Treni che per le Sale Blu [i punti di riferimento ferroviari per le persone con disabilità o ridotta mobilità, N.d.R.] “non esistono”, carrozze accessibili “fantasma”, probabili violazioni della Carta dei Servizi: per le persone con disabilità che vogliono prendere un treno, gli ostacoli non sono solo architettonici.
Ben lo testimonia la vicenda di Chiara, ove il nome è di fantasia, mentre la storia è del tutto reale. L’abbiamo intervistata perché il suo racconto mostra come perfino i servizi nati per agevolare le persone con disabilità, come appunto le Sale Blu, talvolta si mettano di traverso, fino a negare l’accesso al treno anche quando in realtà sarebbe accessibile.
«Capisco che ci siano treni vecchi e barriere architettoniche che non si abbattono in un giorno – spiega Chiara, che si sposta abitualmente sulla rete ferroviaria – ma non poter viaggiare solo perché la Sala Blu fornisce informazioni errate no, questo nessuna persona con disabilità dovrebbe accettarlo».
Che cosa ti è successo?
«Di tutto, in particolare con la Sala Blu di Verona. La cosa più assurda? Ho scritto una mail per chiedere l’assistenza con elevatore per viaggiare con l’Eurocity 84, sulla tratta del Brennero, e mi è stato risposto che quel treno non c’era. Non che non era accessibile, proprio che non esisteva! Sul serio. Ho dovuto inviare lo screenshot [“schermata”, N.d.R.] dell’orario, visibile a chiunque sul sito di Trenitalia, per farmelo prenotare».
Potrebbe essere stata una semplice svista…
«E la perdonerei volentieri, se fosse un disservizio isolato. Purtroppo non è così: hanno anche cercato di impedirmi l’accesso ai treni “non attrezzati”, cioè quelli che non hanno il posto dedicato alla carrozzina. In teoria un disabile può usarli lo stesso, se è in grado di spostarsi dalla carrozzina, piegarla e mettersi a sedere sul sedile normale. È una possibilità espressamente prevista dalla Carta dei Servizi di Trenitalia e io ne usufruisco abitualmente. Solo che ogni tanto trovo un operatore che cerca di negarmi il servizio».
Ma su quali basi possono negarti un servizio normalmente garantito?
«Non so. Ricordo che una volta l’operatore non voleva proprio sentire ragioni: secondo lui, in quanto disabile, io potevo prendere solo treni attrezzati. Dopo avere insistito e lottato al telefono per un pomeriggio, un altro operatore mi ha finalmente prenotato quel treno, a dimostrazione del fatto che problemi reali non ce n’erano. Sennonché, per aggiungere il danno alla beffa, quando ci sono salita ho scoperto che… c’era proprio il posto carrozzina! Cioè, era addirittura un treno attrezzato, solo che non lo sapeva nessuno».
In altre parole, ti stavano negando l’accesso a un treno… che aveva pure la carrozza per disabili? Ovvero il fatto che esisterebbero treni attrezzati “fantasma”, circolanti senza che le Sale Blu ne siano informate?
«Così sembra. Ma questa è una cosa che mi capita spesso: quando prendo i treni cosiddetti “non attrezzati”, in realtà a volte la carrozza per disabili c’è lo stesso. E le Sale Blu non hanno questa informazione».
Ma com’è possibile che alcuni operatori ti facciano salire sui treni non attrezzati, mentre altri no? È una decisione arbitraria?
«Penso che abbiano direttive contrastanti o non chiare. Su questo mi piacerebbe ricevere una risposta da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), per fare chiarezza, con gli utenti e con le Sale Blu, sull’uso dei treni non attrezzati. Alcuni operatori sono spaventati, ti dicono: “Se le prenoto un treno e poi lei non riesce a salire, mi licenziano!”. Ma vorrei ricordare che anche negare un servizio senza una fondata ragione è un atto grave e discriminatorio».
Hai sporto reclamo?
«Una volta l’ho fatto e sono stata contattata da un responsabile, credo, che si è profuso in ampie scuse, confermandomi che avevo diritto a prendere anche un treno non attrezzato, avendo una carrozzina pieghevole. Purtroppo le scuse sono servite a poco: ironia della sorte, infatti, dopo qualche tempo ho cercato di prenotare esattamente lo stesso treno e… mi è successa la stessa cosa! Prenotazione negata, perché “il treno non era attrezzato”. Stavolta però avevo l’indirizzo e-mail di quel responsabile, gliel’ho segnalato direttamente e, come per magia, il rifiuto della Sala Blu si è subito trasformato in una prenotazione effettuata… Naturalmente, come prevedevo, non c’erano ostacoli e sono riuscita a viaggiare tranquillamente».
Praticamente un treno “impossibile da prenotare” per un operatore di Sala Blu diventa prenotabile per un altro. Ma come dovrebbero regolarsi gli utenti? Di fronte a una risposta negativa della Sala Blu, uno pensa che non sia proprio possibile e rinuncia al viaggio…
«È questo che fa più rabbia: chissà quante persone con disabilità, magari un po’ meno “esperte”, rinunciano o cambiano treno, solo perché ricevono questo tipo di risposta e si fermano lì, fidandosi. Purtroppo a volte è necessario avere chiari i propri diritti e insistere. Quando mi capita, devo ribadire all’operatore che riesco a spostarmi su un posto normale ed eventualmente cito la Carta dei Servizi. Ecco allora che qui, di solito, viene tirato in ballo il “minaccioso corrimano centrale”…».
Il “minaccioso corrimano centrale”?
«Sì, è un po’ il “mostro di Loch Ness” delle Sale Blu: aleggia, viene nominato, ma non si sa bene se c’è né dove sia. Praticamente, se le porte del treno hanno questo corrimano nel mezzo, la pedana dell’elevatore non ci passa, per cui risulta in effetti impossibile salire sul treno con la carrozzina».
In effetti questo sembra un problema oggettivo…
«Certo, il fatto è che la presenza del corrimano non è indicata da nessuna parte. Capita che le Sale Blu in prima battuta ti neghino il viaggio perché “temono” che ci sia, ma non è che lo sappiano per certo: infatti, poi, se insisti, viene fuori che non c’era. Talvolta riescono a verificarlo nei modi più improbabili: recentemente, ad esempio, mi hanno chiesto di attendere qualche ora perché il treno si trovava in un’altra città, per cui dovevano aspettare che tornasse in quella stazione per mandare un operatore a vedere com’era fatto».
Quindi nel 2016 bisogna aspettare di andare a vedere il treno di persona per sapere com’è composto? Al limite non si poteva telefonare al capotreno?
«Forse. Ma il punto è che si dovrebbe creare un sistema più organizzato e trasparente, in cui le informazioni siano a disposizione delle Sale Blu, così come degli utenti. Altrimenti questioni come quella del “corrimano centrale” appaiono all’utente come il “jolly” che la Sala Blu può “giocarsi” per negare un servizio, senza che il cittadino abbia strumenti per sapere se l’ostacolo c’è per davvero o se ha avuto la sfortuna di beccare l’operatore sbagliato».
Ma questo corrimano, poi, non si potrebbe semplicemente rimuovere?
«Secondo me si potrebbero fare molte cose per riadattare l’esistente. Non si può puntare solo sulla sostituzione completa dei vecchi treni, prevedibile per il “duemilamai”! Noi, infatti, nel frattempo dobbiamo vivere, lavorare, innamorarci e per fare tutto questo viaggiare serve. Mi chiedo sempre, ad esempio, perché non sia ancora stato adottato il semplice sistema in uso negli aerei: fornire una sedia a ruote stretta, sulla quale la persona può essere trasportata fino al suo posto anche su un treno non attrezzato. Non sarebbe una panacea, ma amplierebbe le possibilità per tanti».
Un sistema informativo più efficace e piccoli accorgimenti pratici. Possibile che Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana non ci abbiano già pensato?
«Non so se ci hanno pensato, di certo c’è ancora molto da lavorare. Forse manca loro un bravo disability manager. Credo però che anche noi utenti abbiamo un ruolo importante: dobbiamo smetterla di dare per scontati certi disservizi, e riconoscerli invece per quello che sono, cioè discriminazioni. Un reclamo – che è un primo passo per rendere consapevole l’azienda – andrebbe fatto sempre, si fa un favore anche a loro segnalando ciò che non va».
Eppure hai provato sulla tua pelle che un semplice reclamo spesso non basta a cambiare le cose, anche quando “ti danno ragione”!
«Vero. Mi pare quindi ancora più efficace fare riferimento alla Legge 67/06 [“Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”, N.d.R.]: in pochi mesi e senza spese legali è possibile rendere accessibile una stazione, ottenere una rampa o il sostegno scolastico… e avere anche un indennizzo. Io l’ho fatto, come molti altri, e ho ottenuto risultati importanti in modo relativamente facile. A volte penso che se ogni persona con disabilità facesse un ricorso in tutti i casi in cui non può prendere un treno o un autobus inaccessibile, le ferrovie e le altre aziende capirebbero in fretta che discriminare le persone con disabilità non è conveniente».
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