Si chiama terapia mediata dai genitori ed è una tecnica di Parent Coaching (“coordinamento dei genitori”) che consente ai genitori di interagire nel modo più efficace possibile con il figlio autistico. Durante le sedute, è coinvolto anche il bimbo e il beneficio si riverbera su tutto il nucleo familiare.
Di ciò si parlerà domani, giovedì 30 marzo, a Roma (Auditorium San Paolo, Viale Baldelli, 38, 0re 9), nel corso dell’incontro di formazione intitolato Nuovi LEA e autismo: la sfida del trattamento precoce, organizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in collaborazione con l’IRCCS Stella Maris di Calambrone (Pisa), l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto ReTe (Ricerca e Terapia in Età Evolutiva) e l’AIRA (Associazione Italiana Ricerca Autismo), in occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo del 2 aprile.
«I disturbi dello spettro autistico – spiegano i promotori dell’evento – sono caratterizzati da un’organizzazione atipica di alcune aree del cervello che si manifesta in età precoce, tra i 18 e i 36 mesi. Hanno una prevalenza, secondo alcuni studi, di 1 ogni 68 bambini. In Italia è un fenomeno che riguarda circa mezzo milione di famiglie. Le persone autistiche presentano, in generale, una difficoltà nelle interazioni sociali reciproche e nella comunicazione, oltre a una particolare attenzione per alcuni stimoli sensoriali e a una predisposizione verso comportamenti ripetitivi e routine rigide. Non esiste una cura che consenta di guarire dall’autismo, ma esistono trattamenti riabilitativi, come il Parent Training, che migliorano significativamente la sintomatologia e la qualità di vita. Con questa espressione, in particolare, ci si riferisce a due tipologie distinte di intervento: il sostegno genitoriale, ove il bambino non partecipa agli incontri tra genitori e terapeuta, e appunto la terapia mediata dai genitori».
«Spesso – dichiara in tal senso Stefano Vicari, responsabile della Neuropsichiatria Infantile all’Ospedale Bambino Gesù di Roma – si parla di Parent Training in maniera indistinta. Oggi si sa che gli interventi di sostegno genitoriale aiutano i genitori, ma non ci sono prove che aiutino anche il bambino. Per quanto riguarda la terapia mediata, invece, iniziano a esserci dati in letteratura scientifica che ne attestano l’efficacia non solo sui genitori, ma soprattutto sul bambino».
Al Bambino Gesù, infatti, si svolge una “terapia cooperativa mediata dai genitori” rivolta a tutto il nucleo familiare, con il coinvolgimento del bimbo a partire dall’età prescolare. Il percorso dura sei mesi e inizia con una seduta a settimana, finendo con una cadenza mensile, all’insegna di un trattamento che consente di costruire, in un arco limitato di tempo, un’interazione tra genitori e figlio, favorendo lo sviluppo delle competenze sociali e comunicative nel bambino, aumentando il senso di autoefficacia dei genitori e riducendo lo stress.
«La terapia mediata dai genitori – aggiunge Giovanni Valeri, neuropsichiatra infantile sempre al Bambino di Roma Gesù – aiuta il bambino a raggiungere quelle 20/25 ore di occasioni di apprendimento a settimana che sono la quantità necessaria, soprattutto in età prescolare, affinché i miglioramenti della condizione siano significativi e duraturi nel tempo. Un elemento che, anche alla luce dell’inserimento dell’autismo nei nuovi LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.], ne potrebbe aumentare la sostenibilità economica, oltre che l’efficacia». (S.B.)
È disponibile il programma completo dell’incontro di Roma. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@opbg.net.