Ciao Tore Usala, “SLAleone”, grazie per le tue battaglie

«La lotta consiste nel fatto che ogni individuo è disposto a morire non per difendere astrattamente un ideale, ma per farlo diventare realtà»: una frase che fotografa fedelmente quel che era e ciò per cui si impegnava con le sue battaglie estreme Salvatore “Tore” Usala, vera “anima” del Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e Malattie Altamente Invalidanti), scomparso ieri a Cagliari
Salvatore "Tore" Usala
Salvatore “Tore” Usala, durante una delle sue iniziative di protesta

Sono molti i momenti vissuti in questi ultimi anni che ci legano a Salvatore “Tore” Usala, vera “anima” del Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e Malattie Altamente Invalidanti), scomparso ieri a Cagliari. Sono soprattutto i ricordi delle tante battaglie “estreme” condotte da questo “SLAleone”, definizione che ben si attagliava a questo combattente affetto da SLA (sclerosi laterale amiotrofica), che era anche riuscito, nel 2012, a fare arrivare nella propria casa di Monserrato, presso Cagliari, due ministri della Repubblica (Balduzzi e Fornero), per discutere alla pari di diritti e di assistenza, condizione posta per sospendere uno sciopero della fame.

Così concludeva uno dei suoi ultimi interventi pubblicati da «Superando.it»: «Il nostro consigliere Raffaele Pennacchio [stroncato da un infarto nell’ottobre del 2013, al termine di un presidio di protesta a Roma, N.d.R.] ripeteva continuamente: “Non c’è tempo, non abbiamo tempo” e lo ha dimostrato morendo dopo trentasei ore di estenuante presidio. Non costringeteci a scendere nuovamente in piazza a protestare. Non costringeteci ad altra sofferenza. Crediamo che Palazzo Chigi debba essere il fulcro della produttività politica, non una meta di presidio da parte dei disabili gravissimi. Attendiamo dunque una convocazione immediata, mentre sollecitiamo e invitiamo le altre Associazioni ad aggregarsi alla nostra istanza. Chi vorrà esserci sarà il benvenuto, altrimenti porteremo avanti le nostre ragioni da soli e per tutti».
Parole che, insieme alla frase presente in testa al blog del Comitato 16 Novembre («Quel che ci accomuna è, soprattutto, la scelta di prendere in mano il nostro destino, di essere noi i protagonisti di questo movimento civile ed umano, senza deleghe in bianco a chicchessia») o a quella proposta nella pagina Facebook del Comitato stesso («La lotta consiste nel fatto che ogni individuo è disposto a morire non per difendere astrattamente un ideale, ma per farlo diventare realtà»), fotografano fedelmente quel che era e ciò per cui si batteva Tore Usala, come ha fatto sino a poche settimane fa, quando, nel mese di luglio, era letteralmente andato “all’assalto della Regione”, per i mancati impegni finanziari e organizzativi riguardanti – ma non solo – il Programma Ritornare a casa, attivo in Sardegna nei confronti di persone con severe esigenze di ospedalizzazione a domicilio.
In tale occasione aveva diffuso un comunicato in cui scriveva: «Da oggi sono in sciopero della fame totale, meglio morto che essere preso in giro da dilettanti allo sbaraglio».

Grazie “SLAleone”, per le tue battaglie, e anche per la scritta sulla maglietta che hai indossato durante uno dei tuoi scioperi della fame e della sete, quando minacciavi di non ricaricare la bombola del tuo respiratore: «Al mio segnale scatenate l’inferno», vi si leggeva, celebre citazione dal film Il gladiatore. Nulla di più appropriato. (Stefano Borgato)

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