In merito ai fatti di Avellino che hanno coinvolto l’inviato di Striscia la Notizia Luca Abete, al quale esprimiamo tutta la nostra solidarietà per l’aggressione subita, ferme restando le responsabilità sul comportamento del vicequestore Elio Iannuzzi, che andranno valutate e sanzionate dagli organi disciplinari competenti, non vogliamo stigmatizzare più di tanto la frase offensiva pronunciata dal Pubblico Ufficiale perché si commenta da sola [della vicenda si legga già ampiamente nel nostro giornale. Il vicequestore Iannuzzi, poi scusatosi pubblicamente, aveva apostrofato il giornalista di “Striscia la Notizia” con l’espressione “’sto mongoloide”!, N.d.R.]. Lo accomuniamo in questo ad autorevoli celebrità dello spettacolo, che hanno pronunciato la stessa frase in diretta televisiva nel corso di talk-show molto seguiti o durante programmi televisivi come Grande Fratello Vip.
Approfittiamo però del risalto della notizia per cercare di lanciare un messaggio culturale utile a superare stereotipi e luoghi comuni, che sono la causa dell’utilizzo del termine in senso dispregiativo, soprattutto tra i giovani, ma anche tra gli adulti, come in questo caso.
Il fatto che il Vicequestore non intendesse offendere le persone con sindrome di Down dando del “mongoloide” all’inviato di Striscia ci pare evidente, ma l’utilizzo di questo termine in modo così dispregiativo è sicuramente dovuto al fatto che il poliziotto non ha mai frequentato persone con questa sindrome e quindi sarebbe utile, ancor prima di altri provvedimenti, una sua “rieducazione al rispetto delle diversità”.
In questi casi, infatti, le scuse servono a poco o niente, ma quale formidabile segnale, culturalmente esemplare, sarebbe se il Vicequestore fosse “affidato” per un congruo periodo come operatore volontario all’associazione locale che si occupa di persone con sindrome di Down? Avrebbe così l’opportunità di conoscerle da vicino e di scoprire con sorpresa quanto siano diverse rispetto alla sua arcaica e distorta concezione di disabilità.