È scomparso all’età di 90 anni il grande pittore bolognese Wolfango Peretti Poggi, meglio noto semplicemente come Wolfango, autore di tanti grandi dipinti, alcuni dei quali visibili anche in luoghi pubblici del capoluogo emiliano, come il famoso Cassetto esposto a Palazzo d’Accursio, sede del Comune.
Ma tra le tante opere di questo artista, ve n’è anche una molto speciale, della quale il nostro giornale ha avuto modo di occuparsi, vale a dire quell’Allegoria del coma situata all’ingresso della Casa dei Risvegli Luca De Nigris (e allo stesso Luca De Nigris dedicata), l’innovativo centro di riabilitazione e ricerca dell’Azienda USL, voluto dall’Associazione degli Amici di Luca, oltreché sostenuto e condiviso dal Comune di Bologna, che si rivolge ormai da molti anni a persone con esiti di coma e stato vegetativo, basandosi su una filosofia di cura che valorizza il ruolo della famiglia.
Ben volentieri, dunque, affidiamo a Fulvio De Nigris, direttore del Centro Studi per la Ricerca sul Coma della Casa dei Risvegli e padre di Luca, il commosso ricordo di Wolfango.
La pittura può essere terapeutica, specialmente quando racconta il dolore. Quella di Wolfango sicuramente lo è. Quando ci incontrammo per un’opera che raccontasse il coma attraverso l’esperienza vissuta da mio figlio Luca, non sapevo ancora quanto bene mi avrebbe provocato.
Il talento, la saggezza, la generosità di questo artista ha permesso che in una struttura come la Casa dei Risvegli Luca De Nigris l’arte sia entrata, attraverso L’allegoria del coma da lui donata, per costituire un momento di raccordo con la città, un modo illuminante di vivere il disagio, la malattia, per dire: questo non è un luogo diverso, questo è un luogo della famiglia, un posto della città.
Il mio dolore per la perdita di un figlio un po’ si acquietava in quegli incontri nella sua casa/studio, seduti su quegli scranni da chiesa, mentre lui pazientemente mi ascoltava, quasi mi confessava e dai suoi occhi vedevo che l’opera stava nascendo. Lo vedevo, lo sapevo, nel momento in cui mi chiedeva se conoscevo l’anamorfismo, quando prendeva un libro per farmi vedere gli studi su questa particolarissima tecnica poco usata nel mondo, quasi nulla da noi.
Mentre me ne parlava, mi citava il quadro degli Ambasciatori di Hans Holbein il Giovane alla National Gallery di Londra, in una parete troppo angusta, troppo corta, per permettere la ricostruzione dell’immagine anamorfica. Capivo che la sua idea era chiara, per come mi chiedeva materiali, oggetti, foto, scritti di Luca. E per quanti materiali io gli abbia portati, lui in realtà non ne ha usato nessuno. O per lo meno, giustamente, non li ha usati nella sua forma rappresentativa, ma li ha interpretati nella loro essenza, nelle loro evocazioni, per un’opera che lo ha impegnato per lungo tempo, mentre la Casa dei Risvegli Luca De Nigris si costruiva.
Sono veramente molto orgoglioso che un artista così importante, così sensibile, abbia realizzato questa Allegoria del coma che rappresenta anche Luca, che non si vede se non da un certo punto della scala. Quella stessa scala dalla quale mi guardo indietro a vedere il volto di Luca e la grandezza di Wolfango.