I LEA Sanitari (Livelli Essenziali di Assistenza) pubblicati in in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo scorso (Decreto del Presidente del Consiglio-DPCM del 12 gennaio 2017) sono ben lontani dall’essere esaustivi ed applicabili. Per talune patologie, anzi, sono addirittura peggiorativi, infatti:
° Per i malati oncologici non è previsto nel post operatorio e nel decorso della malattia alcun percorso riabilitativo mirato, da patologia a patologia (laringectomizzati, tumore alla prostata, stomizzati ecc.).
° Nell’istituenda Commissione per il monitoraggio dei LEA non è prevista alcuna rappresentanza dei Cittadini (ad esempio di organizzazioni come la FAVO-Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia; la FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap; la FAIP-Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici; Cittadinanzattiva; Federanziani Senior). Ciò in aperta contraddizione con quanto scritto nel Patto per la Salute (articolo 26), approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, che prevede la partecipazione delle Associazioni alle scelte socio-sanitarie. Ma questo non accade, anzi il Patto viene sconfessato clamorosamente dal Ministero.
° I LEA sono stati elaborati col fine di allargare il numero dei potenziali fruitori/patologie, di contro, “risparmio a tutti i costi”. Del resto è noto a tutti che gli 800 milioni di euro stanziati dal Governo sono del tutto insufficienti e di questo la Conferenza Stato Regioni in diverse occasioni si è lamentata.
° Sui dispositivi medici per persone incontinenti e stomizzate (pannoloni, cateteri, sacche e placche) non esiste più la libera scelta e gli addetti ai lavori (medici e infermieri) sanno bene le gravi conseguenze igieniche, relazionali e dermatologiche derivanti da tale decisione.
Inoltre, è doveroso sapere che non tutti i pazienti possono fruire dell’identico dispositivo medico (stomia e cateteri) e non è affatto vero che le persone colostomizzate con ernia peristomale o prolasso non possano irrigarsi.
° Nei LEA, per le persone incontinenti, stomizzate, non è più precisato se serva o meno il riconoscimento dell’invalidità civile, come previsto nell’ex Decreto Ministeriale 332/99 (con successive modifiche). Infatti, col vecchio Nomenclatore Tariffario bastava una semplice prescrizione specialistica per ottenere una sacca, un catetere o un pannolone. Inoltre, tali dispositivi si ottenevano entro cinque giorni lavorativi, poiché vitali.
° Per i pannoloni, stranamente, sono spariti gli standard d’assorbenza e di conseguenza ogni azienda di settore è libera di fornire quello che crede e come meglio crede, e, si badi bene, parliamo di oltre 362 milioni di euro all’anno (oltre all’IVA e ai costi della filiera).
Una minore assorbenza comporta un maggior consumo di pannoloni e di conseguenza un maggior danno ambientale. Le continue vessazioni da parte di Regioni, Centrali d’acquisto e ASL in materia di dispositivi medici (sacche, placche, cateteri, irrigatori, pannoloni, traverse ecc.) violano il nuovo codice degli appalti pubblici, codice che dopo quarant’anni pone la “qualità” al primo posto. È da evidenziare infine che con le gare d’appalto è oggi fondato il rischio di un monopolio nazionale.
Che dire poi della violazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (articolo 26), in materia di qualità delle protesi motorie e dei dispositivi medici?
° È molto grave che sulle protesi motorie e sui dispositivi medici non sia previsto il “Diritto” ad un “Audit Civico” gratuito (articolo 26 del già citato Patto per la Salute, sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio e dalla Conferenza Stato Regioni). Audit da effettuarsi in modo anonimo o meno, dalla Cittadinanza e/o dalle Associazioni di categoria accreditate ai Comitati Consultivi Misti dalle Aziende Sanitarie Locali o delle Centrali Acquisto. L’Audit dev’essere posto anche a carico delle Centrali Acquisto Regionali e della CONSIP [Centrale Acquisti della Pubblica Amministrazione, N.d.R.].
Concludendo, le Organizzazioni firmatarie denunciano le gravi conseguenze dettate dall’applicazione dei LEA e si ritengono mobilitate sotto ogni aspetto e àmbito. È evidente infatti che i LEA pubblicati in Gazzetta Ufficiale, in molteplici settori hanno un fine di sola facciata e, di conseguenza, all’applicazione seguirà il caos, e in quasi tutte le patologie saranno in molti a rinunciare alla cura e prevenzione.
Noi vigileremo “uniti come non mai”, tutelando il dettato Costituzionale, il diritto alla salute e alla riabilitazione.