Sono otto su nove le Deleghe della Legge sulla Buona Scuola (Legge 107/15), approvate ai sensi del comma 181 della stessa, da parte del Consiglio dei Ministri. In particolare, esse riguardano: inclusione scolastica; cultura umanistica; diritto allo studio; formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado; istruzione professionale; scuole italiane all’estero; sistema integrato di istruzione dalla nascita fino a sei anni; valutazione, certificazione delle competenze ed Esami di Stato. I provvedimenti andranno ora in Conferenza Unificata per l’apposito parere e alle competenti Commissioni Parlamentari.
Naturalmente, per le Associazioni di e per disabili e per le loro famiglie, uno dei tasselli più qualificanti delle Deleghe della Buona Scuola è costituito dall’intervento sul sostegno, che prevede un cambiamento significativo nell’inclusione degli alunni/studenti con disabilità nel sistema educativo italiano. In attesa del testo approvato a Palazzo Chigi, riassumiamo in sintesi quanto prodotto il 14 gennaio dal Consiglio dei Ministri, rispetto appunto alla delega sul sostegno didattico.
In sostanza, il Decreto aggiorna, riorganizza e razionalizza i provvedimenti vigenti in materia, tenendo conto della nuova prospettiva nazionale e internazionale dell’inclusione scolastica, riconosciuta quale identità culturale, educativa e progettuale del sistema di istruzione e formazione in Italia. Il testo chiarisce chi siano i beneficiari di specifiche misure di inclusione scolastica, peculiari per i minori con disabilità. Viene previsto che, ove siano presenti studenti con disabilità certificate, le sezioni per la scuola dell’infanzia e le classi prime per ciascun grado di istruzione non abbiano più di ventidue alunni, fermo restando il numero minimo di alunni e studenti per classe previsto dalla normativa vigente.
Le linee guida del Decreto puntano inoltre a una semplificazione e snellimento delle pratiche burocratiche, a una maggiore continuità didattica – si prevede quindi un incremento, probabilmente fino a dieci anni, della permanenza sul sostegno per i neo-assunti prima di chiedere il passaggio su insegnamento curricolare -, a una formazione specifica del personale docente e della comunità scolastica e alla costruzione di un progetto di vita che coinvolga più attori della società che collaborano in rete.
Inoltre, sottolineano da Viale di Trastevere [sede romana del Ministero dell’Istruzione, N.d.R.], «non sarà solo la gravità della disabilità a determinare le risposte offerte dagli alunni: si cercherà di determinare in senso più ampio i loro bisogni». Questo significa che l’attività di presa in carico degli alunni sarà maggiormente condivisa: la scuola, cioè, fornirà al nuovo Gruppo di Inclusione Territoriale (GIT) il Piano Annuale di inclusione (PAI), la valutazione diagnostico-funzionale e il progetto individuale per l’alunno, che costituiranno la base delle richieste all’Ufficio Scolastico Regionale.
A Delega approvata, poi, gli insegnanti di sostegno saranno «più preparati, con l’obbligo di 120 crediti formativi universitari sull’inclusione scolastica [oggi sono 60, N.d.A.] per tutti i gradi di istruzione, 60 prima del percorso di specializzazione e 60 durante». Inoltre, «tutti i futuri docenti avranno nel loro percorso di formazione iniziale materie che riguardano le metodologie per l’inclusione e ci sarà una specifica formazione anche per il personale della scuola, ATA compresi [per ATA si intende il personale Ausiliario, Tecnico, Amministrativo, N.d.R.]». Ne consegue, dunque, che i corsi di specializzazione sul sostegno diventeranno più impegnativi, oltre che specifici rispetto al panorama delle tante disabilità presenti.
In definitiva, anche se tale testo le nostre Associazioni non lo hanno mai avuto tra le mani e anche se ad oggi (ma la speranza è l’ultima a morire), nessuno del Ministero si è ancora preso la briga di convocarci per una seria consultazione e un confronto diretto su di esso, la Delega sull’Inclusione Scolastica partorita dal Governo sembra abbastanza condivisibile, in quanto fa perno su quattro aspetti principali da sempre rivendicati dalle organizzazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari, vale a dire:
° formazione adeguata e specifica sulle diverse disabilità degli insegnanti e continuità didattica;
° garanzia dei diritti degli alunni;
° migliore organizzazione territoriale e del “contesto”;
° rapporti con le famiglie
Si tratta, infatti, di quattro punti cardine che, non dimentichiamolo, traggono origine dalla ben nota Proposta di Legge n. 2444, presentata da FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in seguito all’emanazione del DPR (Decreto del Presidente della Repubblica) del 4 ottobre 2013, con il quale era stato approvato dal Governo il Programma d’Azione Biennale per l’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Ritornando all’attuale Delega sull’inclusione scolastica, per esaminare il Decreto le Commissioni Parlamentari avranno a disposizione esattamente sessanta giorni a partire dal momento in cui i testi dei provvedimenti verranno consegnati ai Presidenti delle Commissioni stesse (si presume che questo possa avvenire durante questa stessa settimana). Scaduti i sessanta giorni, il Governo sarà autorizzato ad emanare i testi definitivi dei decreti, anche senza il parere di Deputati e Senatori. E tuttavia, per esaminare un Decreto particolarmente delicato e complesso come quello sulla riforma del sostegno didattico, ritengo ci vorranno tempo e attenzione, non escludendo, quindi, che i sessanta giorni risultino davvero pochi. La stessa ministra Valeria Fedeli, per parte sua, ha già dichiarato che i Decreti approvati nei giorni scorsi dall’Esecutivo sono solamente delle «bozze molto provvisorie» e che adesso bisognerà aprire «un’ampia campagna di ascolto».
A questo punto, allora, sorge spontanea una domanda: considerato che quella sulla riforma dell’inclusione scolastica è ancora una «bozza molto provvisoria», perché si è perso così tanto tempo nell’ascoltare le Associazioni di e per le persone con disabilità e le loro famiglie e lo si promette di fare soltanto dopo aver già adottato il Decreto Attuativo?
Di tutta questa storia, a mio modesto avviso, un fatto è assolutamente evidente e chiaro, e su di esso non potremo transigere: Le persone con disabilità visiva, come credo tutte le organizzazioni di e per persone con disabilità e le loro famiglie, d’ora in poi non potranno più accettare che il Governo proceda sulla riforma dell’inclusione scolastica senza di loro e senza tenere conto del loro punto di vista. Non ci si può infatti dimenticare in un baleno del ruolo decisivo e centrale che, da quarant’anni a questa parte, il mondo delle persone con disabilità, i loro genitori e soprattutto gli stessi insegnanti per il sostegno hanno avuto nella vittoria della “via inclusiva” nel sistema scolastico italiano.
E poi, nel merito, ci sono aspetti su cui dobbiamo necessariamente “chiarirci” con il Ministero. La ministra Fedeli ha definito la Delega sul sostegno «una delle parti più innovative e significative della Buona Scuola». Ma perché ciò avvenga efficacemente, occorrerà dare corso a un confronto concreto e fattivo con le Federazioni FAND e FISH, con gli alunni/studenti con disabilità, con i loro genitori e con i docenti per il sostegno. Con loro e soltanto con loro, quindi, il Ministero dovrà apportare le modifiche finali al testo della Delega sull’inclusione scolastica.
Il nostro auspicio, pertanto, è che oggi cominci un percorso diverso rispetto al recente passato, che rappresenti finalmente il punto di partenza di un coinvolgimento diretto e più strategico e di un dialogo costruttivo con chi, come noi, i problemi del sostegno didattico li vive quotidianamente, nell’unico interesse dell’inclusione dei giovani che a noi fanno riferimento.
Avere dato il primo via libera in Consiglio dei Ministri non significa pensare che il testo sia chiuso. Adesso, infatti, la ministra Fedeli dovrà adoperarsi in tutti i modi perché nelle Commissioni Parlamentari vengano ascoltate in audizione anche e soprattutto le istanze degli allievi con disabilità e delle loro famiglie. Soltanto così il testo finale del Decreto Attuativo della riforma del sostegno sarà frutto della massima condivisione possibile.
Nel corso di un’intervista a «RaiNews24», Fedeli ha affermato che «è stato importante, a due giorni dalla scadenza, avere questa Delega», ma, a parere di chi scrive, altrettanto importante è che ora parta un ascolto “vero” di tutti i soggetti che vivono nella comunità scolastica, e in particolar modo delle associazioni di e per disabili, dei loro genitori e degli insegnanti per il sostegno.
Scriveva il filosofo Feuerbach: «Non c’è un “io” e non c’è un “tu”, ma solo un “noi”». Ecco, se il Ministero non investirà realmente e adeguatamente sugli alunni/studenti con disabilità, sulle loro famiglie e sui docenti specializzati e se non costruirà con loro un effettivo ed efficace clima di condivisione e collaborazione, potrà varare anche decine di riforme sul sostegno, ma faticherà sempre a creare le condizioni affinché vi sia un’inclusione di qualità per tutti e per ciascuno.
Direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti); direttorescientifico@irifor.eu.
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