Spesso si afferma che le arti marziali non sono soltanto discipline sportive, ma che piuttosto rappresentano una scuola di vita e un vero e proprio strumento di sviluppo personale.
A crederci è certamente l’UICI di Modena (Unione Italiana dei Ciechi degli Ipovedenti), che si dichiara particolarmente soddisfatta del successo ottenuto con il progetto sperimentale denominato Crescere con le arti marziali, condotto all’Istituto Comprensivo Giacomo Leopardi di Castelnuovo Rangone (Modena), allo scopo di unire studenti con disabilità, con disagio certificato e “normodotati”, in esperienze attive, utili a diffondere i valori del rispetto per sé e per gli altri, della disciplina e dell’equilibrio interiore.
“Primo motore” dell’iniziativa è stato lo stesso presidente dell’Associazione, Ivan Galiotto, forte della sua esperienza di allievo del maestro Paolo Ciriesi con il quale conduce tuttora il suo percorso di crescita, fatto di sensibili progressi nel viversi come disabile visivo.
Con la volontà, quindi, di condividere tale opportunità, quattordici ragazzi tra gli 11 e i 14 anni della scuola citata, tra i quali alcuni con disabilità sensoriale e altri con disagio certificato, hanno partecipato tra febbraio e maggio a quattro incontri successivi, sotto la guida di Ciriesi e Galiotto.
In particolare, il gruppo è stato impegnato nell’apprendimento di tecniche di Wing Chun, Brazilian Jujitsu e Jeet Kune Do, discipline per loro natura utili ad accrescere la sensibilità tattile, la capacità di orientarsi e posizionarsi nello spazio e che educano al rispetto di sé e dell’altro, attraverso un tipo di contatto fisico rispettoso ed equilibrato.
«Condiviso con docenti e dirigenti scolastici – spiegano il maestro Ciriesi e l’allievo Galiotto – il nostro intento è stato quello di portare le arti marziali nelle scuole, per veicolare tra i giovani i valori di disciplina, rispetto e solidarietà in un modo nuovo e più efficace perché fruibile da tutti, ognuno con le sue diversità».
I vari allenamenti si sono svolti a coppie, ognuna delle quali composta da un ragazzo con disabilità e da uno “normodotato”, in modo da educare al rispetto delle diversità e alla relazione di aiuto consapevole. «Lavorando infatti su una distanza corporea minima – sottolinea Ciriesi -, su un contatto fisico rispettoso e consapevole, è possibile vivere l’altro senza i pregiudizi di cui spesso, più o meno consapevolmente, siamo complici».
Dal canto loro, i ragazzi coinvolti, i genitori e gli insegnanti dell’Istituto Leopardi sono concordi nel giudicare positivamente l’esperienza, considerandola da ripetersi, estendendola a più gruppi e anche ai bambini delle scuole elementari.
«Questa sperimentazione pilota – aggiunge Galiotto – ha dimostrato innanzitutto, a chi ancora fosse scettico, che parlare di arti marziali non significa parlare di pugni, calci e violenza. Questi mesi con i ragazzi di Castelnuovo hanno sviscerato infatti il valore delle arti marziali come strumento di educazione al rispetto di sé e dell’altro, e tutto questo ci spinge a portare avanti con ancora maggiore determinazione il nostro progetto di dare vita a una Scuola di Arti Marziali costruita sui bisogni speciali dei ragazzi con disabilità sensoriale, ma aperta a tutti, in nome di uno sviluppo comune e di un’inclusione possibile». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: uicmo@uiciechi.it.