È stato presentato in questi giorni il Rapporto Osservasalute 2016, elaborato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ogni anno fornisce appunto un’analisi dello stato di salute degli italiani e della qualità dell’assistenza sanitaria a livello regionale. Tra gli argomenti trattati annualmente, vi è anche il capitolo Disabilità, in cui vengono illustrati alcuni indicatori relativi allo stato di salute e all’accesso ai servizi sanitari delle persone con limitazioni funzionali.
Dall’analisi dei dati ISTAT, dunque, le condizioni di disabilità risultano fortemente associate a una peggiore percezione del proprio stato di salute e a una maggiore prevalenza di patologie cronico-degenerative, probabilmente connesse all’invecchiamento. Solo il 20,8% delle persone con limitazioni funzionali, infatti, dichiara di sentirsi bene o molto bene e il 53,1% di non sentirsi né bene né male. Ma il 26% dichiara invece di sentirsi male o molto male, laddove tale percentuale si attesta allo 0,6% tra le persone senza limitazioni funzionali.
Le Province Autonome di Bolzano e Trento sono quelle dove si calcolano le percentuali più alte di persone con disabilità che dichiarano di stare bene o molto bene (rispettivamente il 45,1% e il 36,3%); al contrario una peggiore percezione dello stato di salute (sentirsi male o molto male) si riscontra in Sardegna, Calabria, Sicilia e Puglia (rispettivamente 34,9%, 33,5%, 33,3% e 31,4%).
In linea con quanto ci si sarebbe aspettato, l’analisi rileva che le persone con limitazioni funzionali fanno un maggior ricorso ai servizi sanitari. Ma, soprattutto, ciò che emerge dallo studio è una situazione di maggiore difficoltà delle famiglie con persone con disabilità a soddisfare i bisogni sanitari per motivi economici. Gli indicatori considerati evidenziano infatti differenze notevoli tra persone con e senza limitazioni funzionali nell’accedere a una visita medica o a un trattamento terapeutico per ragioni economiche, nell’affrontare spese mediche, nel sottoporsi a cure odontoiatriche: indicatori che mostrano a livello nazionale uno scarto tra chi ha una limitazione funzionale e chi non ce l’ha, rispettivamente di circa 10, 11 e 14 punti percentuali.
Le condizioni peggiori si riscontrano nel Sud d’Italia, dove si calcolano quote di oltre il 15-20% di persone con limitazioni funzionali che dichiarano di aver dovuto rinunciare per motivi economici alle prestazioni sanitarie, alle cure e alle visite mediche di cui avevano bisogno.
Il Rapporto precisa che i dati non permettono di distinguere se si è rinunciato a un servizio dopo averne già usufruito prima o se lo si è fatto non avendone mai usufruito. In entrambi i casi, tuttavia, risulta evidente che la rinuncia ha riguardato un servizio ritenuto necessario dall’intervistato, rilevando così una condizione di iniquità nell’accesso alle cure, a svantaggio delle persone con disabilità.
Secondo gli estensori del Rapporto, per altro, le differenze osservate non sono tutte direttamente imputabili a differenze di reddito, giudicate non così ampie, quanto piuttosto alla «limitata capacità delle famiglie con persone con limitazioni nelle attività quotidiane di convertire il reddito in soddisfazione dei propri bisogni». Cionondimeno, è un dato ampiamente condiviso che la condizione di disabilità sia uno dei maggiori fattori di impoverimento delle famiglie.
Come evidenziato anche in un focus specifico, presente nel portale «Condicio.it», le difficoltà di accesso al mondo del lavoro, gli elevati costi sociosanitari, le carenze dei servizi pubblici, il sovraccarico per le famiglie che ricorrono al mercato di cura privato o rinunciano al lavoro per svolgere la funzione di caregiver, sono tutti fattori che incidono sul reddito familiare.
Di contro, però, disponiamo ancora di pochi dati, e non sistematici, per leggere tale fenomeno. In tal senso, l’ISTAT rileva che nel 2013 il 45,2% delle persone di 15 anni e più con limitazioni funzionali gravi e lievi, invalidità permanenti o malattie croniche gravi, giudica scarse o insufficienti le risorse economiche della famiglia, a fronte del 39,3% registrato nel complesso della popolazione residente. Percentuale che sale al 50,1% tra le persone con limitazioni funzionali gravi.
Dati più dettagliati sul fenomeno risalgono, invece, addirittura al 2010, quando secondo l’ISTAT il 24,7% delle persone con limitazioni gravi e il 19,7% dei non gravi vivevano una condizione di deprivazione materiale, a fronte del 14,2% delle persone senza limitazioni. Lo stesso si registrava nel caso della grave deprivazione, che interessava l’11,9% e l’8,6% delle persone con limitazioni gravi e non gravi, contro il 6,1% di chi non ha limitazioni.
Anche in questo caso, significative apparivano le sperequazioni territoriali: la percentuale degli individui con gravi limitazioni che vivevano in famiglie deprivate raggiungeva infatti il 38,6% nel Mezzogiorno, il 20,5% nel Centro e il 15,5% nel Nord, contro valori pari, rispettivamente, al 23%, 12,2% e 8,5% delle persone senza limitazioni.
Inoltre, il 47,9% delle famiglie con almeno una persona con disabilità dichiarava di non riuscire ad affrontare una spesa imprevista, contro il 32,3% delle famiglie senza membri disabili e nel 2009 il reddito netto familiare medio delle famiglie con almeno una persona con disabilità era stato pari, in Italia, a 31.660 euro, rispetto ai 40.698 euro delle famiglie senza persone con disabilità.