Non “casi medici”, ma esseri umani

Con la sua organizzazione Positive Exposure, il noto fotografo americano Rick Guidotti - che una quindicina di anni fa ha lasciato il mondo della moda - offre l’opportunità alla società di vedere le persone con patologie genetiche non come “casi medici”, ma come esseri umani, che affrontano le proprie sfide nella vita. E questa filosofia è anche alla base della sua mostra in corso a Napoli fino al 26 marzo, intitolata “Change how you see, see how you change”, curata dall’Associazione Parent Project e che dà grande spazio a bambini e ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne

Locandina della mostra di Napoli di Rick GuidottiFino al 26 marzo il Museo PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) ospiterà la mostra del pluripremiato fotografo americano Rick Guidotti, intitolata Change how you see, see how you change (letteralmente “Cambia come vedi, vedi come cambi”), curata da Parent Project, la nota Associazione di genitori con figli affetti da distrofia muscolare di Duchenne e Becker, che nei mesi scorsi ha festeggiato il proprio ventennale. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e si avvale del patrocinio della Città Metropolitana di Napoli e della Regione Campania.

«Dopo una lunga carriera ricca di importanti collaborazioni e numerosi riconoscimenti internazionali – spiegano da Parent Project -, quindici anni fa Rick Guidotti ha lasciato il mondo della moda, scegliendo di utilizzare le arti visive per sfidare lo stigma sociale, spinto dal desiderio di stimolare un forte cambiamento nell’atteggiamento della società verso le persone che convivono con patologie genetiche. A tal proposito, il fotografo ha fondato e dirige Positive Exposure, innovativa organizzazione non profit che si occupa di arte, educazione e advocacy (tutela legale), la cui ottica è quella di offrire l’opportunità alla società di vedere i protagonisti degli scatti con uno sguardo nuovo: non come “casi medici”, ma come esseri umani, che affrontano le proprie sfide nella vita».

«Change how you see, see how you change è il motto stesso di Positive Exposure», ha raccontato Guidotti in un’intervista rilasciata a suo tempo, sottolineando come «non sia solo una comunità a cambiare quando impara a vedere la bellezza nella diversità, cambia anche il modo in cui ciascuno vede se stesso. Si tratta infatti di una dinamica riflessiva, in base alla quale, mentre l’osservatore si immerge nella rappresentazione, è egli stesso a cambiare il proprio sguardo su di sé e sul mondo che lo circonda».
«Da questa filosofia – concludono da Parent Project – nasce dunque la mostra dallo stesso nome, rivolta a sfidare le convenzioni sociali, ridefinendo l’idea di bellezza e rivoluzionando lo sguardo del pubblico sull’idea di diversità attraverso i volti di bambini e ragazzi di vari Paesi del mondo, che convivono con disturbi e patologie genetiche. Cuore dell’esposizione sono per altro gli scatti di bambini e ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne».

Da segnalare che, fatto ulteriormente significativo, l’iniziativa è stata esplicitamente promossa “contro il ‘sistema’ della camorra”. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Elena Poletti (e.poletti@parentproject.it).

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