Anche quest’anno l’8 Marzo mi ha fatto pensare a donne che ho incontrato, speciali e straordinarie. Non tanto forse da avere una via intitolata a loro, ma abbastanza da avermi insegnato qualcosa di bello. E non parlo solo di persone che non ci sono più, almeno nel mondo terrestre, ma anche di compagne della mia vita che ancora mi stanno a fianco e mi danno esempi importanti.
Ricordo Nadia, la moglie di Franco Bomprezzi, una donna con le ruote, affascinante, raffinata, estremamente femminile e piena di vita. Io allora ero una studentessa tutta presa dai libri, per niente attenta al mio aspetto, anzi, un po’ troppo sportiva… Il suo esempio mi ha insegnato che potevo piacere, che potevo mettere in luce il mio essere sessuata.
Più tardi ho incontrato Maria Grazia con la sua determinazione nel voler consacrare la propria vita a Dio e le tante sconfitte perché una religiosa in carrozzina non si era mai vista! Poi ce l’ha fatta ed è stata accompagnata in questa scelta da altre donne, che come lei hanno voluto consacrarsi al Signore.
Un incontro speciale è stato quello con Martina, lei le ruote non le aveva, copriva le protesi acustiche con dei bei capelli neri e ora si occupa a tempo pieno dei diritti delle persone con disabilità, delle loro potenzialità, della bellezza che possono esprimere.
Una compagna di sempre, Tiziana, con la poliomielite al braccio e una difficoltà iniziale a mettersi in gioco, una fragilità derivante da limiti invisibili. Ora aiuta nel gruppo Caritas, si occupa dei bambini che hanno bisogno di uno spazio per fare i compiti e della madre che è anziana.
Ferdy, ai tempi delle macchine da scrivere, con estrema pazienza e tanta fantasia, creava figure come ricami, rispecchiavano la sua gioia di vivere. Quando ridevamo, perché capivo le cose più strane, e gliele dicevo, faceva una gran fatica a parlare.
Più di recente, ma non poi tanto, giovani donne, dagli occhi a mandorla, che interpretano meravigliosamente, attraverso i loro corpi in movimento e i loro volti espressivi, lo svolgersi di una fiaba.
Tutte persone speciali che si potrebbero conoscere anche oggi, ma che non sappiamo guardare, a causa dei nostri pregiudizi.