Ci arrivano dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e dall’IID (Istituto Italiano della Donazione), le prime significative testimonianze successive alla scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi, che fu presidente della Repubblica dal 1999 al 2006.
«Ricordiamo il Presidente Ciampi – dichiara Paolo Virgilio Grillo, presidente dell’AIPD – per la sensibilità e attenzione dimostrata nei confronti delle persone con sindrome di Down. È sotto il suo mandato, infatti, che nel 1999 è nata la collaborazione tra nostra Associazione e la Presidenza della Repubblica, per la realizzazione di stage per ragazzi con sindrome di Down presso le cucine e i giardini del Quirinale. Un’esperienza che da allora non si è mai interrotta e che anzi si è ampliata nel tempo, coinvolgendo anche la biblioteca e la tenuta presidenziale di Castelporziano. Più di duecento giovani con sindrome di Down provenienti da tutta Italia hanno avuto fino ad oggi l’opportunità di vivere questa esperienza unica».
Fa riferimento invece alla Legge che nel 2015 ha istituto il Giorno Nazionale del Dono (4 ottobre), Edoardo Patriarca , presidente dell’IID e del CNV (Centro Nazionale per il Volontariato), Legge il cui iter era partito nel novembre 2013, proprio grazie al sostegno di Ciampi, che ne era stato tra i primi firmatari.
Citando le stesse parole del Presidente Emerito («La Legge istitutiva del Giorno Nazionale del Dono è il coronamento dell’impegno, della tenacia, della passione delle attività dell’Istituto Italiano della Donazione per l’affermazione e la diffusione dei valori costitutivi dell’Istituto stesso: gratuità, solidarietà, condivisione. Categorie, queste, oggi tanto invocate quanto spesso contraddette»), Patriarca sottolinea quanto esse «ci avessero commossi, spronandoci ad andare avanti e a far crescere le ragioni del dono e della solidarietà».
«Ciampi – aggiunge – non è stato solo il primo firmatario e grande protagonista di quella Legge, fino a che le forze lo hanno sostenuto, ma nella sua lunga parabola politica e istituzionale ha sempre lavorato per costruire un’Italia più coesa, più solidale. Più degna. E se oggi il nostro è un Paese che, nonostante le crisi e le difficoltà, mantiene accesi i fari della speranza, è anche merito suo». (S.B.)
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