Avevamo un sogno: leggere tre righe, ascoltare la voce di qualcuno che dicesse pane al pane e cioè che il TFF (Torino Film Festival), la cui trentaquattresima edizione si è svolta dal 18 al 26 novembre nel capoluogo piemontese, non è una manifestazione da resa accessibile. E allora vogliamo dirlo noi e per farlo useremo un espediente, iniziare cioè allo stesso modo in cui altri hanno finito (anche questo, forse, è un effetto cinematografico).
Il richiamo, del resto, è stato irresistibile: infatti l’articolo pubblicato nelle pagine Cultura & Spettacolo della «Stampa» del 16 novembre scorso è veramente esemplare per molti motivi, ma procediamo: «In centro città le letterone con i colori del TFF sono scomparse, segnale inequivocabile che è terminata la full immersione con la settima arte»…
A questo punto ci chiediamo come si possa ritenere di prestare attenzione ai diritti delle persone con disabilità sensoriale, dichiarando in vari comunicati quanto qui di seguito: «Il Torino Film Festival, giunto alla sua trentaquattresima edizione, conferma la propria vocazione sociale, grazie alla resa accessibile di una proiezione del film di Gabriele Salvatores Nirvana». Ebbene: il 34° TFF ha presentato 158 lungometraggi, 17 medi e 38 corti, i film in concorso sono stati 15 da 13 diversi Paesi e per formare il programma sono stati visionati 400 film: film con resa accessibile: UNO!
Ci voleva lo staff di Chi l’ha visto? per scoprire qualche spettatore con disabilità sensoriale… Pensando poi ai film restaurati presentati durante il Festival e restando sempre in tema di restauri, ci viene in mente che come si fa per i “coccodrilli” nei cassetti, in attesa della scomparsa di qualche personaggio famoso, potevamo evitare di scrivere, bastava riprendere quanto detto alla fine del 2015 per la trentatreesima edizione del TFF su queste stesse pagine (Una proiezione accessibile su 200!): sembra scritto ora.
Una novità, per altro, c’è stata e non da poco, volendo. Il “direttore ospite” (Guest Director) Gabriele Salvatores ha dichiarato in un comunicato che «l’importante iniziativa del TFF e di Torino + Cultura Accessibile è un atto di civiltà, che rende fruibili i film, e i prodotti audiovisivi in genere, alle persone che soffrono cronicamente o temporaneamente di problemi uditivi, visivi, cognitivi e di alfabetizzazione. Non solo, ma allarga anche il pubblico, aumentando la fruizione della cultura, e in particolare del cinema, del quale tutti noi sosteniamo e valorizziamo, oltre agli aspetti artistici, anche quelli educativi, di crescita e formazione». Chissà, sarà per questo che l’articolo a cui prima abbiamo “rubato” il finale si intitolava Il “Nirvana” di Salvatores cambia per conquistare più spettatori?…
Ma non si parlava di diritto all’accessibilità? E in tempi di nuova Legge sul cinema e di applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, l’“atto di civiltà” vale solo il sabato 26 novembre alle ore 14,30, ossia quando è stato proiettato il film di Salvatores?
Come APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare) siamo estremamente grati e riconoscenti per l’impegno in questo àmbito della Fondazione Carlo Molo, di Sub-Ti Access e del programma Torino + Cultura Accessibile, con il quale collaboriamo e siamo partner per iniziative sull’accessibilità e continueremo a farlo se coinvolti. Ma al tempo stesso invitiamo a riflettere su un cambio di passo, una nuova modalità affinché il Torino Film Festival, gli Enti collegati e tutta la filiera della produzione culturale (e non solo) si assumano realmente le responsabilità verso la resa accessibile per tutti, senza mostrare “coccardine per le allodole”, ovvero non “per conquistare”, ma per non negare diritti.
Cittadino con disabilità uditiva. Presidente dell’APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare).
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