle linee guida per un nuovo rapporto tra farmaceutica e politiche territoriali. Purtroppo questi documenti manifestano ancora una volta che l’unico ragionamento attivo in alcuni àmbiti è quello di proseguire nelle alchimie sempre più minute del conto economico, che viene sezionato, limato, ridotto allo spasimo, come fosse l’àncora di salvezza di prospettive politiche colpevolmente deboli.
Ma la Sanità – come ormai ricordato in tutte le sedi più autorevoli – non può essere considerata come un “Bancomat regionale”. Il Paese riparte se la Sanità trova un modello di governance nuovo, differente, autorevole, rivolto al futuro, invece che ancorato a logiche passatiste.
Su queste domande, la nostra Associazione [Associazione Culturale “Giuseppe Dossetti: i Valori- Sviluppo e Tutela dei Diritti”, N.d.R.] sta sviluppando dal mese di marzo scorso una discussione sotto forma di Tavolo di Lavoro Indipendente, un percorso di audit autorevole a porte chiuse, che vuole raccogliere stimoli e spunti per contribuire a una nuova governance della Sanità del nostro Paese.
Il percorso di quel Tavolo di Lavoro è destinato a produrre per il prossimo mese di settembre un documento finale, frutto di contributi provenienti da àmbiti e settori diversi, tutti coinvolti nel miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale.
Al Tavolo, che si sta riunendo alternativamente a Roma e a Milano, partecipano rappresentanti ed esperti delle società scientifiche, delle associazioni dei pazienti, delle aziende farmaceutiche e di medical-device [“dispositivi medici”, N.d.R.], delle istituzioni sanitarie e delle agenzie nazionali, delle realtà del Servizio Sanitario Nazionale e degli ordini professionali. L’obiettivo di questo lavoro è segnatamente quello di arrivare a presentare un documento in dieci punti al presidente del Consiglio Renzi nella prima metà di settembre.
A seguito però delle prime sedute e anche alla luce dei documenti di provenienza regionale pubblicati dal «Sole 24 Ore», i partecipanti al Tavolo Indipendente intendono già oggi richiamare l’attenzione sui seguenti aspetti prioritari, ovvero sui primi punti imprescindibili che la nostra Associazione vuole proporre al dibattito attuale:
° Occorre un cambiamento di direzione prima di tutto culturale e politico: è necessario, infatti, sviluppare, affermare e condividere il valore della salute e della qualità della vita come valore intoccabile per la società italiana; il ruolo di terapie, farmaci, dispositivi medici, vaccini, percorsi terapeutici e cure all’interno di questo valore dev’essere assicurato, garantito e non continuamente ridotto e penalizzato.
° Ne consegue che è necessario assicurare trasparenza e certezza delle regole, anche attraverso un reale dialogo strategico tra Ministero dell’Economia, Ministero della Salute e Conferenza Stato-Regioni.
° È necessario avviare una chiara politica di prevenzione, con stanziamento di fondi certi e superiori a quelli attuali (l’Italia è oggi ultima in Europa nella “classifica” degli investimenti di settore), in grado di diffondere, radicare e assicurare una cultura della salute che generi benessere in ogni età della popolazione, prevenendo patologie e cronicità; in questo modo si generano, come appare evidente, risparmi cospicui nel medio-lungo periodo.
° È necessario avviare un reale sistema di controllo e verifica della spesa sanitaria nel suo complesso. Per questo si propone:
– l’avvio di un sistema nazionale di HTA*, unico, interconnesso, complessivo e trasparente;
– la creazione di un meccanismo trasparente che indichi con chiarezza ai vari portatori d’interesse (stakeholder) e ai cittadini, dove vengono indirizzate le cifre risparmiate con i tagli alla Sanità;
– che la spesa socio-sanitaria e la spesa farmaceutica non siano più insiemi distanti e non integrati;
– il superamento del concetto stesso di tetto di spesa per farmaceutica ospedaliera, con il trasferimento dei prodotti di Classe H nella spesa ospedaliera;
– un impulso deciso e definitivo alla creazione di un sistema unico digitale di dialogo di tutti i sistemi informatici e delle varie cartelle cliniche, affinché i dati sanitari siano disponibili, interconnessi, leggibili e coerenti per tutte le realtà del Servizio Sanitario Nazionale;
– un impulso deciso a stroncare il fenomeno degli sprechi e della corruzione in Sanità, buco nero capace di fare scomparire annualmente oltre un miliardo di euro dalla bilancia delle cure ai pazienti.
° È necessario, infine, riconoscere un sistema di finanziamento indipendente dal “Fondo Innovazione” [il Fondo per i Farmaci Innovativi deciso dal Governo per il biennio 2015-2016, N.d.R.] il quale non deve essere coinvolto in altri ragionamenti economici, evitando così di fungere da “tesoretto” per spese non coerenti.
°L’HTA (Health Technology Assessment) è un approccio multidimensionale e multidisciplinare per l’analisi delle implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali di una tecnologia, attraverso la valutazione di più dimensioni, quali l’efficacia, la sicurezza, i costi, l’impatto sociale e organizzativo. L’obiettivo è quello di valutare gli effetti reali e/o potenziali della tecnologia, sia a priori che durante l’intero ciclo di vita, nonché le conseguenze che l’introduzione o l’esclusione di un intervento ha per il sistema sanitario, l’economia e la società.